Decontribuzione al Sud, Bruxelles: sì alla proroga, sconto per tutto il 2022

Decontribuzione al Sud, Bruxelles: sì alla proroga, sconto per tutto il 2022
di Nando Santonastaso
Sabato 25 Giugno 2022, 09:00 - Ultimo agg. 26 Giugno, 09:21
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Alla fine, l'Italia ce l'ha fatta a ottenere la proroga della Decontribuzione Sud, la misura più apprezzata dalle imprese meridionali perché concede loro la fiscalità di vantaggio fino al 30% sul costo del lavoro. Già, perché è stato un lavoro di squadra del governo italiano e della Commissione europea che ha portato al risultato migliore che si potesse ottenere in questa fase, altri sei mesi di proroga cioè, fino alla fine del 2022. Ha prevalso l'impostazione concordata dal ministro per il Sud e la coesione territoriale, Mara Carfagna, e dal sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Enzo Amendola, per bypassare la scadenza del 30 giugno prossimo, quando cesserà definitivamente la sospensione delle regole europee, compresa quella che vieta gli aiuti di Stato con cui la Decontribuzione Sud era stata finora autorizzata.

L'unica strada percorribile per venire incontro alle richieste pressanti e giustificate delle imprese meridionali era quella di agganciare la proroga sempre ad una sospensione temporanea del divieto degli aiuti di Stato ma con un altro ambito di riferimento: quello del sostegno all'occupazione per le aziende in conseguenza della guerra in Ucraina.

Una sottigliezza giuridica, forse, ma soprattutto una dimostrazione di compattezza politica e istituzionale del governo che ha fatto breccia a Bruxelles, lavorando sottotraccia e superando dubbi e scetticismi provenienti anche da esponenti italiani dell'Europarlamento. «È una decisione che riconosce gli sforzi del governo per migliorare le condizioni economiche del Sud Italia, ridurre i divari tra le varie aree del Paese e promuovere investimenti e occupazione nelle regioni meridionali» commenta Carfagna. Che ringrazia esplicitamente il sottosegretario Vincenzo Amendola per avere «portato a termine con abilità e determinazione il negoziato, e la rappresentanza italiana a Bruxelles: la squadra Italia ha conseguito un risultato fondamentale per sostenere le imprese e lo sviluppo del Sud in questo momento complicato».

Ora tocca alle imprese e non a caso è a loro che si rivolge indirettamente Carfagna: «Sono certa che il sistema produttivo saprà cogliere questa occasione e voglio, ancora una volta, dare atto alla Commissione di avere saputo utilizzare in modo intelligente, come ha dimostrato di sapere fare fin dall'inizio della crisi pandemica, i margini di flessibilità previsti dalle regole europee. Resta la nostra intenzione conclude il ministro di esplorare ogni strada per rendere la decontribuzione una misura strutturale, che sostenga lo sviluppo del Sud in un arco pluriennale».

È il vero nocciolo della questione perché se finora la misura ha coinvolto più di un milione di lavoratori privati del Sud, tra rafforzamento della loro posizione occupazionale e nuove assunzioni, vuol dire che l'impatto è stato più che positivo e va dunque garantito anche per il futuro, secondo il meccanismo a scalare previsto dalla norma iniziale voluta dall'ex ministro Giuseppe Provenzano. Ne è convinto il presidente degli industriali napoletani, Costanzo Jannotti Pecci che dà atto alla Carfagna del risultato ottenuto con «impegno assiduo, passione civile e ferma determinazione» e chiede appunto che ad esso «segua un prolungamento della misura per un arco temporale ampio, ben oltre la nuova scadenza di fine 2022, per ridurre il gap, e poi l'estensione del provvedimento su scala nazionale. La decontribuzione deve in tal senso diventare strutturale, e ve ne sono le condizioni, considerando che non ci troviamo in presenza di un aiuto alle imprese ma di uno strumento compensativo, in attesa che si determinino i presupposti per una marcata diminuzione del divario territoriale del Mezzogiorno».

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In piena sintonia anche il presidente degli industriali pugliesi, Sergio Fontana: «Questa misura può e deve diventare strutturale, perché il Mezzogiorno sta vivendo un'emergenza demografica che avrà conseguenze catastrofiche sulle imprese e sull'economia», sottolinea, mentre l'eurodeputato di Fdi, Raffaele Fitto, che aveva stigmatizzato la mancata presentazione di una richiesta di proroga della misura da parte del governo italiano, osserva: «Sappiamo che si tratta di un'ulteriore proroga ed è per questo che auspichiamo che si possa nei prossimi mesi lavorare per renderla strutturale almeno fino al 2029 in modo che si possano dare risposte ai problemi occupazionali delle regioni del Sud che registrano le peggiori performance a livello europeo».

La boccata d'ossigeno della Decontribuzione rafforza la necessità di accelerare per recuperare il divario. E ieri dal convegno di Maratea, organizzato dall'Associazione Merita dell'ex ministro Claudio De Vincenti, è giunto un importante contributo da parte del commissario europeo Paolo Gentiloni: «Le politiche straordinarie per chiudere il divario del Mezzogiorno rispetto al Centro-Nord del Paese servono e anche se queste politiche in passato hanno prodotto errori disastrosi, averle rimosse completamente è stato un altro errore. Bene quindi che il Recovery Plan abbia destinato il 40% delle risorse proprio al Mezzogiorno». 

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