Liberata casa del killer confiscata e rioccupata

La cattiva gestione dei beni confiscati al centro di un'inchiesta

L'intervento delle forze dell'ordine a Torre Annunziata
L'intervento delle forze dell'ordine a Torre Annunziata
Venerdì 27 Gennaio 2023, 08:46
2 Minuti di Lettura

La casa confiscata al killer ergastolano era stata nuovamente occupata dai suoi familiari. Ieri mattina il nuovo sgombero per un appartamento di via Agricoltori, una traversa di via Bertone, nel Quadrilatero delle Carceri di Torre Annunziata, a due passi da Palazzo Fienga, la roccaforte confiscata al clan Gionta.

L'abitazione è tornata a disposizione del Comune oplontino, che aveva «scoperto» di avere quell'immobile tra i suoi beni durante la ricognizione chiesta dai commissari prefettizi ed eseguita da Ufficio Demanio e polizia municipale lo scorso ottobre. I caschi bianchi scoprirono che la casa confiscata ad Alfonso Agnello, alias «chiò chiò», spietato killer del clan Gionta, oggi ergastolano al 41-bis, tra i primi sospettati dell'omicidio del giornalista Giancarlo Siani (fu arrestato e rilasciato pochi giorni dopo perché fornì un alibi), in realtà era stata occupata dalla figlia e da due minorenni.

Dopo una proroga scaduta due settimane fa e un tentativo di resistenza, i tre sono stati sgomberati ieri, anche grazie all'intervento sul posto di carabinieri e polizia.

Gli occupanti abusivi, però, sono rimasti all'interno dello stesso edificio, ospitati da alcuni familiari residenti in un altro appartamento. Nel frattempo, il Comune si è riappropriato del bene confiscato e affidato all'ente ormai da anni, ma poi lasciato praticamente nelle mani degli stessi familiari del camorrista a cui era stato strappato.

Video

Proprio la cattiva gestione dei beni confiscati era finita al centro di un'inchiesta coordinata dalla Procura di Torre Annunziata e condotta dai finanzieri del Gruppo oplontino, che un anno fa sequestrarono una serie di documenti proprio all'Ufficio Demanio, mentre negli uffici di via Schiti era già al lavoro la commissione d'accesso. Di lì a poco scattò il blitz della squadra mobile di Napoli, coordinato dalla Dda, che fu il preludio allo scioglimento dell'amministrazione comunale per presunte infiltrazioni della camorra.
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA