Aldo Giuffré, cent’anni in mostra alla Biblioteca nazionale di Napoli

Il messaggio di Mattarella alla vedova Elena: «È stato un intellettuale e un artista che merita di essere ricordato»

Una foto in mostra
Una foto in mostra
di Luciano Giannini
Martedì 30 Aprile 2024, 07:00 - Ultimo agg. 1 Maggio, 08:53
4 Minuti di Lettura

In una delle bacheche c’è un suo primo piano a colori, che incarna il Malato immaginario di Molière. Quella foto attira senza scampo: trucco ed espressività si fondono in un ritratto che racchiude un mondo; talento, sapienza e 60 anni di impeccabile esperienza teatrale: l’arte di Aldo Giuffré. A lui la Biblioteca nazionale di Napoli dedica «Una vita per lo spettacolo 1924-2024», una mostra inaugurata ieri nella sezione Lucchesi Palli, in occasione del centenario.

L’esposizione resterà aperta fino al 29 giugno ed è stata curata da Domenico Livigni, Laura Bourrelis e Attilio Laviano, con il coordinamento di Maria Iannotti. Ieri sera, poi, in collaborazione con il Teatro di Napoli - Teatro nazionale, il Mercadante ha ospitato una serata in suo onore, con ospiti come Iaia Forte, Patrizio Rispo, Sebastiano Somma, Giacomo Rizzo, letture e contributi filmati. A organizzarla e condurla è stato Massimiliano Gallo: «Aldo era attore di grande modernità, forza e potenza scenica, un artista completo che è stato una guida per tutti noi».

Stamattina, alle 10, infine, a suo nome sarà intitolata la scalinata vomerese che congiunge via Donizetti, a due passi dal liceo Sannazaro, con via Luigia Sanfelice. 

Locandine, manoscritti, copioni, articoli di giornale, foto, quaderni scolastici - più le immagini video tratte dalle Teche Rai - scorrono in ordine cronologico, dagli inizi - nel 1943 - come annunciatore radiofonico, fino al ritiro dalle scene, nel 2003; e sintetizzano la carriera teatrale, cinematografica e televisiva di «una personalità di spicco della scuola teatrale napoletana», la cui «figura di intellettuale e artista merita di essere ricordata», come si legge nel messaggio del presidente Mattarella alla vedova. Elena Giuffré: è stata lei, con la figlia Jessica, a donare la memoria artistica di Aldo alla Biblioteca nazionale. E ora, nella sala Rari, tutti la ringraziano durante la presentazione ufficiale: «Aldo non ha avuto maestri-chioccia. Perciò, ha tenuto molto a esserlo con i giovani attori. E, perciò, ne ho affidato l’eredità alla Biblioteca, perché non soltanto gli studiosi, ma le nuove generazioni possano a lui ispirarsi».

Nella prima bacheca risalta subito la nera effige della maschera di Pulcinella, appartenuta ad Antonio Petito, che un suo pronipote donò ad Aldo. Intorno, tre foto che lo ritraggono in scena, nella «Sera del sabato», di Guglielmo Giannini; nella «Fine del gioco», una sua drammaturgia; e, ancora nel «Malato immaginario», dove egli mise in atto l’inesausta voglia di sperimentare partendo dai classici. E che dire dei quaderni scolastici (alle elementari!) in cui, tra pagine di aritmetica e italiano, copiò testi teatrali? 

Video

Da annunciatore radiofonico alla corte di Eduardo. In redazione Aldo conobbe un giornalista, un critico, Achille Pesce. Fu lui a presentarglielo. Con lui debuttò al Piccinni di Bari in «Napoli milionaria!» (1947). Con lui recitò in nove commedie. Gli rubò il mestiere sbirciandolo dalle quinte. Non ne subì il fascino. Ne è prova, nella mostra, la lettera aperta, intrisa d’ironia, che pubblicò su «Il Tempo» per rispondere a una lunga intervista su «Il Mattino» (1983), in cui il maestro affermava che a Napoli non c’erano grandi attori. No, qualcuno c’è, e chiamava a raccolta se stesso, il fratello Carlo e Mariano Rigillo. Talentuoso, duttile, serio, severo sul lavoro, non incline al gossip e al narcisismo, lontano dalle caste: questo fu Aldo. Perciò avrebbe meritato di più, ma non glielo concessero. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA