«Con Pnrr e diritti sociali scelte storiche per il Sud»

«Con Pnrr e diritti sociali scelte storiche per il Sud»
di Nando Santonastaso
Venerdì 30 Luglio 2021, 08:11 - Ultimo agg. 18:06
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Ministra Carfagna, le Anticipazioni del Rapporto Svimez 2021 ripropongono l'allarme sull'Italia a due velocità anche dopo la pandemia e nonostante il Pnrr: che ne pensa?
«Il Rapporto conferma che l'impatto del Pnrr sul Pil sarà più robusto al Sud che nel resto del Paese risponde Mara Carfagna, ministra per il Sud e la Coesione territoriale -. Nel biennio 2021-22 il Pil crescerà del 6,6% sul 2020 e questa crescita, dice la Svimez, per il 4,1% dipenderà proprio dal Pnrr. Sono previsioni in linea con quelle del Mef e del governo: noi abbiamo stimato un impatto del Piano di ripresa e resilienza fino al 2026 del 24% al Sud e del 13% al Centro-Nord: è chiaro che nel primo biennio, 2021-22 il contributo del Pnrr non sarà sufficiente a far recuperare al Mezzogiorno tutto il tempo perduto rispetto al maggiore dinamismo economico di altre aree. La ferita aperta dalla crisi 2008-13 è paragonabile alle conseguenze di un incendio divampato nel tessuto produttivo in quegli anni e non ancora domato, per restare in una metafora purtroppo assai attuale nel Paese in questi giorni. La pandemia si è innestata in un tessuto produttivo e sociale assai più debole: la vera sfida del Pnrr e delle riforme sarà allora quella di rendere duratura e consolidata la crescita al Sud e di accelerarla nel quadriennio 2023-26».

La Svimez lancia l'allarme sulla reale ripartizione delle risorse: non è ancora chiaro quante verranno impiegate fino al 2026.
«Nel Pnrr è stato compiuto un passo in avanti decisivo al capitolo Sud rispetto alla bozza precedente: non che mancassero gli investimenti ma erano frammentati in centinaia di interventi poco leggibili. Abbiamo fatto un'operazione trasparenza senza la quale noi oggi non avremmo saputo quante risorse sarebbero state destinate al Sud. L'operazione trasparenza mi ha permesso di accertare che la quota destinata al Mezzogiorno non era soddisfacente: non senza sforzi siamo riusciti a implementarla fino al 40% e a circa 80 miliardi. Il Pnrr prevede tre tipologie di intervento: la prima, più immediata rispetto ad una lettura superficiale del documento, riguarda i porti, le strade, le ferrovie, perché si sommano le linee di intervento e si intuisce quanto andrà al Sud. La seconda riguarda l'assorbimento automatico delle risorse, come il Superbonus per il quale abbiano indicato una stima molto prudenziale, il 9%, che è pari all'assorbimento storico del Sud.

Lo abbiamo confermato nonostante nel Dl semplificazioni ci sia una norma che semplifica le procedure e avrà dunque un impatto molto positivo sul Sud».

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Poi ci sono i bandi e qui i dubbi non mancano.
«Siamo riusciti anche qui a raggiungere un risultato che senza enfasi o retorica, che non mi appartengono, non posso però non definire storico: non era mai accaduto prima che i fondi per il Sud fossero blindati per legge. Il 40% delle risorse che andranno a bando è stato espressamente previsto in una norma da me presentata e inserita nel Dl semplificazioni: non potevamo inserirla nel Pnrr perché il Pnrr non è una legge».

Svimez dice che con il 50% di risorse per il Sud l'impatto di crescita sarebbe stato nei sei anni molto più significativo
«Due osservazioni: intanto che non si può accettare l'atteggiamento di certi professionisti della polemica ma anche di personalità e parlamentari che senza leggere le carte sostengono che nella ripartizione delle risorse l'Italia avrebbe dovuto seguire i criteri che presiedono all'assegnazione delle risorse europee alle aree deboli. Non è così: il regolamento europeo impone agli Stati membri di utilizzare le risorse per ridurre i divari territoriali, di genere e generazionali, non altro. Noi abbiamo fatto una scelta di concretezza, cioè prevedere per il Sud le risorse che sarà in grado di assorbire nell'arco dei cinque anni del Pnrr evitando il definanziamento nel caso in cui non riuscisse a spenderle».

La Svimez propone Centri di competenza territoriale per monitorare la spesa, si può fare?
«Intanto posso annunciare che è stato approvato nel Decreto reclutamento un emendamento che migliorerà l'efficacia del Bandi di concorso ud che non ha ottenuto i risultati sperati per una serie di criticità legate alla norma originaria. L'emendamento prevede l'ampliamento della platea di professionisti che potranno partecipare, consentendo una selezione più efficace e larga delle competenze. Il suggerimento della Svimez è prezioso e mi sento di accoglierlo».

I Livelli essenziali delle prestazioni restano la madre di tutte le battaglie per ricostruire i diritti di cittadinanza al Sud?
«È uno strumento chiave per archiviare una volta per tutte il principio della spesa storica. Sto lavorando perché nella legge di Bilancio, la sede naturale per questo tipo di interventi, ci sia la definizione dei primi due Lep, sugli asili nido e sull'assistenza sociale. Il dialogo con i colleghi di governo è a buon punto e sono sicuro che darà risultati importanti: dopo 20 anni mi sento di dire che stiamo per voltare pagina, grazie alla disponibilità di tutti i colleghi di governo coinvolti, la viceministra Castelli, i ministri Orlando, Bianchi, Franco e Bonetti, tutti estremamente consapevoli dell'importanza di questo sforzo. L'assenza dei Lep ha generato criticità enormi come la vicenda degli assistenti sociali che il suo giornale ha messo in evidenza anche in questi giorni».

Ma la Svimez mette anche laccento sulla necessità di ricostruire un sistema produttivo al Sud che è in fondo alla base di tanti ritardi: che ne pensa?
«Perché il Sud torni ad essere attrattivo occorre una forte ripresa dell'attività produttiva e una adeguata capacità di attrarre investimenti. Per restare in tema di incendi, bisogna rendere nuovamente fertile il Sud e piantare nuovi alberi, ovvero nuove imprese e opportunità di lavoro. Ecco il significato dell'impegno che abbiamo deciso, ad esempio, di dedicare alle Zes che hanno preso finalmente forma. Ma ecco anche l'impulso a misure più territoriali come il Contratto istituzionale di sviluppo per Taranto, o la promozione nel Mezzogiorno di una filiera dell'idrogeno o la promozione e diffusione degli ecosistemi dell'innovazione sul modello di San Giovanni a Teduccio. Svimez sollecita una rinnovata attenzione alle politiche industriali e agli investimenti privati e pubblici e io concordo: perché sono questi che generano lavoro stabile. Turismo e agroalimentare restano punte di eccellenze del sistema produttivo meridionale ma il Sud non potrà mai prescindere da politiche industriali ed energetiche che lo riportino al centro dei processi globali di sviluppo».

Magari salvare quello che c'è già e rischia di scappare sarebbe un buon punto di partenza
«La scelta di Stellantis di insediare a Termoli la gigafactory per la produzione di batterie elettriche si muove in questa direzione ma non dovrà essere un'eccezione. Per questo sono fondamentali le riforme di sistema e gli investimenti strutturali. E sulle prime, dalla scuola al fisco, dalla giustizia alla Pa, il governo sta rispettando tutti i tempi del cronoprogramma previsto per approvare le riforme. E questo ovviamente vale almeno quanto i tempi di attuazione degli investimenti infrastrutturali che prevedono più risorse al Sud rispetto al totale disponibile: oltre il 50% nel Pnrr, una scelta precisa che segna in maniera chiara e inequivocabile l'impegno per il Mezzogiorno di questo governo».

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