Sono le tariffe più alte imposte da un presidente americano negli ultimi 100 anni. E mercoledì pomeriggio Donald Trump nell’annunciarle ha mostrato una lavagna in cui confrontava i numeri delle tariffe che gli altri Paesi applicano agli Stati Uniti e quelle reciproche entrate in vigore da ieri. Diverse analisi mostrano come i numeri presentati da Trump non siano del tutto precisi. Più in generale la maggior parte delle affermazioni e dei numeri citati nel lungo discorso di mercoledì dal Rose Garden contengono imprecisioni o non considerano e tralasciano dettagli importanti.
IL CONTEGGIO
Come prima cosa cerchiamo di capire in che modo le percentuali sono state calcolate: come ha fatto notare il giornalista americano James Surowiecki i calcoli che hanno prodotto le percentuali nascono dal rapporto tra il deficit commerciale degli Stati Uniti nei confronti di un Paese e quanto importato dallo stesso Paese. Per esempio, il 67% della Cina deriva dai 291,9 miliardi di dollari di deficit commerciale diviso per 433,8 miliardi di dollari di importazioni. Il risultato è 0,67. Ovvero il 67% secondo il calcolo di Trump. Stessa cosa per l’Europa: 39%, ovvero 235,6 miliardi nel 2024 di deficit commerciale, 605,8 miliardi di importazioni. Il rapporto è del 39%. Il calcolo delle tariffe reciproche, quindi ad esempio il 20% sull’Europa deriva dalla divisione per due di queste percentuali: Trump ha detto che avrebbe dimezzato perché vuole essere «gentile». In realtà il presidente ha descritto queste percentuali come «l’aliquota combinata di tutti i loro dazi, barriere non monetarie e altre forme di imbroglio», cosa che in realtà non risulta dai dati, come abbiamo appena spiegato. Trump ha usato un calcolo che quasi tutti gli economisti sia di area liberal che conservatori contestano e definiscono «bizzarro» e «senza senso». Ci sono poi decine di affermazioni che non sono verificabili, anzi presentano numeri sbagliati. Partiamo dall’Europa: come si vede dal calcolo questo 39% non rappresenta come ha detto Trump «le tariffe che l’Unione europea impone sugli Stati Uniti». Infatti i dati della Commissione europea mostrano come i beni americani che entrano in Ue sono tassati in media dell’1%. Inoltre nel 2023 gli Usa hanno raccolto 7 miliardi di dollari dalle tariffe sui prodotti europei, contro i 3 miliardi raccolti dall’Unione su quelli americani. I dati dell’Organizzazione mondiale del commercio invece sostengono che l’Europa impone in media dazi del 4,8% sui prodotti statunitensi. Dati che anche in questo caso smentiscono i calcoli di Trump. In altre occasioni la Casa Bianca ha detto di unire anche il calcolo dell’Iva, che non è un dazio, e che in Europa è del 20% circa, dipende dai Paesi. Ma anche facendo questa somma i numeri proposti ieri di Trump non tornano. Sul Canada invece Trump ha parlato di dazi del 250-300% sui prodotti caseari: tuttavia queste tariffe sono applicate solo se la quantità di prodotti americani supera una quota stabilita dai due Paesi. Se resta sotto questo numero non sono imposti dazi e da quando è stato firmato l’accordo – voluto da Trump nel 2020 – la quantità non è mai stata superata, quindi non è stato imposto alcun dazio. In tutto questo ci sono anche altre stranezze. Ad esempio la decisione di imporre dazi del 10% su Heard Island e McDonald Islands, due isole al largo dell’Australia dove gli unici abitanti sono delle colonie di pinguini. Ma nessun uomo.
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