Droga, 48 condanne per 5 clan campani: pene ridotte, no all'aggravante mafiosa

Droga, 48 condanne per 5 clan campani: pene ridotte, no all'aggravante mafiosa
Giovedì 28 Novembre 2019, 19:25 - Ultimo agg. 23:00
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Si è concluso con 48 condanne il processo con rito abbreviato nato dall'indagine della Dda di Napoli denominata «White Stone», che nell'ottobre del 2018 disarticolò con oltre 60 arresti cinque organizzazioni criminali attive nelle province di Caserta, Napoli ed Avellino, dedite allo spaccio di droga, sopratutto cocaina e crack. La Procura antimafia - pm Luigi Landolfi - aveva chiesto oltre due secoli di carcere per i 56 imputati (un'altra quindicina di imputati ha scelto il rito ordinario), ma il giudice Leda Rossetti ha escluso l'aggravante mafiosa, emettendo pene più miti rispetto alle richieste del pm e anche otto assoluzioni.

Tra i condannati, figura il 41enne Giuseppe Pitirollo (7 anni e 4 mesi), compagno della madre del calciatore Raffaele Perinelli, di 21 anni, ucciso il 6 ottobre 2018 nel quartiere di Miano, a Napoli, con un coltellata al petto durante una lite. Condannato anche il fratello di Pitirollo, Andrea (10 anni di carcere), ritenuto uno dei capi della piazza di spaccio attiva nel quartieri Secondigliano, Scampia e nella zona di Capodichino.

L' inchiesta «White Stone» è partita dal Casertano, dopo lo smantellamento, avvenuto nel 2013, dei clan camorristici Fava e Del Gaudio, che gestivano lo spaccio nel comune di Santa Maria Capua Vetere. I Carabinieri, con il contributo dei collaboratori di giustizia delle due cosche, hanno monitorato i movimenti dei sospetti pusher, accertando che la droga veniva venduta anche nei vicini centri di San Prisco, Casapulla, San Tammaro e Macerata Campania, nei pressi delle ville comunali ed anche all' esterno delle scuole. Poi hanno ricostruito la catena di approvvigionamento, identificando i fornitori attivi nell'area vesuviana, ovvero gli imputati Edoardo Somma e Giovanni Taglialatela (condannati rispettivamente a 13 anni e 8 mesi e 7 anni e 4 mesi), che a loro volta - è emerso - gestivano basi nei comuni di Acerra, Pomigliano d'Arco, Castello di Cisterna, Somma Vesuviana, San Vitaliano e Marigliano.

Gli inquirenti hanno successivamente esteso le indagini alla rete creata dai fornitori in altre zone campane, scoprendo l' esistenza di altre tre piazze, una tra il nolano e l'avellinese (nei Comuni di Nola, Cimitile, Camposano, Roccarainola e Avella), la seconda a Giugliano, in località Varcaturo, ed infine quella attiva nella periferia Nord di Napoli. 
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