Sanità, al Mezzogiorno con il Mes spettano 14 miliardi su 36

Sanità, al Mezzogiorno con il Mes spettano 14 miliardi su 36
di Marco Esposito
Mercoledì 20 Maggio 2020, 09:00 - Ultimo agg. 13:44
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In una fase di emergenza, con molte famiglie a reddito zero, la priorità è dare un sostegno immediato a chi è rimasto indietro. Ma presto si dovrà passare a spendere per costruire qualcosa che resti, cioè investire. I soldi non mancano e il Mes nella versione coronavirus ha un solo vincolo: rafforzare la sanità. Ma cos'è davvero il Mes, quanti soldi potrebbe portare al Mezzogiorno e alla Campania e, soprattutto, cosa si potrebbe realizzare?

Il Mes come dice la sigla (Meccanismo europeo di stabilità) nasce per tutt'altre ragioni, per cui in Italia molte forze politiche hanno sollevato dubbi sul suo utilizzo nel timore di trovare il Paese commissariato come è stato per la Grecia. Ma con la pandemia molte cose (tranne il nome) sono cambiate e adesso di fatto l'unica condizionalità del Mes è che i soldi siano spesi nella sanità e non per altro. L'Italia se attivasse il Mes potrebbe accedere a prestiti agevolati fino al 2% del Pil ovvero a circa 36 miliardi di euro.

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Cosa si può fare con 36 miliardi? Una risposta è nel grafico in pagina: con quella somma si possono recuperare i tagli agli investimenti nella sanità che ci sono stati nel decennio 2011-2020 rispetto al livello di investimenti del Nordest del 2010. Quell'anno segnò infatti l'ultimo momento di impegno di rilievo negli investimenti in sanità, con 3 miliardi e mezzo di euro. Da allora il flusso di soldi freschi si è più che dimezzato, scendendo a un miliardo e mezzo. Un'analisi in dettaglio l'ha fatta l'economista Gianfranco Viesti sul sito Sbilanciamoci!. Attenzione: non si è ridotta la spesa complessiva in Sanità, arrivata intanto a 116 miliardi, cioè il flusso di partite correnti per pagare farmaci, stipendi e bollette. Si è ridotta la quota di investimenti per nuovi macchinari o per ristrutturare edifici cadenti. Un livello ideale, e allo stesso tempo realistico, è quindi quello del 2010. Ma di quale Italia? Del Veneto o della Calabria? Un buon riferimento, grazie ai Conti pubblici territoriali, sono le cinque macroregioni e quella trattata meglio nel 2010 era il Nordest e cioè Veneto, Emilia Romagna e i territori autonomi di Bolzano, Trento e Friuli Venezia Giulia. Lì si sono investiti 92 euro per abitante. Per fare un confronto, in quello stesso anno nella sanità dell'Italia meridionale si sono investiti appena 30 euro per abitante. Un terzo. Poi ci si stupisce se pugliesi, calabresi e campani vanno a curarsi dove ci sono strutture rinnovate ed efficienti.
 


Ora però c'è un'occasione: se si trattasse tutta l'Italia come il Nordest del 2010 si potrebbero recuperare i mancati investimenti di un decennio perché la somma necessaria sarebbe esattamente di 36 miliardi. Una fetta dei soldi resi disponibili dal Mes andrebbe anche al Nordest, perché come è ben chiaro nel grafico rispetto a quota 92 c'è stata una forte contrazione fino al valore di 38 nel 2017 (il dato più aggiornato delle banche dati Cpt). Ma naturalmente la somma in proporzione maggiore dovrebbe andare alle regioni storicamente trattate peggio e cioè quelle del Mezzogiorno, partito da 30 euro e sceso nel frattempo a 19 procapite. Tirate le somme, dei 36 miliardi quasi 14 dovrebbero andare al Mezzogiorno mentre i restanti 22 al Centronord. Al Sud insomma spetta il 38% ovvero quattro punti in più rispetto al 34% della popolazione proprio per recuperare i divari che si sono accumulati negli anni.

E la Campania? La somma a disposizione per investire sarebbe di 4 miliardi di euro, con i quali andrebbe recuperato un divario che in diverse voci si è fatto imbarazzante. Il riequilibrio territoriale delle strutture sanitarie è un obiettivo che risale addirittura alla legge 67 del 1988. E però quando a metà 2012 si fece il bilancio degli interventi, la Campania aveva di gran lunga il primato regionale negativo delle risorse revocate: il 55% contro una media del 13%. Eppure di cose da fare ce ne erano e ce ne sono.
Ci sono in primo luogo macchinari sanitari da sostituire e, soprattutto, da potenziare. Secondo la Corte dei Conti, la necessità di macchinari entro il 2020 per potenziare le strutture sanitarie è di zero euro in Lombardia (cioè hanno già tutto e va solo sostituito quello che diventa obsoleto), di 2,6 milioni in Veneto e di 81,8 milioni in Campania. La lista delle necessità in Campania comprende i posti in terapia intensiva (siamo alla metà del livello ottimale), le strutture per l'assistenza ai lungodegenti e quelle per i malati terminali.

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