Manager, il Sud recupera ma il divario con il Nord è ancora di quattro volte

La quota di dirigenti nel Mezzogiorno rappresenta ancora solo il 6,8%

Manager, il Sud recupera ma il divario con il Nord è ancora di quattro volte
Manager, il Sud recupera ma il divario con il Nord è ancora di quattro volte
di Nando Santonastaso
Domenica 28 Gennaio 2024, 09:00 - Ultimo agg. 29 Gennaio, 07:28
4 Minuti di Lettura

Aumentano di numero da un anno all'altro ma la distanza rispetto ai colleghi del Nord resta abissale. E, quel che è peggio, non riescono a far risalire l'indicatore che misura su base territoriale le performances delle aziende manifatturiere in cui lavorano: per trovare la prima provincia meridionale in classifica bisogna scendere fino al 30esimo posto (Pescara), ma il gruppo più folto è dopo il 50esimo (Catania 51esima, Siracusa 61esima, Caserta 64esima e Napoli quattro posti ancora più giù). Cercansi manager e dirigenti nel sistema delle imprese del Sud ma, a quanto pare, non proprio disperatamente visto che, pur crescendo quantitativamente, come documentato di recente da Movimprese, non sembra esserci da parte delle aziende una vera e propria corsa a questa figura professionale. Anzi, è un'Italia a due velocità quella che emerge dai dati più aggiornati dell'Osservatorio 4.Manager, lo strumento voluto da Confindustria e Federmanager (e realizzato da 4.Manager) per seguire i trend che condizionano l'evoluzione delle competenze manageriali nel nostro Paese e monitorare le buone pratiche nel campo del welfare aziendale e dei rapporti tra imprese e manager.

Nel periodo 2019-2022, il numero di dirigenti nelle regioni del Mezzogiorno è sì cresciuto del 28 per cento, passando da 7.365 a 9.402 unità ma «non si sono verificati cambiamenti significativi nella distribuzione dei dirigenti tra le diverse aree del Mezzogiorno». Per la cronaca, i dirigenti nel settore manifatturiero sono poco meno di 50mila a livello nazionale ma non arrivano a 3mila tra Sud e isole. Morale: la quota di dirigenti nel Mezzogiorno rappresenta ancora solo il 6,8 per cento, in contrasto con il 20 per cento nel Centro Italia e soprattutto con il 70 per cento e oltre al Nord». Inoltre, spiega l'Osservatorio, «la mancanza strutturale di manager nel Mezzogiorno è più evidente se si considera l'incidenza dirigenziale, misurata con il numero di dirigenti-dipendenti ogni 1.000 dipendenti: a livello nazionale, questa incidenza è di 8,1 nel 2021, ma scende drasticamente a 2,3 nelle regioni del Mezzogiorno nello stesso periodo». In pratica c'è un divario di quattro volte.
Ma perché questa disparità, peraltro diventata ormai una costante, una vera e propria tendenza? Al convegno organizzato da 4.Manager a Potenza nei giorni scorsi presso la locale Confindustria con esperti e soprattutto imprese del territorio, la presentazione dei dati dell'Osservatorio ha proposto alcune linee di valutazione. «Troppo piccole le imprese del Mezzogiorno per sentire l'esigenza di dotarsi di manager e dirigenti provenienti dall'esterno ma i conti bisogna farli anche con una cultura imprenditoriale che guarda ancora con sospetto e diffidenza al contributo di questi professionisti», sintetizza Simona De Quattro di 4.Manager. 

Ma c'è anche altro. «L'inferno demografico del Sud - dice ad esempio Giuseppe Torre che coordina l'Osservatorio che riduce la disponibilità di competenze sul territorio.

E la scarsa considerazione della qualità delle competenze femminili che anche a livello nazionale, peraltro, non superano il 25 per cento del totale di manager e dirigenti».

Eppure, non si può dire che il Sud sia del tutto insensibile a questo tema. Lo spiega lo studio di Anpal e Sistema Excelsior di Unioncamere che dimostra come la ricerca di figure dirigenziali stia rivelando «una crescita delle difficoltà nel corso del tempo, anche per effetto delle restrizioni collegate all'emergenza pandemica. Ma se a livello nazionale, il grado di difficoltà è rimasto costantemente elevato, oscillando intorno o superando il 50 per cento», al Sud le cose sono andate decisamente meglio, fermo restando che si tratta di numeri decisamente inferiori alla media nazionale e al Nord: mentre nel Nord, il grado di difficoltà è infatti aumentato dal 48,2 per cento al 56,4 per cento, nelle aree meridionali e insulari «si è verificato un calo, passando dal 57,1 per cento al 44,9 per cento. Lo scenario è altalenante, per la verità: se in Puglia le difficoltà di reperimento delle figure dirigenziali sono state particolarmente basse (35,7 per cento), con una significativa diminuzione rispetto al 2018, quando era al 61,1 per cento, al contrario, il Molise si è arrivati al 75 per cento». Ne consegue una stretta interconnessione tra «la difficoltà di reperimento di figure dirigenziali in Italia e il contesto attuale del panorama aziendale». 

Video

Ma c'entra moltissimo anche la specificità produttiva dei territori: al Nord, spiega l'Osservatorio, le posizioni più ricercate sono Consulente aziendale, Business Analyst e Project Manager mentre al Sud la qualifica più richiesta è Risorse Umane. Sul piano delle competenze, invece, crescono quelle relative a Responsabilità sociale dell'impresa, Miglioramento dei processi aziendali e Analisi dei dati ma al Sud tirano soprattutto Vendita diretta, B2B e Lavoro di gruppo. Non è un dettaglio, tutt'altro, specie con le incognite legate all'introduzione sempre più spinta dell'Intelligenza artificiale nei processi e nella stessa organizzazione del lavoro nelle aziende. 

© RIPRODUZIONE RISERVATA