Tema sempre delicato, quello della Terra dei fuochi. Per il governatore Vincenzo De Luca il fenomeno si è ampiamente ridotto, eppure secondo l'ultimo report della Prefettura i roghi tossici ci sono e come. Il presidente della Regione si concentra sui terreni agricoli. «In Campania, solo l'1 per cento non è coltivabile oggi, dopo anni di Terra dei Fuochi» ha spiegato De Luca nel suo intervento al convegno «Ambiente, salute, cibo. Per la medicina di precisione», organizzato dall'Istituto Zooprofilattico del Mezzogiorno e dalla Federico II.
«Sono passi avanti che ho spiegato a Milano di recente - continua -.
Insomma per De Luca il capitolo inquinamento sarebbe chiuso. Ma spulciando i dati non sarebbe cosi. Secondo l'incaricato della Prefettura i roghi segnalati a gennaio 2023 sono stati 32. Lo scorso anno 64, due anni fa 89, tre anni fa 302. Con riferimento al 2022, i roghi sono stati 1.049 tra le province di Napoli e di Caserta. Rispetto al triennio 2019-2021, il report annuale rivela un calo dell'80 per cento.
A sentire gli ambientalisti, l'emergenza Terra dei fuochi è tutt'altro che risolta. Gli incendi, sostengono, sembrano in calo ma solo perchè nei mesi invernali il numero è sempre stato inferiore a causa delle piogge che rendono umidi i cumuli di spazzatura sparsi nelle campagne. A preoccupare è soprattutto il periodo che va dalla primavera a ottobre, mesi e mesi di inquinamento e fumi tossici che ammorbano l'aria. E roghi a parte, c'è anche il problema degli sversamenti illegali nelle aree e nei terreni non coltivabili, a ridosso delle superstrade o nelle campagne incolte attraversate dai Regi Lagni, dove opifici e aziende edili scaricano abusivamente per non pagare le tasse di smaltimento. Insomma anche se è solo l'1 per cento dei terreni che oggi non è coltivabile, ancora lontani si è per la soluzione definitiva relativa ai roghi tossici.