La prima ministra scozzese, Nicola Sturgeon ha scelto l'8 marzo per presentare le scuse – postume e formali - alle migliaia di donne perseguitate in Scozia come streghe più di cinque secoli fa, torturate e mandate al rogo. Si è trattato di un'ondata violentissima animata da una profonda misoginia. La risposta istituzionale della Sturgeon è arrivata a seguito di una petizione che chiedeva la grazia per le oltre 4.000 persone - per la stragrande maggioranza donne - accusate, condannate e spesso giustiziate in Scozia sulla base del famigerato Witchcraft Act del 1563. Davanti al parlamento scozzese ha parlato di «una enorme ingiustizia storica: Coloro che hanno incontrato questo destino non erano streghe, erano persone, ed erano per la maggior parte donne».
Un periodo buio, quello, segnato dall'iniquità e dalla ingiustizia. «In un'epoca in cui le donne non erano nemmeno autorizzate a parlare come testimoni in un'aula di tribunale, sono state accusate e uccise perché erano povere, diverse, vulnerabili o in molti casi solo perché erano donne».
Secondo il Survey of Scottish Witchcraft, un database completo dei procedimenti giudiziari finora conosciuti, tra la prima esecuzione avvenuta nel 1479 e l'ultima del 1727, furono uccise almeno 2.500 persone che si pensava fossero pericolose per la società perchè adoravano il diavolo, volavano su una scopa, facevano malefici e causavano epidemie.
Il mea culpa delle istituzioni scozzesi era atteso da tempo: «In primo luogo - ha spiegato Sturgeon - riconoscere l'ingiustizia, non importa se lontana nel tempo, è importante.