«A 80 anni volontario di Latina nella sperimentazione ReiThera-Spallanzani»

«A 80 anni volontario di Latina nella sperimentazione ReiThera-Spallanzani»
di Laura Pesino
Sabato 9 Gennaio 2021, 05:01 - Ultimo agg. 15:38
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«Quando ho letto che si cercavano volontari per testare il nuovo vaccino ho pensato di fare la mia parte e mettermi a disposizione degli altri. E' questo che fa un medico, con coscienza ma senza timori». Salvatore Canzoniero, oculista in pensione di Latina, a maggio compirà 80 anni ed è stato fra i 100 volontari arruolati nella fase uno della sperimentazione del nuovo vaccino italiano targato ReiThera prodotto in collaborazione con l'istituto Spallanzani di Roma, i cui risultati sono stati presentati proprio nei giorni scorsi. Racconta il dottor Canzoniero che tutto è cominciato nel mese di luglio, quando lo spettro della seconda ondata, più travolgente e feroce della prima, sembrava ancora lontano ma era vivida l'immagine delle bare di Bergamo portate via da una lunga fila di camion militari.


«Stavo leggendo sul giornale un'intervista sui vaccini e ho visto un trafiletto in cui si diceva che lo Spallanzani avviava questa sperimentazione e cercava volontari racconta Mi sono fidato a priori, senza conoscere nulla. Ho deciso in quel momento che era una cosa che andava fatta. Volevo essere a disposizione della scienza, chi si iscrive a medicina è spinto da questi obiettivi e in questi mesi ci sono tanti medici volontari che sono accorsi a dare una mano, alcuni dei quali ci hanno rimesso la pelle. Quando ho visto quelle immagini terribili che arrivavano da Bergamo, quando leggevo ogni giorno il numero di morti e le difficoltà nei reparti, ho avuto la tentazione di partire io stesso per fare il volontario negli ospedali del Nord, ma probabilmente non sarei stato di grande aiuto».
Così Salvatore Canzoniero, dopo tanti anni trascorsi nelle corsie dell'ospedale, si rimette in gioco in un altro modo, partendo dai vaccini, proprio quando la pandemia lo aveva costretto a ritirarsi davvero anche dall'attività privata che continuava a svolgere come oculista in un centro diabetico. «La richiesta era per specifiche fasce di età spiega ancora e io rientravo in quella compresa tra 60 e 85 anni. Ho inviato una prima mail ma per una ventina di giorni non ho ricevuto nessuna risposta, allora ho scritto di nuovo e rinnovando la mia disponibilità indicando un numero al quale contattarmi. Dopo pochi giorni sono stato richiamato per un'intervista telefonica.

Rientravo in realtà nelle caratteristiche richieste, prima fra tutte quella di discreta salute. Così, dall'estate mi hanno chiamato per la metà di ottobre».


Salvatore Canzoniero è andato avanti per la sua strada, affrontando anche i legittimi timori di moglie e figli: Qualcuno di loro mi ha appoggiato subito, altri hanno tentennato ma mi hanno visto più deciso che mai e alla fine tutti mi hanno sostenuto. Cominciano i primi esami allo Spallanzani, le analisi per verificare lo stato di salute, i controlli necessari prima di avviare la procedura. Poi il 2 novembre arriva la dose sperimentale di vaccino, nel pieno della seconda ondata del virus, quando gli ospedali si riempiono di nuovo, le terapie intensive aumentano e si ricominciano a contare del vittime del covid. Non ho avuto nessun disturbo racconta ancora il medico se non due uno o due decimi di febbre per qualche ora durante la notte e un lievissimo fastidio al braccio nella zona dell'iniezione. Sono stato chiamato al controllo due giorni dopo, sottoposto ad altri esami una settimana più tardi e sono tornato anche il 30 novembre per ulteriori analisi a quattro settimane dalla vaccinazione, per verificare se avevo sviluppato anticorpi. Il 28 dicembre ho preso i risultati: gli anticorpi erano alti, i risultati ottimi. Il prossimo 25 gennaio riceverò gli esiti delle visite e ad aprile è in programma per me l'ultimo controllo. Ho avuto intuito, proprio per le caratteristiche dello Spallanzani, dove c'è una professionalità eccezionale. Sapevo di potermi fidare. Il covid però fa ancora paura e il dottor Canzoniero si è offerto anche di somministrare a sua volta i vaccini qualora ce ne fosse necessità: «Non ho avuto timore, quando si fa medicina non si può avere paura altrimenti non si può essere di aiuto né per se stessi né per gli altri. Tutti devono vaccinarsi dichiara ancora E' l'unico modo per debellare malattie che si diffondono così rapidamente. Quanto a me, la pandemia mi ha costretto a fare davvero il pensionato. Ma magari chissà, quando sarà finita, tornerò a lavorare ancora».

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