Automotive, i paletti del governo a Stellantis: gli impegni per il Sud

Entro luglio auto immatricolate fino a quota un milione

Stellantis
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di Nando Santonastaso
Martedì 11 Luglio 2023, 09:18
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Correva l'anno 2017, c'era Sergio Marchionne al timone di Fca ex Fiat e il Covid e la crisi dei microchip non erano nemmeno annunciati: fu l'ultimo anno in cui la produzione di autoveicoli in Italia superò quota un milione tra auto e furgoni commerciali (290mila). Da allora i segni "meno" sulle immatricolazioni sono stati costanti, con punte negative nel 2020 e 2021 da far temere il peggio per l'intera filiera, storico fiore all'occhiello del made in Italy sul piano industriale (e non solo). Basta questo accenno di memoria a far capire perché l'impegno assunto ieri dal governo, attraverso il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, e dal gruppo Stellantis, attraverso il Ceo Carlos Tavares, di recuperare quella soglia sia di forte impatto, anche psicologico. Bisognerebbe salire di almeno altre 200mila unità all'anno se, come indicato di recente dall'aggiornatissimo report della Fim Cisl, si toccasse quota 800mila nel 2023 (per intendersi, il 2022 si è chiuso con meno di 500mila tra auto e furgoni venduti). Sforzo a dir poco imponente, come si intuisce, sulle cui modalità e tempistica sarà un gruppo di lavoro appositamente costituito a tracciare la road map. L'obiettivo, spiega il ministro, è arrivare a un documento condiviso entro fine mese «per sottoscrivere un accordo di transizione». La cornice di riferimento sarà il documento di politica industriale sull'automotive, elaborato sulla base anche del confronto con aziende, sindacati e le sette Regioni sede di stabilimenti di Stellantis, che al tavolo di ieri Urso ha puntualmente illustrato.

Dentro, ci sono obiettivi e modalità per aumentare i livelli produttivi, ampliare la gamma dei modelli, investire su ricerca e innovazione, a tutela dell'occupazione e dell'intera filiera del settore. Paletti ben chiari, insomma, intorno ai quali dovrà svilupparsi il confronto con una multinazionale che controlla 14 marchi tra Francia, Spagna e Italia.

Simbolico, ma fino ad un certo punto, anche l'omaggio con il quale il ministro ha accolto Tavares: al manager portoghese ha donato infatti una copia della Costituzione italiana con gli articoli 1 e 41 ben evidenziati (l'Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro e nella quale l'iniziativa economica privata è libera ma non può essere in contrasto con l'utilità sociale e recare danno alla sicurezza, alla libertà e alla dignità umana). Tavares ha risposto che «Stellantis è totalmente in linea» con i due articoli e si è detto fiducioso del buon esito del rapporto di collaborazione avviato, di fatto, ieri.

Già, ma come si può ipotizzare il raggiungimento di quota 1 milione? Una prima risposta l'ha fornita proprio il manager annunciando che nello stabilimento di Melfi arriverà una quinta linea produttiva oltre ai quattro nuovi modelli già da tempo indicati, ma «previo miglioramento delle prestazioni», ha detto Tavares al ministro, riferendosi nemmeno troppo velatamente ai cali di produzione registrati di recente nell'impianto lucano. «Si tratterà di modelli premium di alto valore per marchi stranieri, più uno italiano sulla nuovissima piattaforma Stla-M, presentata la scorsa settimana», si legge nella nota diffusa da Stellantis. Secondo quanto indicato dall'azienda, Melfi sarà responsabile della produzione di modelli a marchio DS, Opel e Lancia dal 2024. La new entry dovrebbe essere una Jeep ma al momento non ci sono conferme ufficiali.
Uno scenario più incerto si intravede invece a Pomigliano dove, peraltro, l'esportazione in America di Dodge Hornet e Tonale è un segnale di grande significato. Il problema, sottolineato dallo stesso documento ufficiale di Stellantis, riguarda l'utilizzo dei motori Euro 7 che l'Ue ha previsto dal 2027 per ridurre ulteriormente i livelli di inquinamento. Se questa decisione venisse confermata, si aprirebbero forti dubbi sull'opportunità di investire anche su Panda considerati i ridotti livelli di marginalità per questo tipo di utilitaria, destinata dal 2026 a lasciare l'impianto per essere prodotta all'estero. Il rischio che nei prossimi anni possa finire fuori mercato non è trascurabile, insomma.

«Dobbiamo creare uno spirito di squadra vincente per sostenere la transizione energetica e mantenere la libertà di circolazione dei cittadini italiani, coinvolgendo tutti gli stakeholder italiani e concentrando le energie sulle soluzioni e non sui dogmi ha detto l'Ad -. L'impatto della normativa euro7 sulla Panda deve essere affrontato e il supporto alle vendite di Bev (i veicoli elettrici, Ndr) deve essere considerato per sostenere l'attività dei nostri siti produttivi italiani. Il mercato sta guidando l'attività produttiva e sono certo che Adolfo Urso darà un contributo decisivo al successo dell'industria automobilistica italiana nella competizione globale, affrontando nuovi attori come i cinesi».

Più allarmati i sindacati che pure, con il Segretario generale Fim Cisl Roberto Benaglia e il Segretario nazionale Fim Cisl Ferdinando Uliano, ribadiscono che già adesso lItalia sarebbe in grado di produrre 1,5 milioni di autoveicoli all'anno con gli opportuni investimenti. «Ci preoccupano le questioni emerse nell'incontro su tema "euro7 e Panda", in quanto emerge con evidenza che, se non risolte, creerebbero delle problematiche relative alla sostenibilità competitiva delle produzioni a Pomigliano prima del 2026. Pertanto, sarà fondamentale chiarire gli aspetti collegati ad "euro7" e se necessario, anticipare l'assegnazione di un nuovo modello che in prospettiva sostituisca l'attuale Panda».

Di sicuro la soglia milionaria che il governo chiede a Stellantis di raggiungere passerà sempre per i siti produttivi del Mezzogiorno che già attualmente coprono tra auto e veicoli commerciali (questi ultimi con il polo di Atessa, in Abruzzo) più della metà dei volumi complessivi del gruppo. «Per questo assumono un significato fondamentale anche le altre questioni aperte relative agli stabilimenti italiani, come le allocazioni dei nuovi modelli a Cassino sulla futura piattaforma Large, che affianchino la Maserati Grecale e un forte rinnovamento e rilancio delle attuali Alfa Romeo di Giulia e Stelvio».

Per Termoli invece sta per entrare nel vivo la partita per la costruenda Gigafactory: i sindacati chiedono garanzie per la fase di transizione sui posti di lavoro e già ieri, proprio durante il tavolo di lavoro al ministero, c'è stato uno sciopero davanti al sito molisano.

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