Antonio Emanuele Piedimonte, Le 99 vie massoniche di Napoli: itinerario iniziatico e toponomastico

Dal principe alchimista Raimondo Di Sangro a Totò

Antonio Emanuele Piedimonte
Antonio Emanuele Piedimonte
di Ugo Cundari
Mercoledì 17 Gennaio 2024, 07:00 - Ultimo agg. 18:21
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Che Napoli sia una città dalla antica tradizione massonica, e prima ancora sede dei più antichi culti iniziatici egizi, si sa, così come è noto che in città furono fondate logge già pochi anni dopo l'inaugurazione della prima in assoluto, nel 1717 a Londra. Per la precisione, nel 1728, fu fondata dai fratelli napoletani la Perfetta Unione e dopo di allora ne nasceranno molte altre, ancora oggi attive. Nel corso dei secoli in tanti personaggi napoletani hanno fatto parte della massoneria, intesa non nel senso poi dilagante di chi vuole usare il potere per fini personali e cospiratori (Licio Gelli e la P2 insegnano) ma di quanti volevano ricercare la conoscenza attraverso lo studio condiviso con altri. I nomi sono di ogni genere, si va dal principe alchimista Raimondo Di Sangro a Totò, eletti a testimonial di un saggio singolare, Le 99 vie massoniche di Napoli (Sub Rosa, pagine 324, euro 28,50) del giornalista Antonio Emanuele Piedimonte che tra aneddoti ed excursus storici svela quante strade, vicoli, slarghi siano dedicati a uomini e imprese della libera muratoria. Un itinerario iniziatico e toponomastico che si estende dal lungomare agli Orefici, dal porto a Montesanto, dal Vomero a Fuorigrotta, da Scampia a San Pietro a Patierno, da Gianturco a Ponticelli, dove compaiono nomi di scienziati e letterati, avvocati e artisti, docenti e poeti, militari e studenti, politici e uomini di Chiesa, compresi alcuni vescovi, due re e una regina, perché ci furono anche maestre napoletane come Enrichetta e Giulia Caracciolo.

Tra le piazze più note e centrali di Napoli c'è quella dedicata al politico e docente di diritto Giovanni Bovio che, quando nel 1896 lo Stato varò leggi antimassoniche, disse: «La massoneria e un'istituzione universale quanto l'umanità e antica quanto la memoria.

Essa ha le sue primavere periodiche, perché da una parte custodisce le tradizioni e il rito che la legano ai secoli, dall'altra si mette all'avanguardia di ogni pensiero e cammina con la giovinezza del mondo». Altra piazza massonica è quella che celebra il giornalista Giovanni Amendola, vicino via Carducci. Amico di Croce, fu un fiero antifascista della prima ora. Massacrato da quindici camice nere nel 1925 morì in seguito alle ferite riportate nell'aggressione. Via Luigi Settembrini, che collega via Carbonara a via Duomo, ricorda il patriota liberale e antiborbonico iniziato giovanissimo in massoneria nella Loggia Figliuoli della Giovine Italia per poi divenire maestro venerabile della loggia La Libbia d'Oro. Alle sue battaglie si deve la costruzione della statua di Dante oggi posta nell'omonima piazza. Nel borgo dei Vergini alla Sanità, tra le varie stradine c'è via Pasquale Villari, che è stato un grande meridionalista e ha avuto incarichi politici di rilievo. Fu, tra 1897 e il 1913, vicepresidente del Senato. Alla Ferrovia il corso Arnaldo Lucci ricorda l'avvocato civilista che tra l'Ottocento e il Novecento si batté contro la camorra da consigliere comunale, provinciale e poi deputato socialista. Iniziato nel 1898, a 27 anni, alla prestigiosa loggia Losanna, fu grazie alle sue denunce che fu avviata l'inchiesta Saredo. Antifascista, cacciato dal parlamento dopo l'omicidio Matteotti, fu eletto vicepresidente della Consulta nazionale per la formazione dell'Assemblea costituente. 

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