Che Napoli sia una città dalla antica tradizione massonica, e prima ancora sede dei più antichi culti iniziatici egizi, si sa, così come è noto che in città furono fondate logge già pochi anni dopo l'inaugurazione della prima in assoluto, nel 1717 a Londra. Per la precisione, nel 1728, fu fondata dai fratelli napoletani la Perfetta Unione e dopo di allora ne nasceranno molte altre, ancora oggi attive. Nel corso dei secoli in tanti personaggi napoletani hanno fatto parte della massoneria, intesa non nel senso poi dilagante di chi vuole usare il potere per fini personali e cospiratori (Licio Gelli e la P2 insegnano) ma di quanti volevano ricercare la conoscenza attraverso lo studio condiviso con altri. I nomi sono di ogni genere, si va dal principe alchimista Raimondo Di Sangro a Totò, eletti a testimonial di un saggio singolare, Le 99 vie massoniche di Napoli (Sub Rosa, pagine 324, euro 28,50) del giornalista Antonio Emanuele Piedimonte che tra aneddoti ed excursus storici svela quante strade, vicoli, slarghi siano dedicati a uomini e imprese della libera muratoria. Un itinerario iniziatico e toponomastico che si estende dal lungomare agli Orefici, dal porto a Montesanto, dal Vomero a Fuorigrotta, da Scampia a San Pietro a Patierno, da Gianturco a Ponticelli, dove compaiono nomi di scienziati e letterati, avvocati e artisti, docenti e poeti, militari e studenti, politici e uomini di Chiesa, compresi alcuni vescovi, due re e una regina, perché ci furono anche maestre napoletane come Enrichetta e Giulia Caracciolo.
Tra le piazze più note e centrali di Napoli c'è quella dedicata al politico e docente di diritto Giovanni Bovio che, quando nel 1896 lo Stato varò leggi antimassoniche, disse: «La massoneria e un'istituzione universale quanto l'umanità e antica quanto la memoria.