Reddito di cittadinanza, chi può lavorare avrà un sostegno a tempo

In Campania sono 170mila gli occupabili

Reddito di cittadinanza, chi può lavorare avrà un sostegno a tempo
di Valerio Iuliano
Lunedì 7 Novembre 2022, 23:56 - Ultimo agg. 9 Novembre, 07:33
4 Minuti di Lettura

Il reddito di cittadinanza come misura di assistenza permanente solo per anziani, disabili e non autosufficienti. Per tutti gli altri si trasformerà in un sostegno limitato solo ad alcuni periodi, una misura non più rinnovabile dopo la prima offerta di lavoro. Il piano del governo prevede la progressiva perdita del beneficio per quella platea di percettori del sussidio considerata potenzialmente “occupabile”. 

Una platea che comprende 660mila percettori su tutto il territorio nazionale. Al primo posto tra le regioni c’è la Campania, con un numero di “occupabili” che corrisponde a poco più del 25 per cento del totale. In tutto, circa 170mila beneficiari del reddito di cittadinanza che, dopo i primi 18 mesi, dovranno sottoporsi ad un periodo di formazione e di avviamento al lavoro, con la probabile sospensione dal sussidio. Nel caso in cui il soggetto si trovi ancora senza lavoro al termine del periodo di formazione, sarà possibile ottenere nuovamente il sussidio, ma con un importo ridotto e solo per un periodo limitato. Per il percettore è prevista la decadenza dal beneficio nel caso in cui non accetti un’offerta di lavoro “congrua”. Il progetto mira, dunque, a trasformare il reddito di cittadinanza in un sostegno a tempo determinato, ma lasciando invariata la misura per le categorie “fragili”.

La sottoscrizione del Patto per il Lavoro è stata, fin dall’istituzione del reddito di cittadinanza, una conditio sine qua non per i percettori identificati come “occupabili”, attraverso l’adesione a percorsi di inserimento al lavoro che “presuppongano - recita la norma - azioni specifiche di formazione, orientamento, accompagnamento al lavoro, pena la decadenza dal beneficio”. Quella degli aderenti al Patto per il Lavoro corrisponde alla platea identificata come “occupabile” e, perciò, soggetta alla progressiva perdita del beneficio.

Oltre il 70 per cento del totale delle persone soggette al Patto per il Lavoro risiede al Sud e nelle isole. I circa 170mila “occupabili” della Campania equivalgono a poco meno della metà del totale dei beneficiari del sussidio nella regione. I dati dell’ Anpal sui soggetti indirizzati ai servizi per il lavoro mostrano alcuni risultati significativi sulle caratteristiche dei percettori del reddito di cittadinanza. 

Video

«Tra questi, il 27,2% si caratterizzano come vicini al mercato del lavoro, ma solo il 13% - spiega l’Anpal - ha un’esperienza di lavoro relativamente recente conclusasi negli ultimi 12 mesi. Di contro, il 73 per cento del gruppo di beneficiari soggetti al patto per il Lavoro non ha mai avuto un contratto di lavoro dipendente o in para-subordinazione negli ultimi 36 mesi. Si tratta di individui che complessivamente esprimono alcune fragilità rispetto al bagaglio con cui si affacciano ai percorsi di accompagnamento al lavoro e che nel 70,8% dei casi hanno conseguito al massimo il titolo della scuola secondaria inferiore. Solo il 2,8% presenta titoli di livello terziario». In buona parte, si tratta dunque di lavoratori scarsamente qualificati, per i quali sarà necessario un periodo abbastanza lungo e soprattutto ben mirato di formazione. Su questo fronte, potrebbe risultare utile il programma Gol (Garanzia di occupabilità dei lavoratori) per la formazione dei disoccupati. La platea dei beneficiari riguarda per il 52 per cento coloro che hanno fatto domanda di Naspi, per il 23 i percettori del reddito di cittadinanza e per il 4 per cento i beneficiari di entrambe. Mentre il restante 20 per cento rientra in altre categorie di disoccupati. 

La “profilazione” in corso da parte della Regione Campania ha portato, finora, alla presa in carico di 29mila percettori del reddito di cittadinanza, che sono stati indirizzati presso i Centri per l’impiego, per la sottoscrizione del Patto per il lavoro. Sul processo di revisione del reddito di cittadinanza, i sindacati manifestano perplessità, in particolare su quella che è stata finora la lacuna principale, ovvero l’incrocio tra domanda e offerta. «È un correttivo - spiega il segretario regionale della Uil Giovanni Sgambati - per evitare che si diffonda l’idea che si possa vivere di sussidi, ma in questo modo non si può pensare di aver risolto il problema. Bisogna creare lavoro, anche perché le poche offerte che arrivano molto spesso risultano inferiori ai sussidi. E altrettanto spesso si tratta di offerte di lavoro per 15 giorni». Sulle politiche del lavoro è altrettanto critico il segretario della Fp-Cisl Campania Lorenzo Medici: «Il lavoro non c’è. Le politiche attive dovrebbero avere un circuito autonomo per intercettare quello che serve. Se un’azienda produce scarpe e ha bisogno di operai specializzati che se ne occupino, ad esempio, lo Stato dovrebbe preoccuparsi di formarli e poi chiedere alle aziende di assumerli». 

© RIPRODUZIONE RISERVATA