Le immagini dei dimostranti che innalzano cartelli inneggianti a Wagner, l’organizzazione di mercenari dell’ex chef di Putin, Prigozhin, appaiono come d’incanto sui canali Telegram che si richiamano all’organizzazione. In Mali, Burkina Faso e anche in Niger. Lo stesso capo di Wagner posta i suoi commenti positivi al colpo di Stato, ormai consumato, in Niger. «Un momento di liberazione dai colonizzatori occidentali atteso da tempo», lo definisce Prigozhin in un audio la cui veridicità, al solito, è contestata. Ma l’accerchiamento del Niger, ultimo baluardo democratico nel Sahel da cui francesi e americani si sono allontanati sotto la spinta dei Wagner, è ormai arrivato al cuore del Paese. A Niamey, la capitale. Il presidente eletto due anni fa nelle prime elezioni democratiche dall’indipendenza dalla Francia, Mohamed Bazoum, si troverebbe a casa sua ma in una condizione di semi-prigionia, difeso da pochi fedelissimi mentre il generale che era capo della Guardia presidenziale, Abdouhramane Tchiani, è il nuovo “uomo forte” del Paese.
IL DISCORSO
Tchiani è apparso alla Tv a fare il primo discorso, per invitare alla calma ed esortare i concittadini a uno «slancio patriottico» per affrontare «le sfide di sicurezza, economiche e sociali».
I RISCHI
In Niger, due miniere di uranio (Acuta e Arlit) sono gestite dalla controllata nigerina della società francese Orano, il Paese è primo fornitore di uranio dell’Ue per il 24 per cento del fabbisogno comunitario. Adesso quelle posizioni sono a rischio. Il Niger era considerato, sotto la guida del presidente eletto Bazoum, una roccaforte filo-occidentale in una fascia, quella saheliana, “inquinata” da bande jihadiste e mercenari russi. Mosca ha condannato il golpe in coincidenza col summit Russia-Africa a San Pietroburgo: sarebbe imbarazzante riconoscere di aver favorito un colpo di Stato nel momento in cui Putin è impegnato in un’«operazione simpatia» verso il continente africano, dopo il colpo basso del ritiro dal patto sul grano nel Mar Nero che condannerà alla fame i Paesi più poveri.
E così, le dichiarazioni del ministro degli Esteri Lavrov sul sostegno al legittimo leader Bazoum vengono messe alla berlina sui canali Telegram di Prigozhin come uno stupefacente assist al “nemico” francese. Ma potrebbe essere solo un gioco delle tre carte. Nell’area sono presenti militari americani e dell’Onu, con una presenza italiana. Il presidente francese, Macron, condanna il golpe come «totalmente illegittimo e profondamente pericoloso per il popolo nigerino». La Ue sospende i suoi aiuti. E la vicepresidente Usa, Kamala Harris, ricorda che l’assistenza americana dipende dal rispetto (e ritorno) della democrazia. Ma intanto i nuovi potenti del Niger mettono in guardia contro «interventi stranieri». E la Russia è più vicina.