Le hanno somministrato del paracetamolo, anche se nella cartella clinica era specificato che era allergica a quel principio attivo e poco dopo la donna è morta in ospedale. I familiari della donna di Prato, a quel punto, hanno sporto denuncia, ma per ben due volte la Procura ha chiesto l'archiviazione perché, sulla base della perizia tecnica, non ci sarebbe nessun collegamento tra la somministazione del farmaco e la morte.
Leggi anche > Estorsione agli utenti della piattaforma di incontri gay: «Dacci i soldi o pubblichiamo i video». Presi due ventenni
Omicidio colposo
Un vero e proprio giallo giudiziario sul quale è intervenuto il gup che ha riniviato gli atti in Procura, disponendo di riformulare il capo di imputazione nei confronti del medico che prescrisse il farmaco e dell'infermiera che fisicamente somministrò il medicinale alla vittima. Per entrambi l'accusa è di omicidio colposo.
La ricostruzione
Secondo quanto riportato da La Nazione, il decesso è avvenuto il 6 luglio 2021. Ma il calvario della donna è iniziato a maggio quando è stata ricoverata in ospedale per una polmonite. La signora è rimasta ricoverata fino al 23 giugno quando venne trasferita in una struttura socio-sanitaria dove doveva continuare la terapia antibiotica. Il giorno successivo, il medico di turno della Rsa le prescrive una tachipirina che le viene somministrata dall’infermiera nonostante nella cartella clinica fosse stato scritto che era allergica al paracetamolo. Da quel momento le sue condizioni si sono aggravate irreparabilmente, finché il 2 luglio fu riportata al pronto soccorso. Dopo quattro giorni la donna è morta. I medici dell’ospedale hanno subito notato l'eruzione cutanea su gran parte del copro che facevano pensare a una «sospetta sindrome di Lyell», ovvero una reazione che può scatenarsi anche con un forte attacco allergico. Ma nelle conclusioni del perito della Procura non si è fatto riferimento alla sindrome come causa del decesso che, invece, veniva attribuito alle condizioni generali di salute precaria della donna.
La perizia non convince il gup
Il giudice ha ritenuto che nella perizia tecnica fossero presenti delle evidenti contraddizioni, prima fra tutte il fatto che il perito non avesse indicato quali delle patologie pregresse avesse causato la morte della donna le cui condizioni di salute erano comunque «stazionarie» prima di assumere la tachipirina.
Profilo Abbonamenti Interessi e notifiche Newsletter Utilità Contattaci
Logout