Chiara Ferragni, anche Pigna interrompe la collaborazione: «Per rispetto del codice etico dell'azienda»

La Cartiere Paolo Pigna Spa ha interrotto i rapporti con l'influencer travolta dal caso pandoro

Chiara Ferragni, anche Pigna interrompe la collaborazione: «Per rispetto del codice etico dell'azienda»
Sabato 3 Febbraio 2024, 20:58 - Ultimo agg. 6 Febbraio, 08:34
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Chiara Ferragni. Prosegue l'emorragia di collaborazioni dopo il caso pandoro. La Cartiere Paolo Pigna Spa ha interrotto i rapporti commerciali con le aziende collegate all'influencer.

La decisione, confermata all'Ansa dai vertici aziendali della società cartiera, è stata assunta, spiegano le stesse fonti, «nel rispetto del proprio codice etico aziendale, che si può consultare anche sul portale pigna.it, che esclude la collaborazione con soggetti terzi sanzionati dalle autorità competenti per aver assunto un comportamento non etico, corretto e rispettoso delle leggi».

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Quanto deciso dall'azienda, che ha sede ad Alzano Lombardo (Bergamo), conferma le voci, rimbalzate su alcuni organi di stampa, sulla cessazione della collaborazione con l'influencer basate anche sulla rimozione della pagina "Chiara Ferragni Limited Edition" sul sito della Pigna: il risultato, aprendo la pagina è «Errore 404».

La collaborazione tra Pigna e le aziende che fanno riferimento a Chiara Ferragni «è stata di natura unicamente commerciale - tengono a precisare dall'azienda - e ha riguardato la realizzazione di linee di prodotti di cancelleria per la scuola e per l'ufficio».

I PRECEDENTI

La prima azienda a prendere le distanze dall'influencer fu Safilo, che già a dicembre ha annunciato lo stop dell’accordo di licenza con Ferragni per la produzione e la distribuzione di occhiali da sole e da vista a marchio dell’influencer

LE INCHIESTE

Un profitto «ingiusto» ottenuto «con l'inganno» nei confronti dei consumatori, che avrebbero subito un «duplice» danno, perché indotti sia a fare una scelta d'acquisto attraverso «un messaggio pubblicitario manipolatorio», sia a pagare per quel dolce un «prezzo maggiorato».

E per Chiara Ferragni, in particolare, pure un guadagno «derivante dalla rappresentazione di sé associata all'impegno» per «un progetto benefico»: un rafforzamento della sua immagine sui media e un «accresciuto consenso», che «comporta incrementi nei chachet accordati dai partner commerciali». Sono nette le valutazioni messe nero su bianco dal sostituto pg della Cassazione Mariella De Masellis nel decreto con cui ha risolto a favore della Procura di Milano la questione della competenza ad indagare, che si era creata tra gli inquirenti milanesi e quelli di Cuneo, sul caso delle vendite con pubblicità ingannevole dei pandoro 'Pink Christmas' della Balocco, griffati Ferragni.

Dolci venduti a poco più di 9 euro, invece che a quasi 4 euro come al solito, e coi consumatori portati a credere che parte del prezzo sarebbe andato all'ospedale Regina Margherita di Torino per la cura di bimbi malati, mentre l'azienda dolciaria di Fossano (Cuneo) aveva fatto una donazione 'una tantum' da 50mila euro. Tra l'altro, secondo il pg della Cassazione che ha analizzato gli atti dell'Antitrust che ha multato l'influencer e la Balocco e quelli dell'inchiesta del procuratore aggiunto di Milano Eugenio Fusco e del Nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf, ci sono elementi «di tenore non equivoco» su una «unitaria programmazione, nell'ambito di un medesimo disegno criminoso» delle presunte truffe che riguardano non solo il caso pandoro, ma anche quelli delle uova di Pasqua della Dolci Preziosi e della bambola 'Chiara Ferragni by Trudì. Tutti fatti contestati all'imprenditrice e su cui si sta muovendo la Procura guidata da Marcello Viola.

LE OPERAZIONI SOTTO LA LENTE

Per quelle operazioni commerciali che sarebbero state spacciate per iniziative benefiche, tra il 2019 e il 2022, secondo il pg, va considerata la «unitarietà della spinta a delinquere», la «analogia del 'modus operandì» e il «lasso temporale» tra gli episodi. In tutti e tre i casi, si legge ancora, Ferragni ha pubblicato sui social post, stories e «video fuorvianti» per i consumatori. Dal decreto emerge che è iscritto per truffa aggravata, per i capitoli pandoro e uova, anche Fabio D'Amato, manager e stretto collaboratore dell'influencer, e che tutte le società coinvolte nelle due vicende sono iscritte per la legge sulla responsabilità degli enti, mentre a Cuneo erano stati aperti fascicoli esplorativi anche sui casi Oreo e Soleterre. Sempre nel provvedimento il pg cita recente Cassazione per spiegare che «la sola menzogna è di per sé sufficiente ad integrare gli elementi costitutivi del delitto di truffa».

La «enfatizzazione» del fine caritatevole nella campagna promozionale sul 'Pink Christmas', «amplificata dai mezzi di comunicazione» usati, come i social, ha indotto «in errore i consumatori», che hanno «ritenuto» di «contribuire alla finalità benefica», la «cui serietà era garantita anche dalla credibilità di una influencer da circa 30 milioni di follower». Per il pg sono i due contratti stipulati, nel novembre 2021, a Milano tra Balocco (indagata per truffa l'ad Alessandra Balocco) e le società di Ferragni a radicare le competenza nel capoluogo lombardo, così come i conti milanesi su cui la moglie di Fedez ha incassato i «compensi» da oltre un milione di euro. Le mail tra i «team» dell'azienda dolciaria e di Ferragni provano, infine, secondo il pg, che le due parti avevano «già approvato» che la donazione da 50mila euro sarebbe stata effettuata prima dell'inizio «della vendita del prodotto» e «a prescindere dal volume delle vendite».

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