Sud, è record per l'aumento di imprese: 15mila in più nel 2023

La Campania sul podio dietro Lombardia e Lazio

Sud, è record per l'aumento di imprese
Sud, è record per l'aumento di imprese
di Nando Santonastaso
Mercoledì 24 Gennaio 2024, 07:00 - Ultimo agg. 18:50
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Nel 2023 è il Mezzogiorno ad avere registrato il maggiore saldo attivo tra le imprese nate e quelle che hanno cessato la loro attività nello stesso anno. Ben 14.948 (la differenza tra le 97.329 iscritte alle Camere di Commercio e le 82.381 cessate) sul totale di 42.039 del Paese. È la forbice più alta tra le circoscrizioni nazionali ma anche la conferma di un trend già in atto da alcuni anni: nel Sud nascono più imprese che altrove (complessivamente siamo a quota 2 milioni e 57mla, poco meno della metà del dato Italia), con un tasso di crescita in leggero calo rispetto al 2022 ma sempre al di sopra della media nazionale. Si tratta soprattutto di micro e piccole imprese di settori tradizionalmente forti nel Mezzogiorno, a partire dall'edilizia e più in generale dai servizi alla persona, con la filiera del turismo in particolare evidenza, ma è significativo notare che le variazioni positive di crescita si registrano in quasi tutte le tipologie di attività economiche, persino in quella relativa alla produzione di software e alla consulenza informatica. Insomma, fare impresa al Sud non più è da tempo un tabù. E la fotografia scattata dai dati Movimprese sull'andamento della demografia delle imprese nel 2023, elaborati da Unioncamere e InfoCamere sulla base del Registro delle imprese delle Camere di commercio, conferma il dinamismo in atto nell'economia meridionale anche se frenato da fenomeni tutt'altro che residuali (aumentano il lavoro e l'occupazione ma non diminuisce la povertà, come indicato a chiare lettere dall'ultimo Rapporto Svimez). 

A proposito di conferme, la Campania resta saldamente sul podio nazionale, alle spalle di Lombardia e Lazio, con un saldo attivo nel 2023 di 6.351 imprese (la differenza tra 30.684 new entry e 24.333 cessate). Ma per numero complessivo di iscrizioni alle Camere di Commercio, oltre 606mila, è seconda solo alla Lombardia. La provincia di Napoli è al terzo posto dopo Milano e Roma ma a spingere in alto la Campania è anche Terra di Lavoro, il Casertano, che si colloca tra le prime 15. «Poter contare su 42mila imprese in più alla fine del 2023 - dice il presidente di Unioncamere, il salernitano Andrea Prete - un anno vissuto all'insegna dell'incertezza, mi sembra un buon risultato sul piano nazionale.

I settori su cui si concentra la crescita maggiore erano in gran parte prevedibili. Soprattutto l'incremento del turismo, in virtù della ripresa post pandemica, e delle attività di consulenza aziendale, e, più in generale, delle Attività professionali, scientifiche e tecniche, caratterizzate dalla presenza di capitale umano qualificato, capaci di contribuire in misura importante allo sviluppo». 

Nonostante inflazione, tensioni geopolitiche e cambiamenti tecnologici, il saldo 2023 per le imprese italiane resta insomma positivo grazie alla spinta che arriva soprattutto dal Sud dove costruzioni e turismo hanno sicuramente dato un impulso forte anche al Pil nazionale. L'edilizia in particolare, ricorda Movimprese, quasi a dispetto dell'incertezza sulle prospettive dei bonus legati al mondo dell'edilizia, alla fine degli scorsi dodici mesi ha contato 13.541 imprese in più rispetto al 2022 (+1,62%). Bene anche le attività professionali, scientifiche e tecniche che a fine 2023 presentano un aumento significativo di 11mila imprese, trainate da un boom della consulenza aziendale e amministrativo-gestionale (saldo positivo di oltre 6.000 attività e una variazione relativa dell'8%). E, come detto, ok pure il comparto della vacanza, in cui si contano 3.380 attività di alloggio aggiuntive (+5,13%) e 3.015 bar e ristoranti in più rispetto al 2022 (+0,77%). Continua invece la frenata del manifatturiero (altre 3mila imprese circa hanno cessato la loro attività). 

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La crescita del numero delle imprese attive non corrisponde comunque ad un analogo, sostanziale incremento dei consumi. A dicembre scorso, la Campania, ad esempio, scivola al 9°posto a +1,5% e lascia sul terreno diversi punti percentuali rispetto al precedente mese di novembre in cui era stata la migliore regione d'Italia per andamento dei consumi stessi (+10,1%), spiega il monitoraggio dei consumi Confimprese Jakala. «Tra i fattori che hanno inciso sulla battuta d'arresto vi è la corsa agli acquisti durante il Black friday che ha penalizzato i successivi acquisti pre-Natale. Nelle città di provincia si registra un andamento migliore rispetto al dato regionale. A eccezione di Benevento che precipita a -6,4%, le altre sono tutte in campo positivo. A partire da Napoli che registra +4% e Salerno a +3,3%. Ritmi più modesti per Avellino +0,9% e Caserta -0,3%». A consolarci c'è però il dato positivo del confronto con il 2022: anni su anno, i consumi mostrano una discreta tenuta nei 12 mesi con una chiusura anno pari a +4,6%, superiore alla media Paese. 

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