Recovery plan, sette ministeri sotto quota 40% al Sud: allarme sull'esito di molti bandi

Recovery plan, sette ministeri sotto quota 40% al Sud: allarme sull'esito di molti bandi
di Marco Esposito
Lunedì 21 Marzo 2022, 23:57 - Ultimo agg. 23 Marzo, 16:43
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La Quota Sud del 40% non è rispettata con lo stesso impegno da tutto il governo e ben sette ministeri sono al di sotto della soglia minima negli impegni del Pnrr per il Mezzogiorno, due dei quali non arrivano neppure al 30%: sono Sviluppo economico e Turismo. È quanto emerge dalla «Prima relazione istruttoria sul rispetto del vincolo di destinazione alle regioni del Mezzogiorno di almeno il 40 per cento delle risorse allocabili territorialmente» messa a punto dal ministero del Sud e della Coesione, guidato da Mara Carfagna.

Se si guarda all’insieme del piano, la soglia appare rispettata perché la somma complessiva arriva a 86 miliardi, pari al 40,8% dei 211 miliardi con destinazione territoriale tra Pnrr in senso stretto e Fondo complementare. Sembra un buon risultato, ma ci sono due aspetti critici. Il primo è che il vincolo di legge di “almeno il 40%” non vale per l’insieme del Pnrr ma per ogni singola linea d’azione, quindi il medione finale non garantisce il risultato. Il secondo è che molte delle cifre indicate con l’istruttoria al 31 gennaio 2022 sono poco più di auspici e nel report si evidenzia che in alcuni casi c’è il rischio che il 40% annunciato non si traduca in realtà. Degli 86 miliardi complessivamente attribuiti al Mezzogiorno, per 25 miliardi c’è effettivamente un progetto definito, ma per i restanti 61 miliardi c’è una ipotesi di riparto, una stima o una proiezione sulla base dei risultati del passato.

Per esempio anche quando in un bando si prevede il 40% al Sud, si sottolinea nel report, non è detto che il target si concretizzi.

Dall’analisi di 28 bandi (per 16,2 miliardi complessivi) emerge che solo in sette casi c’è una regola che riassegna al Mezzogiorno eventuali somme non richieste, mentre negli altri 21 bandi o c’è lo «scorrimento delle graduatorie indipendentemente dalla localizzazione territoriale degli interventi» oppure «non si è disposta alcuna modalità di salvaguardia della quota Mezzogiorno sulle risorse non assegnate per carenza di domande ammissibili».

Il tema, ovviamente, non è assegnare “come che sia” risorse al Mezzogiorno ma fare sì che le amministrazioni locali deboli siano accompagnate nella definizione dei progetti oppure che ci sia un intervento sostitutivo da parte delle amministrazioni centrali.

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Ma anche taluni ministeri appaiono pigri quanto al rispetto dell’impegno del 40%. In sette sono sotto la soglia di legge per l’insieme delle linee d’azione, con un taglio complessivo di oltre 5 miliardi di euro rispetto al risultato se nessuna iniziativa fosse sotto la soglia di legge. Anche i ministeri in linea con l’obiettivo generale hanno alcune falle. Per esempio la Salute (40,6% complessivo) si ferma al 27,6% nello «Sviluppo delle competenze tecniche-professionali, digitali e manageriali del personale del sistema sanitario»; mentre per le Infrastrutture (48,4% complessivo) c’è il dato negativo delle flotte di bus con il Sud al 28%. 

Sono due i ministeri lontanissimi dall’obiettivo del 40%: Sviluppo economico e Turismo. Entrambi sono molto sotto persino del 34% pari alla quota di popolazione meridionale, per cui in pratica investono per allargare il divario Nord-Sud. Entrambi, ma forse è solo un caso, hanno alla guida ministri della Lega: Giancarlo Giorgetti e Massimo Garavaglia. Importi di rilievo mancano all’appello anche per la Transizione ecologica del tecnico Roberto Cingolani e per il Lavoro del Pd Andrea Orlando; ma il report, ovviamente, non fa valutazioni politiche e si limita ad analisi tecniche. 

Il ministero dello Sviluppo economico si ferma al 24,8% soprattutto a causa dei bandi di Transizione 4.0, relativi al credito d’imposta, nati prima del Pnrr ma attivi fino al 31 dicembre 2022 e quindi privi ancora oggi di qualsiasi orientamento territoriale, per cui le imprese del Sud pescano poco. Per l’esattezza 3,7 miliardi su 18,5 miliardi tra Pnrr e Fondo complementare, cioè solo il 20%.

Percentuali molto basse anche al ministero del Turismo, che pure tocca un settore nel quale il Mezzogiorno ha enormi margini di miglioramento. Nel report si segnala un episodio significativo in merito alla previsione di sostenere almeno 11.800 imprese turistiche entro il 2025: «La dotazione della sezione speciale è di 358 milioni di euro. La stima della quota Mezzogiorno al 40% (pari a 143 milioni di euro) è stata comunicata dall’Amministrazione in occasione della presente ricognizione, e incrementa la quota prevista nella scheda tecnica di misura allegata al Pnrr (almeno il 35% del totale delle risorse riservato al Mezzogiorno)». Quindi il 40% era stato tradotto nel 35% e poi corretto. Appare grave, poi, la sorte dei 150 milioni assegnati al ministero del Turismo per sostenere «ripresa e crescita delle catene alberghiere operanti in Italia, soprattutto nelle regioni meridionali». Infatti, si legge nel report, «nonostante tali vincoli alla destinazione territoriale delle risorse», il ministero guidato da Garavaglia «ha ritenuto di non determinare ex ante alcuna stima della quota Mezzogiorno». 

 
Per la Transizione ecologica, si segnala il negativo risultato dell’Ecobonus, attestato al 32%. Molto male, infine, un progetto da 600 milioni del ministero del Lavoro chiamato Formazione duale, modello che prevede istituzioni formative e datori di lavoro fianco a fianco nel processo formativo. Se non ci saranno correttivi (il ministero si propone di promuovere iniziative per una maggiore diffusione dei percorsi di formazione duale nel Mezzogiorno) appena il 13% delle risorse finirà al Sud. 

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