L'ultimatum di Mosca, l'intercettazione pubblicata dagli 007 di Kiev e il timore che venga rasa al suolo. Azovstal è da sempre una della più grandi acciaierie d'Europa, capace di sfornare quasi 4 milioni di tonnellate l'anno di semilavorati destinati ai principali mercati europei e mondiali. Ma oggi è diventata il simbolo della resistenza della città di Mariupol, martoriata da settimane dall'invasione russa: l'acciaieria di Azovstal, con un'area di oltre 11 mila metri quadrati, tra altoforni, fornaci, stabilimenti, capannoni, edifici, è un luogo ideale per la guerriglia tra un dedalo di sotterranei, tunnel, cunicoli e una fitta rete di binari. È una sorta di gigantesco bunker, quello scelto dalla resistenza del battaglione Azov a cui si è unita la schiera di combattenti ucraini e volontari (molti dei quali provenienti da Paesi europei e dal Canada, per lo più mercenari, secondo i russi).
L'acciaieria Azovstal, perché è importante
L'impianto non è facile da espugnare: i russi stanno scaricando le bombe anti-bunker - le stesse usate anche in Siria - sull'impianto ma il sito è stato pensato e costruito per resistere ad attacchi nucleari.
La fortezza
«È una fortezza in una città», aveva raccontato Rinat Akhmetov, il miliardario e uomo più ricco dell'Ucraina, che controlla il gruppo Metinvest a cui fa capo l'acciaieria che fino all'inizio della guerra aveva quasi 11 mila dipendenti. Le attività nell'impianto sono state sospese il 24 febbraio scorso, il giorno di inizio dell'invasione russa, e lo stop rappresenta un duro colpo non solo per l'Ucraina, dodicesimo maggiore produttore di acciaio al mondo, ma anche per il mercato italiano che - secondo alcune stime - nel 2020 ha assorbito il 46% del volume di vendite di Azovstal.