Reperti archeologici rinvenuti sui fondali di Capri

I reperti possano risalire all’era neolitica

La scoperta
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di Anna Maria Boniello
Martedì 21 Novembre 2023, 15:24 - Ultimo agg. 22 Novembre, 18:43
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Sono rimasti millenni sui fondali di Capri, i blocchi di ossidiana che ieri sono stati riportati alla luce sull’imbarcazione della Polizia di Stato del Nucleo sommozzatori, dove ad attendere l’arrivo del primo blocco di circa 8 Kg recanti tracce di lavorazione, recuperato dagli esperti sub della Polizia di Stato, c’erano i Carabinieri del Nucleo di Tutela Patrimonio Culturale, il soprintendente Archeologia Belle Arti e Paesaggio per l’area metropolitana di Napoli Mariano Nuzzo, insieme a Luca di Franco funzionario archeologo, caprese, responsabile per la tutela dell’isola di Capri, ed i referenti dell'ufficio archeologia subacquea Simona Formola e l'assistente tecnico subacqueo Carlo Leggieri.

Sui fondali del lato sud est dell’isola giacciono ancora altri reperti e per il loro recupero si attendono unità navali attrezzate essendo di dimensioni molto più grandi; infatti, da un primo esame gli esperti ipotizzano che i reperti possano risalire all’era neolitica, cioè nell’era preistorica risalente all’età della pietra che va dall’8000 a.C.

sino al 3500 Avanti Cristo, quando l’ossidiana, un blocco di vetro vulcanico, veniva utilizzata per la fabbricazione prevalentemente coltelli e oggetti di vario uso come armi.

 

Provenivano dalle isole eolie come Lipari, Stromboli e altre isole vulcaniche, per arrivare a Capri per essere lavorate, probabilmente i blocchi che giacciono sui fondali del mare di Capri appartenevano ad un carico di un’imbarcazione che è andata a picco. Ora la mano passa alla sovrintendenza e ai sommozzatori esperti per recuperare il secondo blocco che è di dimensioni molto più grandi del primo, potrebbe pesare infatti oltre gli 80 Kg per il cui recupero necessita di speciali attrezzature subacquee e particolari imbarcazioni.

Intanto già da oggi sono partite ulteriori ricerche per comprendere l’estensione del carico e la possibile presenza dello scafo. Le indagini saranno svolte in collaborazione con la Soprintendenza nazionale per il patrimonio culturale subacqueo. I reperti saranno restaurati e conservati in soprintendenza presso il Palazzo Reale.

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