Rolex e automobili coi fondi Pnrr, truffa da 600 milioni. La banda usava computer quantistici e l’intelligenza artificiale

L’inchiesta della Procura europea e della Finanza: 24 le misure cautelari

Rolex e automobili coi fondi Pnrr, truffa da 600 milioni. La banda usava computer quantistici e l’intelligenza artificiale
​Rolex e automobili coi fondi Pnrr, truffa da 600 milioni. La banda usava computer quantistici e l’intelligenza artificiale
di Valeria Di Corrado
Venerdì 5 Aprile 2024, 00:54 - Ultimo agg. 6 Aprile, 08:03
4 Minuti di Lettura

Truffare lo Stato italiano e l’Unione europea, vivendo «abitualmente dei guadagni di tale attività illecita», era considerato per loro «un vero e proprio lavoro, alla stregua di un’attività commerciale lecita». Prima hanno lucrato sul “bonus facciate” introdotto per far fronte all’emergenza Covid, poi si sono inventati un sistema per beneficiare dei finanziamenti del Pnrr. Sono 24 le persone colpite da misura cautelare nell’ambito di un’inchiesta della Procura europea su una maxi frode da 600 milioni di euro, sottoposti a sequestro dalla Guardia di Finanza. Otto in carcere, quattordici agli arresti domiciliari e due sono stati interdetti dallo svolgere attività d’impresa per due anni. «Attraverso la produzione di bilanci societari falsi - si legge nel capo di imputazione - creavano artificiosamente le condizioni di accesso ai finanziamenti agevolati e in parte a fondo perduto concessi da Simest (società partecipata da Cassa depositi e prestiti, ndr) nell’ambito del Piano nazionale di ripresa e resilienza», per supportare le piccole e medi imprese in progetti di digitalizzazione e innovazione. Il gruppo criminale, riuscendo ad accedere entro 30 giorni dalla presentazione della domanda alla prima tranche del finanziamento (pari al 50%), ha ottenuto un profitto complessivo di 1.125.000 euro, «interamente coperto con fondi europei Pnrr già erogati alle società utilizzate per la frode, e prontamente trasferiti su altri conti, anche esteri, ai fini dell’occultamento». Da qui l’accusa di riciclaggio e autoriciclaggio, con l’aggravante della trasnazionalità perché le società usate per “ripulire” il denaro sono state costituite in Austria, Belgio, Bulgaria, Croazia, Germania, Lituania, Slovacchia e Svizzera.

Le indagini del procuratore delegato di Eppo dell’ufficio di Venezia, Donata Patricia Costa, hanno poi permesso di far emergere come la stessa organizzazione, utilizzando spesso le stesse società, fosse dedita anche alla creazione di crediti inesistenti nel settore edilizio (“bonus facciate”) e per il sostegno della capitalizzazione delle imprese (A.C.E.), per un profitto illecito quantificato in altri 530 milioni di euro, anche quelli «potenzialmente coperti da fondi europei Pnrr». 

L’ORGANIZZAZIONE

Al vertice di questa associazione a delinquere c’era una insospettabile coppia - lui altoatesino, Alexander Mair; lei ucraina, Zhanna Zozulya - poi Franco Borghi, che aveva il compito di «procacciare società in difficoltà economiche da acquisire al gruppo per presentare le domande a Simest» e il tedesco Stefan Lehmann, amministratore della società slovacca usata per trasferire i proventi illeciti all’estero. A finire in carcere anche Maurizio De Simone, patron della Pistoiese, squadra di calcio che milita in serie D. Il giudice delle indagini preliminari di Roma, Mara Mattioli, parla di un «quadro allarmante» e di una «struttura efficiente e ben organizzata, capace di coordinare risorse, mezzi e uomini con un meccanismo ben collaudato», che si avvaleva degli stessi professionisti: i commercialisti Alessandro Romano e Antonio Buttazzo «per la trasmissione dei bilanci falsi a Infocamere», e il collega Franco Mazzarotto, già coinvolto in altre indagini simili come l’operazione “Fiera dell’est” della Procura di Venezia e “Svuota bonus” di Reggio Calabria.

Alcune delle società usate per le truffe, prima della presentazione della domanda per accedere al finanziamento europeo, hanno provveduto a cambiare sede legale e oggetto sociale affidandosi a un’impresa di servizi, Omav srl di Avellino: gli atti sono stati redatti tutti di fronte allo stesso notaio. La società Simest, che gestisce le istruttorie e l’erogazione dei fondi Pnrr, ha precisato ieri «di aver collaborato attivamente con le autorità e in particolare con la Gdf segnalando, per quanto di competenza, nel periodo fra gennaio 2022 e settembre 2023, tutte le richieste sospette ricevute e risultate successivamente oggetto d’indagine».

LE PERQUISIZIONI

Nel corso delle perquisizioni, i finanzieri di Venezia, in collaborazione con lo Scico e il Nucleo speciale tutela privacy e frodi tecnologiche, hanno sequestrato ville signorili, importanti somme in criptovalute, orologi Rolex, gioielli Cartier, oro e auto di lusso (tra cui Lamborghini Urus, Porsche Panamera e Audi Q8). A certificare l’alto tasso tecnologico della banda anche il rinvenimento durante le perquisizioni di un computer quantistico. «Nell’indagine - ha detto il colonnello della Finanza Marco Stella - abbiamo individuato l’uso di intelligenza artificiale. In particolare, i criminali informatici utilizzavano reti informatiche private, che permettono di simulare la connessione da un Paese distante migliaia di chilometri rispetto alla reale posizione di chi le utilizza».

© RIPRODUZIONE RISERVATA