10 giugno 1985: 35 anni fa l'articolo sui Nuvoletta che decretò la condanna a morte di Siani

10 giugno 1985: 35 anni fa l'articolo sui Nuvoletta che decretò la condanna a morte di Siani
di Fulvio Scarlata
Mercoledì 10 Giugno 2020, 15:25 - Ultimo agg. 11 Giugno, 07:02
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Era il 10 giugno 1985 e dopo 35 anni quella data ancora non è stata dimenticata. Fu allora, infatti, che Giancarlo Siani pubblicò sul Mattino l'articolo che avrebbe decretato il suo assassinio. In quel «pezzo», raccontando l'arresto di don Valentino Gionta vicino alla Masseria dei Nuvoletta, Siani aveva inquadrato quel clamoroso fermo ventilando il possibile tradimento dei Nuvoletta, alleati di ferro di Gionta. E far balenare il sospetto che un padrino di mafia avesse potuto decidere di fare arrestare il suo principale alleato era un affronto che la camorra, quella seria, organizzata, strutturata, non poteva sopportare.

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Ci sono voluti 8 anni dall'omicidio, il 1993, per conoscere dalle parole di un pentito, Salvatore Migliorino, il  mandante di quella condanna a morte. Solo nel 1994, Gabriele Donnarumma, cognato di Gionta,  decise raccontare il movente preciso del raid contro un cronista di provincia già inviso perché raccontava come a Torre Annunziata camorra e politica erano ormai diventate una sola cosa.
 


Gli arresti e le condanne, la riconciliazione di Torre Annunziata con Giancarlo Siani, a cui nel dicembre scorso è stata la cittadinanza onoraria del Comune vesuviano, non bastano a attenuare il ricordo di quell'articolo del 10 giugno 1985. Tanto più dopo che l'ultima retata, il 26 maggio scorso, che ha portato dentro un'altra fetta della camorra di Marano, ha fatto scoprire che i killer del giornalista Armando Del Core e Ciro Cappuccio, dopo 35 anni, sono ancora rispettati e pagati, mese dopo mese, per tacere sui mandanti dell'omicidio. Perché l'esempio di Siani e di un certo modo di fare giornalismo, quando si scava sui fatti, si ricostruiscono scenari, si fanno intuire questioni, come il legame tra camorra e politica, di cui non si hanno ancora le prove delle indagini o delle sentenze dei tribunali, non sia dimenticato in un'epoca in cui viene privilegiato un giornalismo appiattito, quando non schierato con i potenti, chiunque essi siano, o semplicemente gridato su temi senza fondamento.

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