Cemento, fogne e rifiuti «Litorale-discarica qui regna l'anarchia»

Gli imprenditori: "Noi dimenticati dalle istituzioni, ci aiutano gli stranieri"

Uno scheletro di cemento sul litorale
Uno scheletro di cemento sul litorale
di Serena Palumbo
Mercoledì 24 Maggio 2023, 07:31 - Ultimo agg. 25 Maggio, 10:28
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Non solo lo sbancamento della duna di Lago Patria con i tremila metri quadri demaniali sequestrati nei giorni scorsi. Qualche chilometro più a Sud, a Licola, uno scempio senza interruzioni. Spazzatura, edilizia incompiuta o addirittura abbandonata: questo è lo scenario che oggi tristemente caratterizza il litorale di Licola. Pneumatici, giocattoli per bambini, bottiglie di plastica, reti da pesca, medicinali scaduti, flaconi di detersivi, materiali di risulta e tanto altro occupa la spiaggia che collega il litorale diviso tra la parte sud di Castel Volturno, Giugliano-Licola e Pozzuoli. Ciò che si dovrebbe trovare in una discarica è invece calpestabile a piedi nudi in riva al mare.

I lettini, dei lidi che credono nel potenziale commerciale del mare di Licola, sono esposti non solo fronte sole, ma anche fronte ecomostri monchi e deserti. Infatti, accanto agli stabilimenti balneari nei quali ci si può divertire e sorseggiare l'aperitivo, si ereggono scheletri di cemento pieni zeppi di immondizia. Altri edifici abbandonati mostrano ancora le loro originarie sembianze da lido della Napoli bene degli anni Sessanta. Risulta oggi difficile immaginare ciò che accosta la movida all'inquinamento ambientale: un tempo era una delle mete estive più ambite e frequentate della Campania. Un ruolo decisivo nel decadimento paesaggistico del litorale, oltre alla cruda e incivile mano dell'uomo, l'ha svolto l'alveo dei Camaldoli.

«L'alveo dei Camaldoli è lungo oltre ventidue chilometri - spiega Umberto Mercurio, presidente dell'associazione Licola Mare Pulito - arriva dalla collina dei Camaldoli, scende per Qualiano, Marano, Calvizzano, Giugliano, arrivando infine al mare. È un canale che andrebbe monitorato e vigilato sempre, perché viene adoperato a mo' di discarica da parte di cittadini che nel canale sversano di tutto. Soprattutto con le forti piogge, i rifiuti accumulati scorrono, depositandosi sulla spiaggia». Ma l'alveo dei Camaldoli non è l'unica causa di inquinamento. A contribuire al deterioramento è anche la rete fognaria del comune di Giugliano: «Le reti fognarie sono un grosso problema, perché non sono ultimate. Da trenta anni attendiamo i lavori che paiono non essere in cantiere. Mi riferisco sia alla rete del Lago Patria, sia alla rete che proviene da Giugliano e arriva al depuratore. Va sottolineato che il Comune di Giugliano scarica nel Lago Patria attraverso canali incontrollati, con conseguenze tristemente visibili a tutti. È preferibile che questa rete resti sempre chiusa, perché quando è aperta, a Licola viene interdetta la balneazione, danneggiando soprattutto gli imprenditori dei lidi. Questi sono aspetti che la Regione Campania non ha mai preso in considerazione», prosegue Mercurio.
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L'associazione Licola Mare Pulito opera da quasi dieci anni per la tutela del territorio al confine tra Giugliano e Pozzuoli: «Ci stiamo avvicinando al decimo anno di attività.

Siamo una onlus che si adopera in maniera volontaria per la tutela dell'ambiente, non solo della spiaggia, ma anche di tutte quelle situazioni critiche che interessano il nostro territorio e che non vengono giustamente prese in carico e risolte». Poi prosegue: «L'istituzione non c'è, regna l'anarchia. Impuniti alcuni individui sversano rifiuti illegalmente in zone che andrebbero protette per il benessere dell'ambiente e dell'uomo. La Regione qui è latitante. L'amministrazione comunale subisce l'inquinamento che arriva dall'alveo dei Camaldoli. Il Comune di Giugliano dovrebbe avere un ruolo fondamentale nella tutela ambientale, ma è assente e la prova è lo scarico illecito consentito. La Procura della Repubblica non interviene. Io ho molte denunce depositate negli anni, ma la situazione resta questa. I responsabili sono loro: politici e mala politica ambientale».

Tuttavia, dichiarata assente la politica, il presidente Mercurio denuncia anche una mancanza di collaborazione e tutela da parte della popolazione locale: «Noi volontari siamo sempre soli, la cittadinanza non ci supporta. Spesso collaboriamo con la comunità islamica. Con loro puliamo la spiaggia e i quartieri. La popolazione locale si lamenta spesso, ma non scende con noi in campo per la risoluzione dei problemi. Non danno una mano concreta a noi e quindi alle loro stesse case».
 

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