Avellino, Sanseverino migliora
e il Moscati chiude la palazzina Covid

Avellino, Sanseverino migliora e il Moscati chiude la palazzina Covid
di Antonello Plati
Sabato 30 Maggio 2020, 08:30 - Ultimo agg. 15:05
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Il Covid Hospital chiude. Almeno per il momento. Buone nuove, dunque dall'Azienda ospedaliera «Moscati» dove resta un solo paziente positivo al nuovo Coronavirus che da ieri mattina è stato, però, affidato alle cure dei sanitari del reparto di Malattie infettive.

Si svuota, quindi, l'ex palazzina Alpi (la struttura, infatti, prima di ospitare i contagiati era dedicata all'attività libero-professionale dei medici), dopo che altri due assistiti (gli ultimi) in terapia intensiva sono risultati negativi a tre tamponi. Seppure con un quadro clinico ancora complicato, ma guariti dal Covid-19, i due, sempre da ieri, sono in un letto dell'Unità operativa di Anestesia e Rianimazione. Uno di questi, è Carmine Sanseverino, il medico d'urgenza del «Moscati» che ha contratto il virus un mese e mezzo fa. Una degenza lunga, la sedazione per essere intubato (a fine aprile), la separazione obbligata dai suoi familiari hanno reso dolorosa la battaglia del medico che l'altro giorno s'è finalmente svegliato anche grazie alla cura sperimentale al plasma. I giorni di lotta contro il nuovo coronavirus sono stati scanditi da centinaia di messaggi che hanno affollato la sua bacheca Facebook. La stessa attraverso la quale Sanseverino, nella fase iniziale della malattia, ha raccontato la sua esperienza sottoforma di diario. Andato via il virus, ora si attende la svolta decisiva sulle sue condizioni di salute.

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Tornando alla chiusura del Covid Hospital, la sospensione delle attività dovrebbe consentire di ottimizzare le risorse umane e ridefinire gli spazi ospedalieri per una migliore ripresa di tutti i servizi diagnostico-terapeutici interrotti durante l'emergenza. «Dopo un lungo periodo in cui l'ospedale è stato letteralmente preso d'assalto con continui ricoveri di persone affette da Covid-19, stiamo assistendo a un lento, ma graduale ritorno alla normalità», dice il direttore generale dell'Azienda ospedaliera Moscati Renato Pizzuti. «Se abbiamo retto bene all'onda d'urto prosegue il manager è stato grazie innanzitutto al lavoro incessante degli operatori sanitari a tutti i livelli, che, oltre a possedere grandi competenze, hanno dimostrato instancabile dedizione, spiccato senso del dovere, disponibilità e coraggio. A loro va il mio sentito ringraziamento: senza grandi clamori, concentrandosi sulle necessità dei malati, collaborando per superare le tante difficoltà legate alla contingenza, hanno reso ordinario un lavoro straordinario».

Nonostante i dati relativi ai ricoveri siano confortanti, il livello di attenzione resta sempre molto alto anche in considerazione del congestionamento che da due settimane si registra in pronto soccorso. Dunque, tutti gli eventuali casi sospetti continueranno a essere gestiti seguendo una procedura definita e conforme alle linee-guida ministeriali. La direzione strategica ha anche predisposto un turno di personale dedicato per essere immediatamente operativo nel caso in cui vi fosse necessità di un ripristino delle attività all'interno del Covid Hospital.

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In tema di Covid-19, più precisamente di tamponi e in particolare degli ormai noti 8 falsi-positivi che il 21 aprile scorso scossero l'ambiente (il risultato fu infatti ribaltato nel giro di 24 ore, prima tutti positivi poi tutti negativi) arriva un chiarimento autorevole sulla positività al cosiddetto «Gene N» riscontrata in uno di questi 8 tamponi ma non comunicata dall'Azienda ospedaliera «Moscati». Intervistato da Prima Tivvu, il virologo Fabrizio Pregliasco, direttore sanitario dell'Istituto ortopedico Galeazzi di Milano, spiega: «È un risultato non determinato, né positivo né negativo, che deve essere ancora approfondito. Ad oggi, però, in questa situazione epidemiologica e in via precauzionale dobbiamo essere più restrittivi. Difficile dare un giudizio, ma a volte bisogna fare delle assunzioni e per scrupolo ed eccesso di zelo considerare questi come soggetti malati». Invece, su un caso simile, il direttore generale Renato Pizzuti perferì non renderlo noto. 
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