Cliente paga 10.000 euro di parcella, ma l'avvocatessa non lo segue: causa persa e licenziamento a Cassino

Truffa a Cassino. L'uomo è un impiegato di banca che si era rivolto al giudice del lavoro per un caso di mobbing

Cliente paga 10,000 euro di parcella, ma l'avvocatessa non lo segue: causa persa e licenziamento
Cliente paga 10,000 euro di parcella, ma l'avvocatessa non lo segue: causa persa e licenziamento
di Marina Mingarelli
Lunedì 15 Aprile 2024, 07:58 - Ultimo agg. 16 Aprile, 20:43
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«Non si preoccupi, la pratica sta andando avanti ed è tutto a posto». Questo è quanto si era sentito dire un impiegato di banca che si era rivolto al giudice del lavoro per far condannare l’istituto di credito nel quale lavorava, per mobbing. E invece, alla fine, l’uomo non solo non ha ottenuto il risarcimento per i danni lamentati, ma è stato anche licenziato. Da qui la scoperta che l’avvocatessa che avrebbe dovuto rappresentare i suoi interessi davanti al giudice, si era sempre disinteressata alla causa e non aveva presentato la documentazione per provare a far valere i diritto del proprio cliente. Questo il motivo che ha portato sotto processo M.I. M., una avvocatessa di 53 anni del foro di Cassino. La professionista deve rispondere dei reati di truffa e infedele patrocinio.

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La professionista, stando a quanto si legge nel capo d’imputazione, avrebbe «falsamente rappresentato al cliente di aver posto in essere una serie di attività giudiziali» per la sua causa di lavoro «mostrandogli anche atti redatti in suoi favore, ma in realtà mai depositati presso le competenti autorità giudiziarie». L’imputata, secondo le accuse, avrebbe fatto credere al cliente di aver presentato la documentazione per una serie di azioni giudiziali: il recupero di alcune somme pagate dalla parte offesa a seguito di alcuni procedimenti esecutivi e soprattutto la richiesta di risarcimento danni contrattuali ed extra contrattuali per mobbing nei confronti dell’istituto di credito per il quale lavorava. Anzi, lo aveva anche assicurato che aveva presentato un ricorso per fargli ottenere l’esonero dall’attività lavorativa per sindrome ansioso-depressiva causata proprio dal mobbing subìto.

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L'ingiusto profitto

Attività che, secondo le contestazioni, non sarebbero state svolte, nonostante l’impiegato avesse pagato la parcella all’avvocatessa, paria a circa 10 mila euro. L’ultimo versamento era stato effettuato nel marzo del 2019, quando l’impiegato di banca ha preso consapevolezza della presunta condotta illecita del legale.

L’avvocatessa deve rispondere anche del reato di infedele patrocinio perché non avrebbe comunicato al suo assistito che il ricorso sarebbe stato presentato a nome di un altro legale, suo collega di studio procedendo anche a falsificare sia la firma che l’autentica della medesima firma (solo apparentemente apposta dal legale si studio). Il ricorso peraltro era stato presentato tardivamente per cui è stato dichiarato improcedibile compromettendo la causa di lavoro dell’impiegato di banca. L'ex impiegato di banca si è costituito parte civile tramite dall'avvocato Enrico Pavia.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

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