Bonomi a Capri sulla manovra: «Ora misure strutturali»

A Capri i giovani di Confindustria: il Sud chiede solo pari opportunità

Di Stefano e Bonomi
Di Stefano e Bonomi
di Nando Santonastaso
Domenica 15 Ottobre 2023, 09:14
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«Il Mezzogiorno non vuole sussidi, non vuole l'elemosina. Chi è stato sul podio ha detto: voglio fare l'imprenditore competitivo, voglio avere le stesse condizioni che hanno gli altri. Vogliamo condizioni per competere alla pari». È un applauso forte e sentito quello che dalla platea del Quisisana a Capri accompagna le parole di Carlo Bonomi, presidente di Confindustria, che chiude il 38esimo convegno dei Giovani imprenditori dell'Associazione. Un applauso molto simile a quello che proprio in apertura dei lavori ieri mattina aveva condiviso l'emozione e l'orgoglio di Domenico Lorusso, il materano presidente del Comitato interregionale Mezzogiorno dei Giovani imprenditori, quando si era espresso sullo stesso tema: «Sono fiero di essere un imprenditore del Sud dove sono 160mila le imprese guidate da giovani, il 40% del totale. E dove il 58% delle aziende è pronto ad investire nel digitale, più della media nazionale».

Opportuno il richiamo al ruolo e alle attese del Mezzogiorno in una giornata condizionata inevitabilmente da contenuti di stringente attualità, dalla Manovra alle ripercussioni anche economiche del nuovo scandalo del calcioscommesse. E Sud ovviamente vuol dire Zes unica che il ministro Raffaele Fitto difende a spada tratta e stavolta con accenti più "caldi" del solito: «Parliamo di una grande opportunità per il Mezzogiorno e per il Paese.

Ma se la discussione continua a occuparsi degli strapuntini e non della strategia complessiva della misura non si va da nessuna parte», dice con puntiglio, incalzato da David Parenzo sul palco (e dalle preoccupazioni espresse dai Giovani imprenditori nella relazione del presidente Di Stefano).

Il riferimento del ministro è al futuro degli attuali otto Commissari delle Zes che, come anticipato a suo tempo dal Mattino, sanno già di dover restare in carica anche dopo l'1 gennaio 2024, con competenza su tutte le regioni di riferimento e non solo sulle aree Zes, in attesa che venga insediata a Palazzo Chigi la struttura di missione che erediterà la loro funzione. Fitto ribadisce altresì che a suo giudizio i numeri confermano la necessità di una svolta: «In 5 anni sono state concesse solo 121 autorizzazioni agli investimenti, 70 per nuovi progetti e 51 per ampliamenti (tutti però nell'ultimo anno, va ricordato, ndr). E ci sono Zes in cui le autorizzazioni non comprendono nemmeno le dita di una mano». Quanto ai dubbi sull'ammontare delle risorse destinate al credito d'imposta per la Zes unica, il ministro chiarisce: «Finora è stato sempre annuale, il nostro governo lavora per renderlo pluriennale (e la platea applaude, ndr). E sta facendo lo stesso per la Decontribuzione Sud in attesa che si chiarisca se la sospensione dello stop agli aiuti di Stato sarà prorogata dall'Ue oltre il 2023 o meno».

La Zes unica, per Fitto, non è in contraddizione con la riforma dell'autonomia differenziata delle regioni: «Sono d'accordo con il collega Calderoli dice il ministro -: dopo la modifica del titolo V della Costituzione, serve un processo di responsabilizzazione dell'uso delle risorse da parte delle Regioni. Del resto, nel testo del disegno di legge sull'autonomia sono richiamati i temi del riequilibrio e della perequazione per tutelare chi sta più indietro». Su questo punto la distanza con le imprese è però ancora ampia. Lo dice con la consueta pacatezza il presidente Bonomi: «La Costituzione la prevede ma delle 23 materie che dovrebbero essere devolute alle Regioni non tutte oggi sono praticabili. In particolare, per energia e infrastrutture ci sono responsabilità decisionali che non possono essere affidate ad un Governatore. E poi i Lep: d'accordo che nel testo si parla di perequazione, ma le risorse dove sono? È questo che continua a mancare nella discussione».

Il leit motiv della mattinata caprese resta però la manovra, con le difficili scelte del governo. Bonomi la definisce «ragionevole» ma chiede interventi strutturali: «Occorre aggredire la spesa pubblica, altrimenti è difficile trovare risorse». Il ministro del Lavoro, Marina Calderone, la considera «realistica e prudente», dando atto alle parti sociali incontrate la sera prima di essere state «responsabili». Il ministro fa anche il punto sull'entrata in vigore da circa 45 giorni della piattaforma Siisl per favorire l'incontro tra domanda e offerta di lavoro soprattutto degli ex percettori del Reddito di cittadinanza, 189mila finora: «Le richieste finora pervenute sono 85mila, il 50 per cento delle quali da ex percettori. Il sistema è in continua crescita e non c'è alcuna disincentivazione verso chi cerca un lavoro». Ma non sono poche finora le istanze degli ex percettori? «Si vede che chi non ritiene di iscriversi alla piattaforma ha altre modalità di sostegno», dice Calderone.

Di sicuro in un Paese insediato nel mare, è la blue economy che dovrebbe fare la differenza. Nello Musumeci, ministro del mare e della Protezione civile, ribadisce che «il motore della crescita delle regioni deboli del Paese è l'economia del mare». Ma non sempre gli obiettivi e le regole europee possono valere per tutti gli Stati: «L'articolazione del sistema produttivo in Italia non è compatibile con gli obiettivi Ue del 2030. È giusto rendere efficienti dal punto di vista energetico le case: ma che me ne faccio se quella casa crolla con un terremoto 5,5? La vera priorità è rendere strutturalmente stabile la casa, non altre».

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