A un anno dalla morte di Giovanni Guarino, il ragazzo di nemmeno 19 anni ucciso a coltellate da due quindicenni, già condannati in primo grado a 14 anni e otto mesi di reclusione, in centinaia hanno voluto ricordare la sera del Lunedì in Albis il "gigante buono". Lo hanno fatto partecipando a una messa officiata da don Giosuè Lombardo nella basilica di Santa Croce. All'esterno della chiesa, all'altezza del campanile, gli amici che ogni giorno si radunavano nella piazza hanno sistemato due striscioni.
All'interno tanto composto dolore: all'altezza dell'altare una gigantografia con il volto sorridente di Giovanni, vicino i genitori Marianna e Antonio.
Don Giosuè ha poi spiegato come «la nostra fede cristiana ci vede pensosi davanti ad una culla e sereni davanti ad una bara», ricordando che «l'anno scorso non eravamo così sereni: il dolore era straripante. Oggi il dolore è stato progressivamente sostituito dalla serenità: questo è possibile solo grazie alla fede cristiana».
Infine la sottolineatura legata all'attività svolta dall'associazione che porta il nome di Giovanni Guarino, voluta e guidata dalla sorella Rosa: «Plaudo a questa iniziativa e a voi dico ha specificato rivolgendosi ai tanti ragazzi presenti in basilica dovreste frequentarla un po' di più, impegnarvi di più in questo cammino. Anche io ho preso la tessera. Bisogna rendere viva la memoria di Giovanni portando avanti le istanze e i progetti di questa associazione, alla quale vi chiedo di aderire. In questo modo si dimostra di voler bene alle persone, impegnandosi nel tenere viva la memoria dei nostri cari».