Mariglianella, la lezione di Ugo Foà ai ragazzi: non dimenticate mai il valore della solidarietà

L'incontro con il testimone delle leggi razziali fasciste

Da destra Ugo Foà, i dirigenti scolastici Avallone e Riemma, il parroco don Ginetto, il sindaco Russo
Da destra Ugo Foà, i dirigenti scolastici Avallone e Riemma, il parroco don Ginetto, il sindaco Russo
Mercoledì 1 Febbraio 2023, 18:13
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Dare volto e voce all'orrore delle leggi razziali. La necessità di rendere viva la memoria è oggi più che mai un dovere, perché quello che è stato non diventi «una riga, e poi neppure più quella» nei libri di storia. E' così che stamattina i ragazzi dell'Ic Carducci di Mariglianella, diretto da Maria Grazia Avallone, hanno incontrato la Storia; hanno conosciuto il volto e la voce di un bambino di allora, oggi un nonno, che nel 1938 fu costretto a lasciare la scuola perché ebreo, vittima delle leggi razziali emanate dal regime fascista. Ma soprattutto, gli studenti di Mariglianella hanno regalato un giorno di scuola da sottrarre a quei mille che furono negati a Ugo Foà nei cinque anni in cui gli fu negato di seguire le lezioni. Ed è per questo che ai giovani del paese della Città metropolitana Foà ha ricordato quanto la suola sia importante «perché conoscere aiuta a evitare che quello che è accaduto possa accadere ancora». Ai ragazzi ha anche sottolineato il valore della solidarietà tra compagni, quello che per un po' a lui è mancata, sopraffatta dall'indifferenza.

Ugo Foà, a 95 anni, è uno degli ultimi testimoni di quegli anni neppure tanto lontani.

Gli alunni sono arrivati all'appuntamento dopo un attento studio e la riflessione guidata dagli insegnanti diventata un piccolo spettacolo e un ascolto attento del racconto di un dolore, quello di un uomo (il bambino di allora) scampato alla deportazione solo perché rimasto a Napoli con la mamma e i fratelli. Testimone prezioso, Ugo Foà non solo della ferocia delle leggi razziali ma anche delle Quattro giornate, di quella “rivoluzione” che liberò la città dai tedeschi ben prima dell'arrivo degli Alleati. 

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Ma Ugo è anche testimone di un dolore che non passa; mentre raccontava ai ragazzi di terza media («Che io non ho potuto frequentare», ha detto) sullo schermo della palestra dell'istituto scorrevano le immagini di tanti della sua famiglia che non ebbero il suo stesso destino, e delle “pietre d'inciampo” con i nomi di quei familiari.

E alla domanda, più intima, di come si faccia a superare tutto, e perché c'è sia chi - come Primo Levi di cui hanno studiato i romanzi - non ci sia riuscito, togliendosi la vita, Foà ha spiegato con le parole semplici di un nonno quanto l'animo umano sia insondabile, e quanti siano i modi per reagire all'orrore del lager.

Ad ascoltare la lezione del “bambino che non poteva andare a scuola" (il titolo del libro di Ugo Foà) con studenti e docenti, anche l'assessore regionale alla Scuola Lucia Fortini, il consigliere regionale Felice Di Maiolo, il dirigente scolastico Michelangelo Riemma, il parroco don Ginetto De Simone, il sindaco Arcangelo Russo.

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