Camorra a Napoli, il pizzo sui lavori a casa, calci e pugni al manager: «Diktat dell’ultimo boss»

«Tu fai le truffe e noi rischiamo di andare in galera? Ti schiatto la testa se non porti i soldi, ti ammazzo»

Il raid alle Case Nuove
Il raid alle Case Nuove
di Giuseppe Crimaldi
Mercoledì 31 Gennaio 2024, 07:31 - Ultimo agg. 1 Febbraio, 07:22
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Quel che non erano riusciti ad ottenere da un avvocato lo avevano chiesto alla camorra. Pretendevano da un imprenditore edile il risarcimento economico per lavori in casa che a loro avviso non erano stati eseguiti a dovere, e alla fine si erano rivolti al clan Mazzarella: gli emissari della cosca, con in testa il reggente del sodalizio criminale, avevano così “convocato” l’uomo e - dopo avergli imposto un’estorsione per oltre 33mila euro - lo avevano massacrato di botte. Grazie alla denuncia della vittima questa storiaccia si è conclusa ieri mattina con 13 arresti a carico di presunti affiliati al cartello Mazzarella-Caldarelli-Buonerba. Inchiesta condotta dalla Squadra Mobile della Questura di Napoli e coordinata dai magistrati della Direzione distrettuale antimafia.

L’inchiesta matura negli ambienti criminali di Forcella e delle Case Nuove, il quartiere - quest’ultimo - teatro della furibonda stesa con più di 80 colpi di pistola terminata con il ferimento di un giovane e di una incolpevole passante di 68 anni. «Domani mattina se non mi porti i 30mila euro, mi prendo la casa, ti caccio a te, tua moglie e i tuoi figli e ti “scamazzo” (schiaccio, ndr) sotto un camion.

Ti schiatto la testa, ti uccido!»: con queste parole Luciano Barattolo - ritenuto l’attuale reggente dei Mazzarella nel centro storico di Napoli - si rivolse alla vittima il 19 aprile scorso, convocata con un messaggio WhatsApp nel Rione Luzzatti di Poggioreale dopo che una coppia di giovani coniugi, Roberta Fallace e Massimo Damiano (posti dal gip agli arresti domiciliari insieme a un’altra donna, Lucia Basile, anch’ella considerata tra i mandanti dell’estorsione) si erano rivolti al clan per riottenere il denaro.

Ma ricostruiamo le sequenze di questo film dell’orrore, una sceneggiatura “pulp” alla Gomorra. Convocato alla presenza degli uomini dei Mazzarella, l’imprenditore venne prima minacciato verbalmente e poi, dopo la richiesta estorsiva, picchiato selvaggiamente da almeno dieci uomini; il primo a colpire la vittima con degli schiaffi fu proprio Luciano Barattolo: «Noi rischiamo la galera e tu vuoi fare le truffe?» urlò Barattolo prima di iniziare a colpirlo. Subito dopo il pestaggio, ad opera di almeno altri dieci delinquenti che l’avevano accerchiato.

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Fu quella la goccia che fece traboccare il vaso. Dopo essersi fatto refertare in ospedale per le ferite, l’imprenditore decise di denunciare i fatti alla Squadra Mobile guidata dal neo-questore Alfredo Fabbrocini. I poliziotti avviarono un’indagine che il gip nella sua ordinanza non esita a definire “eccellente” per i tempi e le modalità di conduzione, e ieri sono scattate le manette. Dalle intercettazioni è emerso il disegno criminale: 16mila euro sarebbero stati consegnati alla coppia di coniugi, e la restante parte l’avrebbe incassata la camorra. La coppia di coniugi che pretendevano il rimborso delle spese sostenute lamentavano lavori eseguiti ricorrendo al “Bonus Casa” mal eseguiti e completati solo parzialmente, e in un primo tempo si erano rivolti ad un legale per far causa all’imprenditore; poi, tramite l’intervento della 36enne Lucia Basile (non legata alla criminalità organizzata), erano riusciti a contattare gli affiliati al cartello Mazzarella-Caldarelli-Buonerba. A proposito dei Buonerba, storica “costola” criminale legata ai Mazzarella: tra i destinatari della misura cautelare c’è anche Pasquale Buonerba, fratello del killer che durante la faida di Forcella assassinò il giovanissimo boss Emanuele Sibillo.

Il provvedimento dispone per 10 persone la custodia cautelare in carcere e per 3 gli arresti domiciliari: in cella sono finiti, oltre a Barattolo, Antonio Bonavolta, 36 anni, Pasquale Buonerba, 25 anni, Vincenzo Caldarelli, 44 anni, Pasquale Casaburro, 49 anni, Salvatore Di Caprio, 40 anni, Emanuele Di Clemente, 36 anni, Rosario Ciro Mazio, 19 anni, Cristian Nunziata 27 anni, e Luigi Pandolfo, 30 anni.

C’è un altro particolare che getta altra luce sinistra su questa vicenda. Al pestaggio commesso nei giardinetti del “Connolo”, come in gergo viene indicato il Rione Luzzatti, assistettero - quasi si trattasse di uno spettacolo - numerosi ragazzini, anche minorenni. Nessuno si voltò dall’altra parte, nessuno ritenne di dover in qualche modo lanciare un allarme alle forze dell’ordine. Il particolare emerge dalla denuncia presentata negli uffici della Mobile dalla vittima. E sempre dalle intercettazioni telefoniche emerge pure un altro particolare: i componenti del “branco” che accerchiò e ferì a mani nude l’imprenditore nei giorni successivi commentarono ridendo e con battute l’accaduto: «Quanti “buffi” ha pigliato quello», dice uno dei partecipanti. «Io quella “mazziata” non gliela volevo fare solo per non sporcarmi le mani», dice un altro.

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