Auto, vendite al dettaglio e tessile: ripresa in salita

Auto, vendite al dettaglio e tessile: ripresa in salita
di Nando Santonastaso
Giovedì 19 Agosto 2021, 08:23
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Mariano Bella, Direttore del Centro studi di Confcommercio, dice che «ci vorrà almeno un anno per capire se la ripartenza dell'Italia durerà su questi ritmi». E ricorda, con sano realismo, che anche il rimbalzo di questi mesi va preso con le pinze pur registrandone livelli di crescita superiori alle aspettative soprattutto nel manifatturiero: «Le ore lavorate non sono aumentate di molto, la nuova occupazione ancora stenta a manifestarsi. In termini aggregati, abbiamo recuperato appena il 4% rispetto all'11,7% lasciato sul campo nel 2020», osserva. Analisi corretta perché la ripresa non è omogenea e le catene del valore non garantiscono l'uscita dal tunnel post pandemia a tutte le pmi di filiera. Ci sono comparti che restano indietro, altri che stentano a ripianare anche il 50% delle perdite registrate lo scorso anno. Ecco una piccola mappa dell'Italia che arranca.



Dopo il turismo, è il settore che ha pagato il prezzo più alto all'emergenza Covid. Per gli addetti ai lavori «uscirà per ultimo» dalla crisi. «Potremo osservare una ripresa del nostro settore dalle produzioni che verranno fatte all'inizio del 2022 per il secondo semestre del 2022 - spiega Marino Vago, presidente di Sistema Moda Italia, la federazione delle aziende del tessile e della moda - Quest'anno si sta registrando un aumento della produzione e delle vendite rispetto al 2020, ma il crollo dello scorso anno è stato molto forte e, facendo un paragone sul 2019, le produzioni sono ancora molto in ritardo». Confindustria Moda va anche oltre: «Il 2020 si è chiuso con un fatturato di 75,2 miliardi, in flessione del 26% rispetto al 2019. Per il secondo semestre di quest'anno possiamo prevedere una stabilizzazione dei cali, ma solo nel 2022 potremo contare su un ritorno alla crescita e dovremo aspettare il 2023 per rivedere i livelli pre-Covid».

Nel 2020 sono andate perse 228 milioni di presenze (-52,3% rispetto al 2019), con un calo di fatturato del settore ricettivo pari al 54,9% e la crisi, ricorda Federalberghi, non è ancora passata: nei primi sette mesi del 2021 le presenze totali sono state 124 milioni in meno rispetto a quelle dello stesso periodo del 2019 (-50,7%). A luglio scorso, nel comparto ricettivo sono andati persi circa 35mila posti di lavoro temporanei. Nonostante il blocco dei licenziamenti, nel 2020 sono spariti quasi 20mila occupati a tempo indeterminato, segno che le persone hanno preferito lasciare il settore.

Tra i settori ancora in forte tensione ci sono il commercio al dettaglio, l'hospitality, la ristorazione e l'industria del divertimento, anche se è probabile che la stagione estiva determini alla fine, almeno in parte, una inversione di tendenza. L'aggiornamento a giugno della nota congiunturale di Confcommercio disegna uno scenario molto articolato: per una parte dei beni di consumo si cominciano ad osservare variazioni meno eccezionali. «In molti settori legati al turismo e alle attività d'intrattenimento il confronto su base annua segnala ancora una crescita a tre cifre. Per questi segmenti si conferma il permanere di un livello di attività decisamente inferiore rispetto alla fase pre-pandemica». L'Indicatore dei Consumi di Confcommercio (ICC) si attesta al 7,7% evidenziando a giugno un rallentamento rispetto ai due mesi precedenti, anche a causa del confronto con un periodo in cui nello scorso anno il Paese era quasi completamente attivo.

La risalita dopo il ko del 2020 è ancora molto complicata per varie tipologie di attività legate soprattutto al turismo. Stentano a riprendere quota le agenzie di viaggio, reduci da crolli superiori al 70%, e il trasporto aereo pure beneficato dal discreto andamento di questi mesi. Il fatto è che dopo i dati del 2020 il recupero appare ancora molto lontano.

È uno dei simboli della difficoltà della ripartenza. A luglio le immatricolazioni sono calate del 28% tenendo ancora molto lontano il mercato italiano dell'auto dai livelli pre-Covid. L'andamento dei primi sette mesi registra infatti un calo del 19,5% rispetto sempre al 2019. La speranza immediata di rilancio appare strettamente legata al rinnovo degli incentivi ma la partita più importane si giocherà sull'elettrico, anche se nemmeno a livello delle grandi company automobilistiche, c'è chi si sbilancia in previsioni. L'impatto di questa incertezza sulla componentistica, settore di punta del Paese, è notevole: a rischio ci sono migliaia di aziende e decine di migliaia di posti di lavoro.
 

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