Napoli, la startup che salva l’ambiente
applicando il turbo auto ai refrigeratori

Napoli, la startup che salva l’ambiente applicando il turbo auto ai refrigeratori
Martedì 31 Marzo 2020, 12:37 - Ultimo agg. 12:44
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Un imprenditore visionario perugino e la caparbietà di manager e investitori napoletani sono all’origine di Turboalgor (www.turboalgor.it), una startup che applica una tecnologia dell’automotive, il turbo, agli impianti di refrigerazione per ridurre l’impatto della catena del freddo, oggi responsabile del 17% dei consumi energia del Pianeta.
 
Turboalgor nasce all’interno del Gruppo Angelantoni Industrie, holding che opera nei settori delle camere per test ambientali simulati, apparecchiature biomedicali ed energie rinnovabili, nell’ambito di un progetto di ricerca che ha già ottenuto 6 milioni di euro di finanziamento tra investimenti privati e pubblici, bandi nazionali,  l’apporto Ministero dell’Ambiente con 0,5 milioni, e dell’Europa attraverso Horizon 2020, con 2,4 milioni:«Abbiamo adattato una tecnologia come il turbo, già consolidata da tempo in ambito automobilistico, agli impianti frigoriferi. Il turbo consente di recuperare parte dell’energia che viene persa nella valvola di laminazione (dove il liquido refrigerante passa da una alta ad una bassa pressione, ndr).  Inserendo uno scambiatore di calore, ovvero un economizzatore, e un turbocompressore del tipo usato nell’industria automobilistica, è possibile recuperare parte di questa energia, nonché incrementare la potenza frigorifera dell’impianto», spiega Mauro Margherita, il Ceo della startup.
 
Un brevetto internazionale
Sul progetto lavora un team di una quindicina di persone, tra ricercatori, manager, investitori (tra personale diretto e della Holding Angelantoni). In soli 3 anni, dal 2016 anno di fondazione della startup, ha già ottenuto traguardi ragguardevoli, come un brevetto internazionale e la fiducia di grandi player dell’alimentare e della supply chain refrigerata, quali Fiorucci spa e Stef Italia srl, che oggi adottano la soluzione.
 
Tra i primi clienti, c’è anche Di Battista Food, azienda che opera dal 1965 nel campo della distribuzione alimentare che, con la soluzione Turboalgor, ha potuto sperimentare nel 2019 un risparmio energetico medio effettivo del 15%: «Parliamo di risparmi anche di cinquecento euro al mese per questa specifica turbina, la più piccola in una gamma di 5 unità divise per range di potenza. Considerando che il suo costo si aggira sui 15mila euro, l’utilizzatore con la nostra soluzione può ripagare l’investimento in poco più di due anni. E questo senza considerare i possibili incentivi di cui Turboalgor può beneficiare, come il credito di imposta al 40%, che riducono ulteriormente il pay-back», continua Mauro.
 
La tecnologia è pensata per impianti frigoriferi nel settore della refrigerazione (bassa temperatura) e del raffreddamento (media temperatura). Ma potrà presto essere applicata anche agli impianti di condizionamento industriali ed alle pompe di calore: «Turboalgor è stata studiata ad oggi per impianti che usano tutti i possibili fluidi refrigeranti organici, gli HFC (da 20 fino a 300 KW), ma si potrà applicare anche agli impianti che usano fluidi frigorigeni naturali, es. l’ammoniaca, e per potenze superiori ai 300 KW. E’ in corso di sperimentazione anche la tecnologia per impianti che usano l’anidride carbonica, di cui stiamo iniziando la fase di sviluppo».
 
Pivoting e mercato
Industria farmaceutica, chimica, alimentare, tutto il settore della logistica e del trasporto del refrigerato, la grande distribuzione, sono tantissimi i campi in cui può trovare spazio la tecnologia Turboalgor: «La macchina si può applicare agli impianti esistenti o integrarla direttamente nel nuovo. Nel 2019, tra nuovo ed usato, il mercato potenziale a livello europeo è di 150mila unità, con una crescita del 9% l’anno entro il 2023. Il nostro obiettivo è di conquistare l’1% del mercato per tale data, con la vendita di almeno 1.500 unità annue», spiega il fratello di Mauro, Claudio Margherita, a capo della Le Mar srl, main-investor in Turboalgor.
 
Claudio ha creduto fin dall’inizio nel progetto e si è scontrato con le difficoltà del mercato: «L’idea iniziale era, dopo la prima fase di prototipazione, di farsi assorbire da un grosso gruppo industriale. Tuttavia, ci siamo resi conto che la catena del freddo è un mercato oggi molto conservativo, dove i grandi player hanno timore ad alterare un sistema consolidato che fattura milioni. Allora, abbiamo creato una nostra struttura di produzione e vendita per proporre da soli la soluzione».
 
Claudio è ottimista sul futuro di Turboalgor per due ragioni che evidenzia: «La catena del freddo è responsabile del 17% dei consumi mondiali di energia. Efficientare questo consumo con soluzioni innovative è una necessità. Inoltre, a lungo andare, se scopri che una macchina costa e consuma meno, oltre a funzionare meglio, sei portato a rimpiazzare la tua vecchia unità. Siamo convinti che da qui a cinque anni eroderemo fette di mercato e sveglieremo gli appetiti dei partner industriali che finalmente busseranno alla nostra porta».
 
Open innovation
Turboalgor è parte della storia di successo di un imprenditore, Gianluigi Angelantoni che ha già dimostrato negli anni di essere un grande visionario da quando decise, sulle orme del padre Giuseppe, di trasferire gran parte dell’azienda di famiglia da Milano a Massa Martana, provincia di Perugia, per portare sviluppo nel territorio in cui era nato: «Turboalgor è un progetto di cui sono molto orgoglioso perché rappresenta nel modo migliore lo spirito innovativo della nostra azienda e la volontà di valorizzare i nostri talenti, come l’ing. Maurizio Ascani, primo promotore del progetto nel Gruppo», dichiara Angelantoni.
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