«Lucio Dalla. Il sogno di essere napoletano» al Mann: storia d'amore e di poesia

Napoli rende omaggio al napoletano ad honorem Lucio Dalla con una mostra al Mann

Napoli rende omaggio al napoletano ad honorem Lucio Dalla
Napoli rende omaggio al napoletano ad honorem Lucio Dalla
di Federico Vacalebre
Domenica 5 Marzo 2023, 09:00 - Ultimo agg. 6 Marzo, 07:11
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Qualcuno è più commosso degli altri: come Eugenio D'Andrea, che voleva fare il cantante, ma il suo futuro assistito gli spiegò che gli serviva piuttosto un avvocato, o come sua moglie, anche lei nata il 4 marzo, o come Silvana Casato, storico ufficio stampa e vedova di Michele Mondella, promoter per 40 anni dell'omino piccolo così. Quelle che altri chiamano memorabilia per loro sono brandelli di vita.

Napoli rende omaggio al napoletano ad honorem Lucio Dalla con una mostra al Mann, che apre proprio nel giorno dell'ottantesimo non compleanno del cantautore, proseguendo il percorso iniziato a Bologna nel decimo anniversario della scomparsa, l'anno scorso. Il titolo, «Lucio Dalla. Il sogno di essere napoletano», dice subito del necessario zoom sul rapporto privilegiato dell'artista con la città e i suoi abitanti. Foto, soprattutto: eccolo al tavolo della Bersagliera, della Scialuppa, di Mimì alla Ferrovia, di Brandi. Manca qualche tassello storico, certo, tipo la foto con Pino Daniele allo stadio Collana del 1987 o una sua visita a casa di Murolo, ma il racconto del suo amore per Napoli c'è tutto, compresi gli articoli dedicatigli da chi scrive su «Il Mattino» e la maglia con dedica di Maradona. 

Documenti, foto, dischi, video, oggetti, abiti di scena, locandine di film, manifesti, la ricca collezione di cappelli e berretti. Curata da Alessandro Nicosia con il sostegno della Fondazione Dalla, l'esposizione racconta l'uomo e l'artista, il pubblico e il privato, il bambino e l'adulto.

Ecco la pagella di quinta elementare che sancisce, con quell'1 in matematica, che la scuola non fa per lui. Ecco i manifesti e le immagini del suo primo tour: aveva 5 anni, quando Bruno Dellos, giornalista istriano e animatore della scena teatrale, lo mise al centro di uno spettacolo itinerante per e di bambini: sulla «Gazzetta di Rovigo» un recensore ci vide lungo, vaticinando una lunga carriera per quel bimbetto. 

Ecco gli oggetti che ricordiamo a casa di Lucio: il trenino, i quadri (da Palladino a Kostabi), gli occhiali, i presepi. Ecco i giornali che raccontano la sua carriera, ma, soprattutto, ecco i suoi quaderni con appunti e pensieri, ecco i testi a mano delle sue canzoni: le correzioni alle liriche di «Caruso; «Henna» che avrebbe dovuto intitolarsi «E se dio fosse un computer» con quell'incipit feroce e tristemente attuale («Adesso basta sangue... ma non vedi? Non stiamo nemmeno più in piedi... un po' di pietà»); «Canzone», «Erosip» (nata come «Pornosip»)...

Ecco la tastiera dell'ultimo concerto, la scaletta indica anche l'ultimo brano eseguito, con i bis, «Attenti al lupo»: era il 28 febbraio 2012, lo show infiammò il «Montreux jazz festival», l'indomani Dalla morì. Eccolo in compagnia del suo staff (Mondella, Ballandi, Cremonini, il paroliere Balzazzi... quanta nostalgia). Eccolo bambinetto in braccio di mamma Jole e papà Giuseppe. Eccolo con Piera Degli Esposti, con Paoli che fu il primo a scommettere su di lui, con Tenco, con Guccini, con Carmelo Bene, con Morandi, con De Gregori, con Venditti, con gli Stadio, con Jannacci, con Ornella Vanoni, con Jovanotti, con Samuele Bersani, con Gabriella Ferri, con Franco Califano, con Arbore, con Alda Merini, con Sophia Loren, con Valentino Rossi, con papa Giovanni Paolo II, col Dalai Lama, con i presidenti Ciampi e Napolitano, con l'amico Bassolino... 

 

Ecco il suo clarinetto, ecco il suo sassofono, ecco il suo primo microfono. Più del racconto di fidanzamenti, veri o presunti, più della sua vita privata e di una fluidità ante litteram cui il piccolo grande uomo non fece mai cenno, emoziona la sezione dedicata al rapporto con Roberto Roversi, il poeta dei suoi primi album, il cui centenario della nascita (28 gennaio 1923) è stato tristemente ignorato. L'autore dei versi di dischi preziosi, anche se non mainstream, come «Il giorno aveva cinque teste» (1973), «Anidride solforosa» (75) e «Automobili» (76). C'è una lettera di Lucio al maestro, ci sono i versi dattiloscritti (con correzioni e osservazioni a mano) di «Un'auto targata TO» e di «Nuvolari», c'è il riconoscimento da parte della Siae dello pseudonimo Norisso adottato da Roversi quando, in polemica con Dalla, decise di non firmare il capolavoro «Automobili»; c'è uno scambio di lettere ispirato da un commento del poeta dopo un concerto: «Uno stadio colmo è la metafora del silenzio». 

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Alla presentazione, guidato tra le stanze del secondo piano del Museo archeologico nazionale di Napoli da Nicosia e dal direttore Paolo Giulierini, il governatore Vincenzo De Luca, che ha sostenuto il progetto è affascinato dalla polifonia di testimonianze. In presentazione era stato scintillante: «Credo che Dalla abbia fatto l'unità d'Italia, come Battisti, come Battiato, come Proietti, come Sordi, non certo come la politica, scusate la parola». E, ancora: «Lucio era un trasgressore, ma mai volgare, non aveva bisogno di strapazzare fiori o di fluidi baci sulla bocca. Faceva quello che voleva, trasgrediva, ma senza mai volgarità».

La mostra resterà aperta sino al 25 giugno. 

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