«Se si insegnasse la bellezza alla gente, la si fornirebbe di un’arma contro la rassegnazione, la paura e l’omertà»: è la frase che fa da sfondo al murale della legalità scoperto nella zona di via San Giuseppe alle Paludi, di fronte alla chiesa dell’arteria che conduce ad uno dei due ingressi del cimitero cittadino. Non una frase qualsiasi, perché è quella pronunciata da Peppino Impastato, il giornalista siciliano ucciso dalla mafia nel 1978 a soli 30 anni. Impastato è uno dei volti simbolo scelti per il murale che d’ora in avanti caratterizzerà la zona, troppe volte finita al centro di fatti legati alla cronaca nera. Con lui sono riprodotti anche il giudice Giovanni Falcone, Carlo Alberto Dalla Chiesa, don Giuseppe Diana (tutti vittime della criminalità organizzata), Papa Giovanni Paolo II e due giovani morti per mano di ragazzini, Giovanni Guarino e Giovanbattista Cutolo, il primo ucciso a coltellate all’esterno di un’area giochi nel quartiere Leopardi tre anni fa, il secondo freddato con colpi di arma da fuoco a piazza Municipio.
Alla cerimonia di scoprimento dell’opera, voluta dal parroco di San Giuseppe alle Paludi, don Daniele Izzo, e realizzata grazie all’intervento dell’amministrazione comunale guidata dal sindaco Luigi Mennella, l’arcivescovo di Napoli, Domenico Battaglia. Lui ha benedetto il murale dopo che il vicesindaco Michele Polese, la vicepresidente del consiglio regionale Loredana Raia, i familiari di Guarino e Cutolo e i rappresentanti delle forze dell’ordine hanno svelato il lavoro, all'altezza di una parete abbellita anche con una panchina.
Agerola: ragazzi inaugurano la panchina della legalità con Giovanni Impastato
Ad accompagnare l’iniziativa, la fanfara dei carabinieri, che ha prima sfilato lungo la strada che da Gabella del pesce porta alla parrocchia e poi ha suonato sulle scale della chiesa, eseguendo tra l'altro anche l’inno nazionale. A seguire una messa, officiata dal cardinale Battaglia. «Abbiamo promosso questa iniziativa - ha spiegato il vicesindaco Polese - per sensibilizzare la collettività sul tema della legalità, con il proposito di contribuire allo sviluppo di una coscienza civile contro la criminalità organizzata. Senza dimenticare l’attività vera e propria di riqualificazione più volte invocata in passato dal parroco a nome di tutta la comunità».
Visibilmente soddisfatto don Daniele Izzo: «Con questo murale, forniamo un segnale di riscatto dell’intero quartiere, con il proposito che lo stesso si scrolli dell’etichettatura che troppe volte gli viene attribuita».