MEDIO ORIENTE

Damasco, colpito edificio dell'ambasciata iraniana. Teheran: «La nostra risposta sarà dura». Tajani: «Presenti membri di Hamas probabilmente»

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Gaza, Israele inizia il ritiro dall'ospedale Shifa. Hamas: decine di cadaveri all'interno
Gaza, Israele inizia il ritiro dall'ospedale Shifa. Hamas: decine di cadaveri all'interno
Lunedì 1 Aprile 2024, 08:04 - Ultimo agg. 23:38

Tajani: "A Damasco forse anche membri di Hamas"

«La situazione è di alta tensione, è ovvio. L'Iran è il protettore di Hezbollah, i fondamentalisti che combattono contro Israele, che attaccano Israele dal sud del Libano. Probabilmente in quella zona ci saranno anche dei Pasdaran. Certamente lì a Damasco c'erano i Pasdaran e Zahedi, il generale che è stato ucciso, che aveva responsabilità in Siria e Libano. Probabilmente oggi c'erano anche dei militanti di Hamas, è una voce che circola, anche se è un'informazione da verificare»: lo ha detto a Quarta Repubblica su Rete4 il ministro degli esteri e vicepremier Antonio Tajani, commentando gli ultimi sviluppi in Medio Oriente.

Nyt: "A Damasco incontro segreto tra 007 iraniani e funzionari della Jihad islamica"

L'attacco ad un edificio del consolato iraniano a Damasco aveva nel mirino un «incontro segreto» tra alti funzionari dell'intelligence iraniana della Forza Quds e alti funzionari della Jihad islamica, che si erano riuniti lì per discutere della guerra a Gaza. Lo scrive il New York Times, citando un membro delle Guardie rivoluzionarie iraniane.

Raid a Damasco, sale la tensione Israele-Iran

Sale pericolosamente la tensione in Medio Oriente: Israele ha colpito Damasco, centrando un edificio del consolato iraniano e uccidendo diversi pasdaran, tra cui il generale Mohammad Reza Zahedi e il suo vice. Un obiettivo di prim'ordine, considerato il più importante dopo la morte di Soleimani: il comandante della Forza Quds e responsabile per la Siria ed il Libano era la testa di ponte tra Teheran e gli Hezbollah e, probabilmente, l'uomo che garantiva le armi iraniane al partito di Dio. Un'operazione che rischia di innescare la vendetta degli ayatollah: «La risposta sarà dura», ha ammonito l'ambasciatore iraniano in Siria Hossein Akbari. Il raid - di cui Israele finora non ha confermato la responsabilità - ha preso di mira Damasco e la sede del consolato in cui c'era anche la residenza dell'ambasciatore, uscito incolume insieme alla famiglia.

Tra le macerie dell'edificio colpito ci sono - secondo l'Osservatorio per i diritti umani in Siria - i corpi di almeno altre tre persone, oltre ai 5 pasdaran. L'operazione è avvenuta mentre sale anche la tensione interna in Israele, dove per il secondo giorno consecutivo, la piazza è tornata a chiedere «le elezioni» e le dimissioni del premier Benyamin Netanyahu - che ieri sera è stato operato a sorpresa di ernia - con una manifestazione davanti alla Knesset a Gerusalemme cui hanno partecipato in migliaia. A Gaza, intanto, dopo un assedio durato diversi giorni l'esercito si è ritirato dall'ospedale Shifa mentre l'Idf, da mesi sulle tracce dei leader di Hamas, ha arrestato anche la sorella di Ismail Hanyeh, (il capo della fazione palestinese che si trova in Qatar) sospettata «di contatti con operativi della fazione islamica e di sostegno ad atti di terrorismo».

Tornando all'attacco a Damasco, il raid ha colpito la sede consolare - accanto all'ambasciata - nel quartiere di Mezzeh, dove sono ospitate diverse ambasciate straniere e edifici dell'Onu. Immagini e commenti apparsi su web hanno indicato un edificio «spianato», all'interno del quale si trovava Zahedi e, secondo alcune informazioni apparse sui media israeliani e iraniani, il suo vice, Mohammad Hadi Rahimi. Zahedi era il più alto ufficiale dei pasdaran, al comando delle operazioni per la Siria e il Libano e, secondo alcune fonti in Israele, uno degli uomini chiave dell'apparato militare di Teheran nella zona. Secondo l'ambasciatore Akbari, l'obiettivo è stato colpito «da caccia F-35 con sei missili». L'agenzia di stato siriana, la Sana, ha affermato che i sistemi di difesa militare hanno contrastato l'attacco israeliano, abbattendo alcuni dei missili. Il ministro degli Esteri iraniano Hossein Amir-Abdollahian ha subito chiesto alla comunità internazionale di agire contro Israele. In una telefonata con l'omologo siriano Faisal Mekdad, Amir-Abdollahian ha «accusato il regime sionista e ha chiesto una risposta seria da parte della comunità internazionale a queste azioni criminali». Intanto a Gerusalemme la mega protesta contro il governo Netanyahu, cominciata domenica sera davanti la Knesset, è stata replicata lunedì sera portando in piazza decine di migliaia di israeliani al grido di 'Dimissioni per il governo di Benyamin Netanyahù. Era dalle manifestazioni contro la riforma giudiziaria del premier che non si vedeva così tanta gente in strada. Molti dei manifestanti, bandiera israeliana al vento, avevano adesivi con la scritta 'Governo vai vià. Molte le tende montate sulle strade nelle vie che portano alla Knesset: la richiesta dei manifestanti è che si vada ad elezioni generali entro la fine dell'anno. Sul fronte del conflitto a Gaza, al 178/esimo giorno di ostilità, il portavoce dell'esercito, dopo aver lasciato lo Shifa, ha denunciato che Hamas ha trasformato il posto «in un quartier generale militare e distrutto il complesso». Il ministero della sanità della fazione islamica ha dichiarato di aver scoperto decine di «corpi di martiri» nell'ospedale, aggiungendo che i danni materiali sono «molto significativi» su tutti gli edifici. Pochi sviluppi invece sul fronte dei colloqui. Israele parla però di «qualche progresso» nei negoziati indiretti che «si intensificheranno nei prossimi giorni» al Cairo, sottolineando che la partita si gioca parallelamente all'operazione a Rafah, che ieri Netanyahu ha confermato prossima. E proprio su questa sono attesi sviluppi da un incontro, virtuale, che dovrebbe svolgersi a strettissimo giro tra gli israeliani e l'amministrazione Biden.

Teheran: "La nostra risposta sarà dura"

L'ambasciatore iraniano a Damasco, Hossein Akbari, ha affermato che «la risposta di Teheran sarà dura» all'attacco a Damasco attribuito a Israele dove sono rimaste uccise otto persone fra cui Mohammad Reza Zahed, alto comandante dei Pasdaran. Lo riportano i media iraniani. Il diplomatico ha poi aggiunto che «dopo aver rimosso le macerie del palazzo distrutto dal raid sarà reso noto il numero esatto delle vittime».

"A Damasco colpito edificio dell'Ambasciata dell'Iran"

Il palazzo colpito in un attacco a Damasco «appartiene all'Ambasciata della Repubblica Islamica dell'Iran e aveva una bandiera».

Lo riporta su X la rete iraniana Snn, (Students News Network). Secondo al Arabya l'attacco, attribuito ad Israele e che avrebbe colpito il consolato e la residenza dell'ambasciatore, ha provocato almeno sei morti.

Damasco, colpito edificio dell'Ambasciata iraniana. Gaza, Israele inizia il ritiro dall'ospedale Shifa

Hezbollah: colpiti soldati israeliani. Confermata la morte di Al-Zin

Hezbollah afferma di aver causato «vittime» ieri sera tra le forze israeliane colpendo con proiettili d'artiglieria una postazione dell'esercito israeliano a Metulla, al confine con il Libano. Lo riportano i media arabi. Otto in totale gli attacchi effettuati dalla milizia sciita libanese contro il territorio dello Stato ebraico, secondo la stessa Hezbollah. Nelle ore precedenti l'organizzazione paramilitare sostenuta dall'Iran aveva confermato la morte di Ismail al-Zin.

Israele: colpiti 10 obiettivi Hezbollah

Resta alta la tensione tra Israele e il Libano. Aerei da guerra israeliani hanno colpito 10 «obiettivi terroristici di Hezbollah» nell'area di Rachaya Al Foukhar nel sud del Libano. Lo ha fatto sapere il portavoce militare secondo cui tra gli obiettivi ci sono «depositi di armi, postazioni di lancio e infrastrutture terroristiche». Ieri l'Idf ha dichiarato di aver eliminato un esponente di spicco della forza d'élite di Hezbollah, Radwan, in un attacco di droni a Kounine, nel sud del Libano. La vittima del raid è Ismail Ali al-Zin, che secondo l'Idf era un comandante dell'unità missilistica anticarro. Lo riferiscono i media israeliani. L'Idf ha descritto al-Zin come un esperto «di missili anticarro che è stato responsabile di dozzine di attacchi contro civili e forze di sicurezza israeliane».

Videoconferenza Usa-Israele su offensiva Rafah

In programma nelle prossime ore una videoconferenza fra esponenti di Israele e degli Stati Uniti per discutere del piano per l'offensiva di terra contro Rafah di Israele, rende noto Axios, citando fonti israeliane e Usa. Gli Stati Uniti hanno già più volte espresso a Israele il loro parere negativo sull'offensiva. Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha cancellato la visita a Washington di una delegazione del suo governo in programma la scorsa settimana, dopo che il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite aveva approvato una risoluzione per il cessate il fuoco immediato a Gaza senza che gli Usa esercitassero il loro potere di veto. L'organizzazione della riunione online sarebbe il modo per «salvare la faccia» di Netanyahu.

Arrestata la sorella del leader di Hamas Ismail Haniyeh

La sorella del leader di Hamas Ismail Haniyeh è stata arrestata nel sud di Israele, nel sospetto «di contatti con operativi della fazione islamica e di sostegno ad atti di terrorismo». Secondo la polizia - citata dai media - la donna, 57 anni, è stata arrestata in un'operazione congiunta con lo Shin Bet, il servizio di sicurezza interna. Secondo la stessa fonte, nella sua abitazione sono trovati documenti, telefoni e altre prove che la legano «a serie offese alla sicurezza». La polizia non ha reso noto il nome della sorella di Haniyeh arrestata. Il leader dell'ufficio politico di Hamas - secondo i media - ha due fratelli e otto sorelle. Tre di queste sono sposate con beduini israeliani, hanno quindi cittadinanza israeliana e vivono a Tel Sheva, nel Negev. Lo scorso febbraio - è stato ricordato - una di loro ha dato alla luce un bambino prematuro ricevendo cure salvavita dai medici. Ismail Haniyeh, 62 anni, è sposato e padre di 13 figli e di norma vive in Qatar.

 

Proteste contro il governo Netanyahu a Gerusalemme

 

 

Media: arrestata la sorella del leader di Hamas

La sorella del leader di Hamas Ismail Haniyeh è stata arrestata nel sud di Israele, nel sospetto «di contatti con operativi della fazione islamica e di sostegno ad atti di terrorismo». Secondo la polizia - citata dai media - la donna, 57 anni, è stata arrestata in un'operazione congiunta con lo Shin Bet, il servizio di sicurezza interna. Secondo la stessa fonte, nella sua abitazione sono trovati documenti, telefoni e altre prove che la legano «a serie offese alla sicurezza». 

L'esercito israeliano ha lasciato l'ospedale Shifa

L'esercito israeliano ha annunciato di aver completato le «operazioni mirate» all'ospedale Shifa a Gaza City e di essere «uscito» dal complesso. Lo ha fatto sapere il portavoce militare secondo cui i soldati «hanno ucciso terroristi in scontri ravvicinati, hanno localizzato numerose armi e documenti di intelligence in tutto l'ospedale, prevenendo danni a civili, pazienti ed équipe mediche».

 

Sempre a Gaza City - secondo la stessa fonte - «un elicottero ha colpito un complesso militare di Hamas dotato di trappole esplosive». A Khan Yunis, commando dell'Idf - ha aggiunto il portavoce militare - stanno operando nell'area di al-Amal dove «sono stati uccisi terroristi in scontri ravvicinati e altri sono stati catturati».

Hamas: decide di cadaveri nell'ospedale Al Shifa

Il Ministero della Sanità della Striscia di Gaza gestito da Hamas ha dichiarato di aver scoperto decine di cadaveri nell'ospedale di al-Shifa dopo il ritiro oggi di carri armati e altri veicoli dell'esercito israeliano. «Decine di corpi di martiri, alcuni in stato di decomposizione, sono stati rinvenuti nel complesso e attorno all'ospedale», afferma il dicastero in un comunicato stampa precisando che ci sono danni materiali sono «molto significativi» su tutti gli edifici.

Guerra Israele, la diretta di oggi lunedì 1 aprile. 

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