Vacanze da incubo, scattano i danni morali: risarcimenti per ritardi e alloggi scadenti. Cassazione: «Godersi il viaggio è un diritto»

Dopo l’estate dei disagi per i viaggiatori, si prospettano migliaia di azioni legali

Vacanze da incubo, ritardi e alloggi scadenti: scattano i danni morali. Cassazione: «Godersi il viaggio è un diritto»
Vacanze da incubo, ritardi e alloggi scadenti: scattano i danni morali. Cassazione: «Godersi il viaggio è un diritto»
di Valentina Errante
Lunedì 28 Agosto 2023, 22:35 - Ultimo agg. 29 Agosto, 14:38
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Voli cancellati, aeroporti chiusi, incendi nei camping. L’estate 2023 è stata funestata da disagi imprevisti, ma le vacanze da incubo, con pacchetti venduti dalle agenzie che promettono giorni meravigliosi in resort o hotel dove all’arrivo si scopre l’inganno, sono quasi all’ordine del giorno. Soprattutto quando si vola all’estero ed è più difficile gestire la situazione. Ma adesso i tour operator dovranno fare attenzione: la Cassazione ha stabilito che chi abbia le ferie rovinate (rientra anche il ritardo aereo nella fattispecie) non soltanto deve ottenere il rimborso, ma anche il risarcimento per i danni biologici e il danno morale subiti a causa della perdita di un’occasione irripetibile: la sognata vacanza. E per chiedere il ristoro al giudice di pace, si avranno tre anni di tempo.

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LA VICENDA
Per ottenere “giustizia” la coppia di napoletani, che è arrivata fino in Cassazione, ha impiegato oltre dieci anni.

E non è ancora finita, perché adesso sarà il tribunale civile di Napoli a stabilire quanto il tour operator, che nell’agosto del 2012 gli aveva venduto un pacchetto “all inclusive” a Cuba con promesse di una vacanza da sogno dalla quale la realtà era molto lontana, debba pagare. 

I due prima di rivolgersi al giudice di pace avevano atteso un anno. Forse per dodici mesi avevano rimuginato su quelle settimane agognate sulle spiagge cristalline di Varadero, che alla fine erano diventate una disavventura. Nulla corrispondeva con quanto garantito nel depliant. Dal volo partito con più di tre ore di ritardo, all’hotel con piscina: capelli nel lavandino, lenzuola sporche. Nella piscina dell’hotel galleggiavano bottiglie, il cibo era di pessima qualità. Tutto documentato. Sul posto, disperati, si erano rivolti a un addetto del tour operator, che gli aveva proposto un’altra sistemazione: peccato abbiano dovuto pagare la differenza di prezzo. Così dopo un anno si erano presentati chiedendo il ristoro dei danni subiti davanti al giudice di pace aveva accolto il ricorso, ma poi, la sentenza era stata impugnata e, in secondo grado, il Tribunale di Napoli aveva ribaltato la decisione: rigettando le richieste della coppia per intervenuta prescrizione del diritto al risarcimento.

DIRITTO INVIOLABILE
Nella motivazione i giudici della Suprema Corte spiegano come evidentemente il giudice d’appello non abbia tenuto conto del danno non patrimoniale individuato «come ampia e onnicomprensiva categoria concernente qualsiasi ingiusta lesione di un valore inerente alla persona, costituzionalmente garantito, dalla quale consegua un pregiudizio non suscettibile di valutazione economica». Gli ermellini sottolineano come i danni da vacanza rovinata rientrino tra violazione dei diritti della persona, garantiti dall’articolo 2 della Costituzione. E sulla questione i giudici citano anche la Corte europea che ha reso «rilevante l’interesse del turista al pieno godimento del viaggio organizzato come occasione di piacere o riposo».

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