A guidare i movimenti verticali e la sismicità dei Campi Flegrei degli ultimi 40 anni sarebbe la presenza di due distinti livelli di rocce, tra 1 e 3 chilometri di profondità. A dirlo è lo studio realizzato da ricercatori dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia e dell'University College di Londra pubblicato sulla rivista Earth and Planetary Science Letters. Analizzando una serie di dati relativi agli ultimi 40 anni di movimenti e sismicità dell'area flegrea i ricercatori sono riusciti a ricostruire una sorta di mappa e la composizione dei vari strati presenti nel sottosuolo.
Gran parte degli eventi sismici sarebbero prodotti in particolare nelle vicinanze di due distinti livelli di rocce con proprietà chimiche e fisiche diverse, la prima tra 1 e 1,5 chilometri di profondità e la seconda a circa 3 km. «Questi livelli svolgono un ruolo chiave nel controllo dei movimenti verticali e della sismicità nei Campi Flegrei e sono presenti in diversi sistemi vulcanici caratterizzati da alte temperature e da circolazione dei fluidi», ha detto Stefano Carlino, dell'Osservatorio Vesuviano dell'Ingv.
«Il monitoraggio dell'attività dei Campi Flegrei nel prossimo futuro potrà indicare se gli sciami sismici degli ultimi mesi rappresentino o meno l'inizio di questa fase», ha aggiunto Stefania Danesi, dell'Ingv e primo autore dello studio che rappresenta un contributo utile per migliorare futuri strumenti di previsione ma al momento non implicazioni dirette su misure la sicurezza della popolazione.