Cresce la tensione in Niger ed è sempre più concreta l'ipotesi che il golpe guidato dal generale Abdourahamane Tchiani, possa portare ad un intervento militare. Lo hanno detto a chiare lettere i Paesi dell'Ecowas, riuniti a Abuja, lanciando alla giunta di Niamey un ultimatum di una settimana per ristabilire l'ordine. Ma anche Parigi si è detta pronta a «reagire con decisione» se fossero attaccati i cittadini francesi e i loro interessi, dopo che migliaia di manifestanti pro-golpe hanno manifestato, tentando l'assalto all'ambasciata francese a Nimey mentre sventolavano bandiere russe e inneggiavano a Mosca.
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Niger, i cori «Viva Putin»
Alcuni hanno cercato di entrare nell'edificio, altri invece hanno strappato la targa con la scritta "Ambasciata francese in Niger", prima di calpestarla e sostituirla con bandiere russe e nigerine. «Viva Putin», «Viva la Russia», «Abbasso la Francia», hanno gridato i manifestanti, prima di essere dispersi dai lacrimogeni.
Niger, paese del Sahel
L'organizzazione regionale Ecowas nella sua riunione straordinaria ha anche deciso di tagliare i cordoni a Nyamei, sospendendo «tutte le transazioni commerciali e finanziarie» tra i suoi Stati membri e il Niger, Paese del Sahel con 20 milioni di abitanti, tra i più poveri al mondo, nonostante le sue risorse di uranio. E ha deciso di imporre altre sanzioni finanziarie, tra cui «il congelamento dei beni per i funzionari militari coinvolti nel tentativo di colpo di stato». In apertura del vertice ad Abuja in Nigeria, il presidente nigeriano Bola Tinubu, capo dell'Ecowas, ha denunciato «la presa di ostaggi» da parte dei golpisti e l'«assalto» compiuto alla democrazia. «Non è più tempo per noi di inviare segnali di allarme», ha affermato, indicando invece che «è il momento di agire». Alla fine del 2022, l'Ecowas aveva deciso di creare una forza regionale destinata a intervenire contro i jihadisti ma anche in caso di colpo di stato.
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Niger, la possibile risposta dei Paesi africani
Nei giorni scorsi a chiedere il ritorno all'ordine costituzionale oltre agli Stati Uniti, erano stati anche l'Unione europea e l'Unione africana. In queste ore delicate una mediazione in extremis viene tentata dal presidente di transizione ciadiano Mahamat Idriss Déby Itno arrivato a Niamey per «sondare il terreno e cercare di portare una soluzione della crisi». «È un'iniziativa ciadiana», ha aggiunto il portavoce del governo di N'Djamena. A dare un suo contributo alla ricerca di una «via d'uscita negoziata dalla crisi» per «liberare» Bazoum, c'è anche l'ex presidente nigerino Mahamadou Issoufou. La crisi nel Niger ha dei riflessi politici ed economici che si riflettono anche in Russia, considerato che il gruppo mercenario Wagner sta già operando nel vicino Mali e il presidente Vladimir Putin vorrebbe espandere la sua influenza nella regione. E preoccupa un possibile asse dei golpisti con la Russia di Vladimir Putin e un crescente peso dei mercenari, con il loro capo Prigozhin che da giorni fa apertamente l'occhiolino a Niamey. Dopo il Mali e il Burkina Faso, il Niger, flagellato dagli attacchi di gruppi legati allo Stato islamico e ad al Qaeda, è il terzo Paese della regione a subire un colpo di stato dal 2020.
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