C'è stato un momento nella terribile e interminabile guerra della Russia ai danni dell'Ucraina che si è improvvisamente parlato di grano, facendo fare a tutta la società occidentale un salto indietro nel tempo. Il rischio era che il granaio d'Europa, l'Ucraina appunto, non potesse fare uscire dal Paese la sua enorme produzione; la possibilità che la cosa si scaricasse in termini addirittura catastrofici su alcuni Paesi africani, che di quel grano avevano bisogno come unica fonte di sopravvivenza alimentare; il timore che il tutto producesse un effetto a catena di destabilizzazione generale. E nel contempo, chiara e improvvisa, al fronte di guerra più che a quello occidentale, è apparso il ruolo cruciale del Mediterraneo, delle rotte del mare, della potenza di chi le controlla, come Putin, come Erdogan, come i cinesi. Altro che armi e Internet: il potere è sembrato tornare all'antico. Il grano e il mare. Sulla centralità di questi due elementi, che hanno fatto il mondo e sembravano dimenticati, si è messo al lavoro Gianfranco Nappi, un passato da parlamentare (prima del Pci poi di Rifondazione comunista) e da esponente politico territoriale (assessore regionale all'Agricoltura, è stato anche segretario regionale dei Ds e componente dello staff di Bassolino in Regione Campania), un presente di studioso. Innanzitutto della storia del Pci e dei movimenti operai e studenteschi. Ma anche attento alle nuove domande che avanzano sui destini del mondo, con la vicinanza a Vandana Shiva, attivista e ambientalista indiana impegnata sulle nuove pratiche in agricoltura, la tutela della biodiversità e la lotta per una giustizia delle risorse naturali. Da tutto questo è nato il volume Frammenti di storia delle civiltà del grano e del pane nel Mediterraneo, pubblicato da Infinitimondi, che sarà presentato oggi alle 17.30 all'Istituto Italiano per gli studi filosofici di Napoli dall'autore con Carmine Nardone, Emma Buondonno, Luigi Mascilli Migliorini, e il coordinamento del giornalista Ottavio Ragone.
«Questo libro raccoglie con coerenza e pazienza i frutti di appassionate ricerche condotte nel corso di molti anni - scrive nella sua prefazione, Piero Bevilacqua -.