Tutti «in piazza per la democrazia e contro il Parlamento dei nominati» come ha dichiarato il coordinatore nazionale di Mdp, Roberto Speranza, e contro l'atto «eversivo» della fiducia, come condanna il M5s. I 5 Stelle contano proprio sull'indignazione della gente per cercare di affossare la legge. «Non si può fermare il corso della storia con una legge: credono di indebolirci invece finiranno per rafforzarci se saremo tanti e reagiremo» è l'appello del leader 5 Stelle Luigi Di Maio che nega però l'Aventino. «Noi dentro vuoi fuori: è il momento di fermare questa vergogna, pacificamente ma come popolo. Restate anche giovedì per il voto finale» perché «più faremo pressione in piazza, più quel voto segreto potrebbe far saltare la legge». Il Movimento è galvanizzato: i parlamentari dicono di essere pronti a qualsiasi tipo di protesta, a patto che sia pacifica. Anche davanti il Quirinale, «anche sui tetti se serve».
Ma il timore di poter essere infiltrati da qualche violento li porta a mettere le mani avanti: la parola l'ordine è «non cedere alle provocazioni».
Anche Alessandro Di Battista mette in guardia: «dobbiamo essere tanti, se siamo 2 mila è un conto se siamo 40 mila un altro. Ma mi raccomando: il comportamento in piazza sia sempre consono ed intelligente». A Roma è atteso anche Beppe Grillo e la speranza della truppa M5s è che possa fare un salto in piazza per sostenere la protesta, magari proprio giovedì: «Tutto è possibile» è l'unica informazione che filtra. Sulle barricate anche la sinistra: i capigruppo di Si-Possibile e Articolo 1-Mdp Giulio Marcon e Francesco Laforgia parlano di una nuova «pagina nera per la democrazia» e ricordano che solo «in tre casi nella storia del Parlamento italiano è stato chiesto il voto di fiducia sulla legge elettorale: la legge Acerbo, la legge truffa e l'Italicum». Per Roberto Speranza la fiducia sulla legge elettorale «a pochi giorni dallo scioglimento delle Camere è oltre i limiti della democrazia. Qui - avverte - si sta scherzando col fuoco».