Veleni nel Volturno: condannato
​il patron di «Foreste» Gravante

Veleni nel Volturno: condannato il patron di «Foreste» Gravante
di Mary Liguori
Giovedì 4 Aprile 2019, 10:56
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Il verdetto è di quelli storici che fissano un punto fermo in una tesi che i pm casertani ricostruiscono da anni con esiti spesso tutt'altro che scontati. Quella scritta ieri a Palazzo di Giustizia di Santa Maria Capua Vetere è un verdetto che crea dibattito perché il condannato ha un nome eccellente, è infatti Giuseppe Gravante, e le sue aziende sono arcinote. «Foreste molisane», leader del settore lattario, sversava in un affluente del Volturno, a Gioia Sannitica, i liquami provenienti dagli allevamenti animali. Cinque anni con pensa sospesa ha disposto il tribunale, in sezione monocratico, giudice Elena Di Bartolomeo. Che a carico dell'imputato ha anche disposto la confisca delle aree oggetto degli sversamenti, le spese di ripristino dello stato dei luoghi e la bonifica. Una vittoria su tutta la linea per la Procura diretta da Maria Antonietta Troncone con in aula, a rappresentare la pubblica accusa, il sostituto procuratore Giacomo Urbano.

 

IL DISASTRO
Quando nel 2014 iniziarono gli scavi nel «regno» di Gravante, nella tenuta «Fossolagno-Compustella», sede dell'azienda zootecnica, saltò fuori di tutto. Rifiuti speciali pericolosi e non. Teli e bottiglie di plastica, ancora con l'etichetta «Foreste Molisane»,recipienti di vetro, carcasse di bovini, fusti di plastica. La tenuta è ampia 500 ettari, una superficie pari a 714 campi di calcio. Per la Procura lo scempio si produsse con le pressioni che Gravante esercitava sugli operai. Obbligari, secondo l'accusa, a interrare i rifiuti.
I TESTIMONI
«Diceva che non dovevamo mai parlare al telefono», ammise un ex dipendente agli inquirenti. E poi ricostruì il «sistema» Gravante. «Per disfarci dei liquami dei bovini si aspettava che piovesse perché in tal modo dalle vasche trasbordavano confluendo direttamente verso il fiume Volturno e si approfittava sempre della pioggia per svuotare la vasca». Il letame nel terreno veniva invece «seppellito tre volte l'anno grazie con delle pale meccaniche e grazie alla complicità degli operai. Nello stesso periodo in cui alle «Foreste Molisane» accadeva tutto questo, con gli animali che soffocavano nei loro stessi liquami, «Gravante riceveva un sussidio pubblico di 70 euro per il benessere di ciascun animale».
GLI ALTRI IMPUTATI
Condannati a otto mesi Vincenzo De Marco, Camillo Piteo, Maria Pascale, Biagio Mongillo e Nicola De Cristofaro. Assolti, invece, Vincenzo Maccariello, Antonio Liparulo, Mario De Cristofaro, Rinaldo Cocozza e Giancarlo Melillo. Sono gli ex dipendenti delle «Foreste».
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