Pugliano, 80 anni di pezze: la sfida on-line alla storia

Il mercato dell'usato nacque nel 1943 quando i residenti trafugavano i camion degli americani

Il mercato di Pugliano
Il mercato di Pugliano
di Francesca Mari
Lunedì 14 Agosto 2023, 10:16 - Ultimo agg. 15 Agosto, 08:49
5 Minuti di Lettura

È la domenica prima di Ferragosto e le strade sono orma, svuotate per l'ultimo esodo. Percorrendo il corso Resina - la strada principale di Ercolano - costellato dalle ville del Miglio d'Oro e dagli Scavi, ci si imbatte in una traversa che conduce in via Pugliano, cuore pulsante della città e teatro, dagli anni 40 del Novecento, del famoso mercato del vintage. Noto anche come «Mercato di Resina», dal nome di Ercolano fino al 1969, (o di Pugliano, con riferimento alla toponomastica), il mercato quest'anno compie 80 anni e, nonostante gli alti e i bassi, non ha smesso mai di esistere.

È aperto anche la domenica prima di Ferragosto: c'è poca gente, non la ressa degli anni passati o un discreto flusso di compratori e turisti che si può incontrare ancora adesso, in altri periodi dell'anno. Ci avviciniamo all'«Urban patchwork», l'installazione artistica con la stesa di jeans su Palazzo Capracotta (sito del Seicento in rovina) al fine di sollecitarne il recupero, e troviamo al civico 4 la prima bottega. Un uomo si affaccia, curioso, dal suo negozietto di capi in pelle. È Ciro Cozzolino, venditore storico che, con gli anni e un po' di guadagni, è riuscito a comprare un negozio.

Ma anni fa, e qualcuno lo fa ancora oggi, le cosiddette «pezze» si vendevano per terra, stese su un lenzuolo. «Le cose non accadono mai per caso - spiega orgoglioso Ciro Cozzolino - proprio qui, al civico 4, durante la guerra fu portato il primo involucro contenente pezze da vendere. Poi, con gli aiuti del Piano Marshall gli americani portarono le balle sui camion percorrendo corso Resina e lasciandole in via Pugliano».

Proprio qui, quindi, nacque il mercato nel 1943 quando in Italia sbarcarono le truppe alleate. La storia vuole che gli americani percorressero via Pugliano con i camion carichi di beni (dal vestiario ai paracadute in seta) e che gli abitanti, alla sosta per il passaggio della Circumvesuviana, trafugassero gli oggetti per venderli. Quando poi gli alleati lasciarono Napoli comparvero in via Pugliano le prime improvvisate bancarelle, dove si vendeva un po' di tutto, dalle divise militari fino ai primissimi jeans. Nel Dopoguerra si cominciarono ad acquistare «balle al buio» dagli Stati Uniti, con capi provenienti da magazzini, sartorie, lavanderie. Fu proprio negli anni '60 che il mercato di Resìna fiorì, grazie agli abiti usati ma anche ad accessori ed oggettistica di ogni tipo.

Video

Le prime bancarelle, spesso balle aperte per terra, erano prese d'assalto perché si potevano trovare anche soldi o gioielli e orologi preziosi dimenticati negli indumenti. Poi, da mercato di jeans e biancheria, negli anni 70-80 Resina venne preso d'assalto da stilisti, costumisti cinematografici ed esperti di moda provenienti da tutto il mondo. Divenne noto (e lo è ancora oggi) come «o' mercato de' pezze americane», per le sue origini e ci si trova di tutto. Fu con il terremoto dell'80 che, a causa di danni alle strutture, il mercato perse notorietà anche se le amministrazioni che si sono succedute hanno avviato una serie di progetti. Dagli inizi del Duemila, tra rivoluzione tecnologica e crisi economica, il mercato ha perso il suo smalto e per molti anni è stato poco frequentato. Solo di recente, anche grazie al ritorno in voga del vintage, con la nascita di siti e app (come Vinted, Subito, E-Bay, Wallapop etc), il mercato sta rifiorendo.

Ma la tecnologia può essere un'arma a doppio taglio. «Il mercato è vita - racconta Giuseppe Cataldo, imprenditore 29enne - e io provenendo da generazioni di venditori sono abituato solo alla vendita emozionale, dal vivo. Spesso la vendita online ci penalizza, è più facile acquistare con un click ma non è la stessa cosa che visitare Resina».

Camminando per le botteghe sembra di vivere un museo a cielo aperto: oggettistica antica, collezioni (dai libri ai giornali, dagli spartiti ai quadri e così via), pellicce, jeans e abiti di lusso di tutti i decenni del Novecento con le proprie mode. I prezzi, una volta più contenuti, cominciano ad alzarsi perché oggi grazie all'online i venditori stessi (prima meno consapevoli) conoscono i prezzi e il valore degli oggetti. «Sono qui da 50 anni- ci diceo Salvatore Formisano, detto Sasà e conosciuto a livello internazionale per i suoi jeans - e credo che i giovani oggi possono fare qualcosa per Resina, ma devono essere intraprendenti». Nel viaggio ci accompagna Giuseppe Bottone, venditore e presidente di «Ercolano Cultura Vintage», l'associazione promotrice dell'opera d'arte e che da anni cerca di rilanciare il mercato. «L'online da un lato penalizza - spiega - ma dall'altro può essere una risorsa. Ormai tutti abbiamo siti e pagine sociala non solo per l'e-commerce, ma anche per pubblicizzare eventi. Vogliamo che il mercato diventi un luogo d'arte, cultura, enogastronomia e bellezza storica e architettonica».

Arrivati in cima troviamo la nonnina del mercato, Anna Acampora detta Ninella, che cerca gli stracci nella balla e ci torna in mente Sergio Zavoli, affascinato da Resina tanto da farci il reportage «La tratta degli stracci».
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA