Cosa hanno in comune una friggitoria, un allenatore di ragazzini e un calcio al razzismo? Un nome e un cognome: Igor Trocchia. Da Napoli - quartiere Ponticelli - si è trasferito con la famglia a Bergamo quando aveva appena 12 anni e da quel giorno ha deciso di voler seguire la sua passione: allenare i ragazzini. Ce l'ha fatta, ma è riuscito anche in un'altra impresa: diventare Cavaliere della Repubblica per aver ritirato la propria squadra da un torneo dopo che uno dei suoi ragazzi era stato vittima di razzismo. La storia di Igor Trocchia è diventata un romanzo, «Semplicemente eroi» (di Igor De Amici's e Paola Luciani per Einaudi ragazzi, 119 pagine, 10 euro) nel quale l'unico nome originale è quello dell'allenatore. «Poi ho scelto di dare tutti nomi inventati per non creare problemi ai ragazzi». Spiega.
Non è certamente un romanzo giallo, perché tutti sanno come è andata. «Ma come la vera scoperta è come è andata la storia. Perché quando faccio il percorso di autovalutazione dei ragazzi, il livello emozionale di ognuno di loro si esalta. Lì aiuto a pensare e a vivere la vita in maniera diversa. Secondo me è merito di questo percorso che mi hanno saputo dire “Sì andiamocene” quel giorno.
Oggi allena un'altra squadra, e soprattutto continua a lavorare nella sua friggitoria nei mercati. «Per fortuna posso farlo anche in zona rossa. Il pollo allo spiedo è la mia specialità», ma sempre dopo il buonsenso e il rispetto per il prossimo.