Meteo, caldo rovente e alluvioni: Roma, Napoli e Milano tra le città a rischio

Ondate di calore e alluvioni. Roma, Napoli e Milano tra le città a rischio
Ondate di calore e alluvioni. Roma, Napoli e Milano tra le città a rischio
Martedì 21 Settembre 2021, 11:25 - Ultimo agg. 18:52
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Ondate di caldo rovente e alluvioni hanno colpito negli ultimi 30 anni in particolare sei città italiane - NapoliMilano, Torino, Roma, Bologna e Venezia - e senza urgenti politiche in grado di contenere l'aumento delle temperature, il cambiamento climatico intensificherà questi fenomeni estremi con conseguenze sulla salute delle persone, alzando mortalità ed episodi di dissesto idrogeologico. Il rapporto «Analisi del Rischio. I cambiamenti climatici in sei città italiane» realizzato dalla Fondazione Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici per la prima volta mette a frutto i risultati di dati ad altissima risoluzione. E arriva a ridosso dello sciopero mondiale sul clima, che venerdì prossimo vedrà scendere in piazza i ragazzi del movimento Fridays for future ispirato all'attivista svedese Greta Thunberg (prevista a Berlino).

Meteo, caldo e alluvioni. Sei le città a rischio

Anche in una settantina di città italiane i giovani, ma non solo, manifesteranno per lanciare l'ultimo grido e appello all'azione rivolto ai potenti della Terra in vista della Conferenza mondiale sul clima (Cop26) a novembre a Glasgow.

Sollecitazioni che continueranno la prossima settimana a Milano con l'evento - «Youth4Climate: Driving Ambition» - in cui le nuove generazioni faranno pressing sui ministri dell'ambiente riuniti per la preCop26. Tornando al rapporto del Cmcc si evidenzia che a Napoli ci sono stati 50 giorni in più di caldo intenso l'anno rispetto a inizio secolo, ma anche a Milano (+30 giorni), Torino (+29) e Roma (+28). A Venezia, invece, negli ultimi 150 anni il livello dell'acqua relativo della città è cresciuto di oltre 30 centimetri e la soglia critica è stata superata 40 volte negli ultimi 10 anni. ​

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A Bologna ma anche a Roma ci si aspetta per il futuro un aumento di intensità e frequenza di fenomeni di allagamento. Ma in prospettiva, entro il 2080, senza politiche climatiche la temperatura potrebbe salire di 4-6 gradi e Napoli potrebbe avere fino a tre mesi consecutivi di caldo torrido, Milano fino a 60 notti. Il problema degli allagamenti da piogge intense, spiega il rapporto, è esacerbato dall'ambiente urbano a causa della densità delle costruzioni, dell'impermeabilizzazione del suolo e di specifiche caratteristiche delle singole città. A Milano, ad esempio, ci sono stati 150 eventi di piena negli ultimi 140 anni e in anni recenti si sono manifestati meno giorni piovosi, ma piogge più intense. A Napoli, piogge torrenziali che si sono verificate ogni 10 anni, potrebbero verificarsi ogni 4. 

Il comune denominatore è che le temperature sono aumentate negli ultimi trent'anni e continuano a farlo in tutte le città e tutti gli scenari evidenziano rischi crescenti per ondate di calore e alluvioni. Le strategie di adattamento, pur cucite addosso a ciascuna città, riducono la portata degli impatti negativi, soprattutto per la mortalità legata a ondate di calore. Molti e diversi sono i modi con cui le sei città affrontano il rischio connesso ai cambiamenti climatici, in particolare a ondate di calore e allagamenti.

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A Milano, Bologna e Torino, spiega il rapporto, la macchina amministrativa è dotata di elevate competenze e capacità tecniche, mentre a Roma, Napoli e Venezia si procede alla formazione delle capacità necessarie e si punta a collaborazioni con Università e centri di ricerca del territorio. Oggi, rileva Donatella Spano, strategic advisor della Fondazione Cmcc e docente all'Università di Sassari, fra i curatori del rapporto, «c'è maggiore consapevolezza» dei rischi dei cambiamenti climatici. Ora «bisogna attuare piani di gestione del territorio che comprendano la proiezione negli anni del rischio climatico, in modo che faccia parte della strategia» delle amministrazioni locali. Che possono avere un valore aggiunto instaurando un «rapporto diretto con i cittadini, attraverso un processo partecipativo e la condivisione della comunicazione dei rischi».

 

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