Gianfranco Nappi, Frammenti di storia delle civiltà del grano e del pane nel Mediterraneo

«Questo libro raccoglie con coerenza e pazienza i frutti di appassionate ricerche condotte nel corso di molti anni»

Gianfranco Nappi
Gianfranco Nappi
di Antonio Menna
Martedì 21 Marzo 2023, 11:00
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C'è stato un momento nella terribile e interminabile guerra della Russia ai danni dell'Ucraina che si è improvvisamente parlato di grano, facendo fare a tutta la società occidentale un salto indietro nel tempo. Il rischio era che il granaio d'Europa, l'Ucraina appunto, non potesse fare uscire dal Paese la sua enorme produzione; la possibilità che la cosa si scaricasse in termini addirittura catastrofici su alcuni Paesi africani, che di quel grano avevano bisogno come unica fonte di sopravvivenza alimentare; il timore che il tutto producesse un effetto a catena di destabilizzazione generale. E nel contempo, chiara e improvvisa, al fronte di guerra più che a quello occidentale, è apparso il ruolo cruciale del Mediterraneo, delle rotte del mare, della potenza di chi le controlla, come Putin, come Erdogan, come i cinesi. Altro che armi e Internet: il potere è sembrato tornare all'antico. Il grano e il mare. Sulla centralità di questi due elementi, che hanno fatto il mondo e sembravano dimenticati, si è messo al lavoro Gianfranco Nappi, un passato da parlamentare (prima del Pci poi di Rifondazione comunista) e da esponente politico territoriale (assessore regionale all'Agricoltura, è stato anche segretario regionale dei Ds e componente dello staff di Bassolino in Regione Campania), un presente di studioso. Innanzitutto della storia del Pci e dei movimenti operai e studenteschi. Ma anche attento alle nuove domande che avanzano sui destini del mondo, con la vicinanza a Vandana Shiva, attivista e ambientalista indiana impegnata sulle nuove pratiche in agricoltura, la tutela della biodiversità e la lotta per una giustizia delle risorse naturali. Da tutto questo è nato il volume Frammenti di storia delle civiltà del grano e del pane nel Mediterraneo, pubblicato da Infinitimondi, che sarà presentato oggi alle 17.30 all'Istituto Italiano per gli studi filosofici di Napoli dall'autore con Carmine Nardone, Emma Buondonno, Luigi Mascilli Migliorini, e il coordinamento del giornalista Ottavio Ragone.

«Questo libro raccoglie con coerenza e pazienza i frutti di appassionate ricerche condotte nel corso di molti anni - scrive nella sua prefazione, Piero Bevilacqua -.

Il protagonista principale non è un leader di partito né un uomo di Stato ma il grano, questa pianta fondamentale che è stata per millenni alla base dell'alimentazione umana e della sua stessa possibilità di sopravvivenza. Il lettore potrà soddisfare la propria curiosità per pagine e pagine scoprendo i modi diversi con cui l'ingegno ha fatto i conti con questa quasi incomprensibile difficoltà: trasformare i duri granelli dei cereali in farina per farne pane e in genere alimento. Un passaggio di civiltà». Il libro di Nappi, scritto incrociando mirabilmente documenti storici, dati, notizie, con una prosa narrativa che si prende la libertà di andare avanti e indietro nelle epoche, è anche una storia di porti, di città di transito, di merci che viaggiano, di guerre, per un verso, e di relazioni diplomatiche ed economiche, per un altro verso. «Una storia lunga, questa del Mediterraneo e del grano dice l'autore -. Al grano mal si addicono i climi troppo spinti e così il Mediterraneo ne diventa lo spazio mediano con il deserto al Sud e i ghiacci al Nord. Spazio per il commercio, lo scambio e il trasporto. Il grano ha così rappresentato il principale prodotto portato in lungo e in largo nel Mediterraneo. Più del pesce, più delle spezie, ha rappresentato la base su cui tutti gli altri commerci hanno trovato solidità consentendo alle città mediterranee, dell'antichità come del medioevo, di crescere e prosperare. E al tempo stesso vedere le stesse città messe in un angolo se gli approvvigionamenti si interrompevano, vuoi per carestie che per guerre». Esattamente come avvenuto in questi mesi nel conflitto ucraino, e non a caso il porto di Odessa è uno dei primi a essere raccontato nel libro di Nappi, così immerso nella storia da parlare al presente e al futuro meglio di una cronaca. 

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