«Sono narcisista patologica, mi definiscono crudele e sono orgogliosa di esserlo: ecco come riconoscere il disturbo della personalità»

La tiktoker Kylee Rackam: «Ogni giorno ricevo minacce di morte per il mio disturbo»

«La gente mi definisce crudele e sono orgogliosa di esserlo. Vi spiego com'è vivere la vita di una narcisista patologica»
«La gente mi definisce crudele e sono orgogliosa di esserlo. Vi spiego com'è vivere la vita di una narcisista patologica»
di Serena De Santis
Venerdì 10 Maggio 2024, 19:22
4 Minuti di Lettura

Con la parola narcisista, solitamente, si definisce una persona egoista, egocentrica e a tratti manipolatrice. Un soggetto da cui stare lontano. Ma a rompere lo stereotipo è stata una ragazza, a cui è stato diagnosticato realmente il narcisismo. Si tratta di Kylee Rackam, un'influencer molto nota nel Massachusetts (Stati Uniti), che all'inizio di quest'anno si è rivolta a uno psicologo che le ha diagnosticato il disturbo narcisistico della personalità. 

«Ho sempre avuto la sensazione che qualcosa non andasse in me - ha dichiarato al Mirror - E quando ho saputo la diagnosi tutta la mia vita ha iniziato ad avere senso».

La storia di Kylee Rackam

La ragazza, che ha 27 anni, ha sempre avuto i sintomi tipici del disturbo narcisistico della personalità: la necessità di essere adulato, la mancanza di empatia, l'essere arrogante, essere invidioso degli altri, il costante bisogno di essere ammirato, sfruttare le altre persone per raggiungere i propri scopi, essere convinti di essere speciali, la convinzione di avere un talento unico e di essere perfetti.

Tutti segnali che devono essere diagnosticati da un esperto attraverso un test. E Kylee, dopo la prova, ha scoperto di avere sette di questi sintomi. 

«Non sopporto quando le persone abusano del termine narcisista, perché non sanno cosa si prova realmente - ha dichiarato la tiktoker - È un insieme specifico di criteri e per essere un narcisista devi soddisfarne almeno cinque. Io, addirittura, ne ho sette. Non è stato facile lottare contro questi continui bisogni di grandiosità».

Il lato vulnerabile della tiktoker

La 27enne, infatti, ha dovuto lottare molto per convivere serenamente con questo disturbo della personalità. In particolar modo, ha dovuto combattere per trovare un equilibrio con la sua profonda necessità di essere ammirata, che l'ha portata a intraprendere delle relazioni tossiche e a pretendere molto da lei stessa. Ha ammesso, più volte, che tendeva a usare le persone per portare a termine i propri scopi, ferendo alcune volte anche i loro sentimenti. «Ricordo che mi piaceva litigare con loro, soprattutto prima di andare a dormire. In questo modo avrebbero passato una notte insonne e io ne ero orgogliosa. Alcune volte ignoravo le persone di proposito - ha continuato Kylee -, così potevo leggere il panico crescere nei loro messaggi, siccome non rispondevo. Pubblicavo storie e foto sui social, così da fargli capire che non le volevo calcolare».

Un aspetto su cui Kylee ha dovuto lavorare tanto, poiché in cuor suo sentiva che non si stava comportando bene e provava un senso di vergogna per il suo lato egocentrico. Così si è rivolta a uno psicologo e, grazie alla terapia, è riuscita a stare meglio. «Non riuscivo ad amare le persone - ha dichiarato la 27enne -, ogni cosa che facevo era perché volevo ottenere qualcosa dagli altri. Anche se fuori apparivo forte e orgogliosa, dentro di me volevo soltanto scomparire. Grazie alla terapia sono rinata e sto molto meglio».

Le minacce di morte

Per sensibilizzare alla tematica, Kylee Rackam ha aperto un profilo su Instagram in cui condivide le proprie giornate e spiega i lati negativi del suo disturbo. Nei video, ogni tanto, appare anche il suo fidanzato, a cui invece hanno diagnosticato la sociopatia. Insieme cercano di combattere gli stereotipi dei loro disturbi e a spiegare come siano sbagliate le relazioni tossiche. 

«Ogni giorno ricevo minacce di morte per il mio disturbo - ha concluso Kylee -, ma non mi importa. So che sensibilizzando sul tema del narcisismo posso aiutare tante persone a rendersi conto dei sintomi, così da anticipare anche la diagnosi. Se ne parlo, sto meglio e sono felice in questo modo». 

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