Pestò presidente del Wwf, interdittiva per la sua ditta

Per Langellotto è arrivato il provvedimento prefettizio

Claudio d'Esposito
Claudio d'Esposito
di Dario Sautto
Sabato 10 Febbraio 2024, 08:48
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Dopo l'arresto per l'aggressione al presidente del WWF Terre del Tirreno Claudio d'Esposito, per l'imprenditore Salvatore Langellotto arriva anche l'interdittiva antimafia. Il provvedimento è stato firmato due giorni fa dal prefetto di Napoli, Michele di Bari, che ha interdetto la ditta «Costruzioni Sant'Agnello srl» del 54enne residente proprio nel piccolo centro della Penisola Sorrentina. L'azienda è sottoposta a procedura fallimentare e, nel corso degli accertamenti eseguiti dalla Prefettura di Napoli, è emerso che lo stesso Langellotto è socio o dipendente di altre società, quasi tutte di proprietà di familiari stretti. Due settimane fa, Langellotto è finito agli arresti domiciliari, in esecuzione di un'ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip del tribunale di Torre Annunziata Riccardo Sena, su richiesta della Procura (procuratore Nunzio Fragliasso, aggiunto Giovanni Cilenti, sostituto Antonio Barba).

Langellotto è indagato per lesioni gravi aggravate dalle minacce per il violento pestaggio ai danni di Claudio D'Esposito, presidente del WWF Terre del Tirreno, avvenuta a Sant'Agnello il 26 marzo dello scorso anno. Ieri, dinanzi al tribunale del Riesame di Napoli, è stata discussa l'istanza presentata dall'avvocato Antonio de Martino, difensore di Langellotto, che ha chiesto la revoca della misura cautelare e l'annullamento dell'ordinanza insistendo sulla «totale inattendibilità della parte offesa». Secondo l'accusa indagini condotte dai carabinieri del nucleo investigativo del Gruppo di Torre Annunziata.

Langellotto fu autore di un violento pestaggio ai danni di d'Esposito, storico attivista del WWF, reo di avergli fatto perdere alcuni investimenti per le sue denunce in difesa dell'ambiente. Sulla vicenda, il tribunale del Riesame si è riservato e deciderà oggi.

Intanto, per Langellotto è arrivato il provvedimento prefettizio, che potrà essere impugnato dall'imprenditore. Langellotto era ritenuto un imprenditore affiliato al disciolto clan Esposito di Santa Maria la Carità, costola del clan Cesarano. Per questi fatti ha scontato una condanna definitiva a quattro anni e mezzo, ed è tornato a fare l'imprenditore da anni. Il 25 maggio 2020, però, è stato vittima di un agguato fallito, per il quale sono stati condannati a quattro anni e mezzo in appello per tentato omicidio Francesco Greco e Francesco Ventura, entrambi dipendenti di Guglielmo De Iulio, 41enne imprenditore di Castellammare, arrestato e scarcerato a luglio perché ritenuto il mandante, e ora a rischio processo.

Inizialmente incardinato dalla Dda, è caduta l'aggravante mafiosa e ora ha chiuso le indagini la Procura di Torre Annunziata. Un episodio, questo, che è finito anche nello scioglimento del Comune di Castellammare per presunte infiltrazioni della camorra, per il legame tra De Iulio e l'ex sindaco Gaetano Cimmino.

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