Ucciso per un parcheggio a Torre Annunziata, la figlia in lacrime: «Condanna troppo lieve»

Niente ergastolo ma 23 anni per i quattro killer: non riconosciuta l'aggravante dei futili motivi

Maurizio Cerrato con la figlia Maria Adriana
Maurizio Cerrato con la figlia Maria Adriana
di Dario Sautto
Mercoledì 5 Aprile 2023, 23:55 - Ultimo agg. 6 Aprile, 20:00
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«Noi abbiamo perso tutto già due anni fa, ma stavolta a perdere è lo Stato. Ma noi non ci fermiamo». Dopo la lettura della sentenza di condanna a ventitré anni ciascuno per i quattro assassini del marito, non usa mezzi termini Tania Sorrentino, la vedova di Maurizio Cerrato, ucciso la sera del 19 aprile 2021 a Torre Annunziata per difendere la figlia Maria Adriana dopo una lite per un parcheggio.

La Procura di Torre Annunziata (procuratore Nunzio Fragliasso, in aula la pm Giuliana Moccia) aveva chiesto il carcere a vita per tutti gli imputati, ma non è arrivata la condanna all’ergastolo per Giorgio Scaramella, che aveva dato inizio alla lite e chiamato i rinforzi, per suo fratello Domenico Scaramella, per Antonio Cirillo (che ha sferrato materialmente la coltellata mortale) e per suo padre Francesco Cirillo, che ha partecipato all’accerchiamento della vittima.

Tutti erano accusati di omicidio volontario aggravato dai futili motivi.

Ma per la seconda sezione della Corte d’Assise di Napoli (presidente Concetta Cristiano) andava esclusa l’aggravante dei futili motivi per i Cirillo e per Domenico Scaramella, riconosciuta invece al solo Giorgio Scaramella al quale è stata applicata una diminuzione di pena poiché riconosciuto il concorso anomalo nella spedizione mortale. Quasi una contraddizione, che sarà spiegata nelle motivazioni che saranno pubblicate tra novanta giorni. «La sentenza emessa dalla Corte di Assise di Napoli, che ha condannato per omicidio volontario tutti e quattro gli imputati dell’omicidio di Maurizio Cerrato, certifica la bontà e la correttezza delle indagini svolte dai carabinieri e dalla Procura della Repubblica di Torre Annunziata – dice il procuratore Fragliasso – in una vicenda tragica dal punto di vista umano e complessa dal punto di vista giudiziario. Ci riserviamo di leggere la motivazione della sentenza per valutare l’opportunità di impugnarla nella parte in cui ha concesso a Giorgio Scaramella l’attenuante del concorso anomalo ed ha escluso per i restanti imputati l’aggravante dei futili motivi».

Ha versato lacrime di rabbia Maria Adriana dopo la lettura della sentenza ed ha lasciato di corsa l’aula 116 del tribunale di Napoli: «Non mi aspettavo una pena così bassa, semplicemente perché quelli che hanno ammazzato mio padre non sono brave persone, hanno precedenti e altri processi in corso. Ma noi non ci fermeremo mai, continueremo a portare avanti il ricordo di mio padre». Alla famiglia Cerrato, costituita parte civile a processo con gli avvocati Giovanni Verdoliva e Antonio Marinaro, è stato riconosciuto il risarcimento dei danni, così come al Comune di Torre Annunziata (avvocato Maria Velardo) e alla Fondazione Polis (avvocato Gianmario Siani).

Video

Maurizio Cerrato intervenne in via IV Novembre, a Torre Annunziata, per aiutare sua figlia Maria Adriana. La ragazza aveva parcheggiato l’auto in strada dopo aver spostato una sedia «segnaposto» proprio sotto casa Scaramella. Al ritorno, aveva trovato una ruota squarciata. Durante il cambio pneumatico, era iniziata la lite: nel parcheggio privato che si trova poco distante dalla loro abitazione erano giunti Giorgio Scaramella e sua sorella Rosa. Tra insulti e aggressioni – è la ricostruzione dei carabinieri della sezione operativa della compagnia di Torre Annunziata – ad avere la peggio era stato proprio Giorgio Scaramella che, per vendicarsi, aveva chiamato i rinforzi, arrivati poco dopo sul posto. Antonio Cirillo ha, poi, confessato di essere arrivato sul posto armato di un coltello – forse lo stesso usato per squarciare la ruota – e di aver sferrato la coltellata mortale, proprio mentre Domenico Scaramella aveva aggredito Cerrato.

Un’azione che era stata raccontata anche dai frame recuperati dai cellulari dei titolari del parcheggio privato in cui avvenne il delitto: il video fu cancellato per timore di ritorsioni da parte degli Scaramella, ma quei fotogrammi sono serviti ad identificare anche Francesco Cirillo, unico non riconosciuto da Maria Adriana. Dopo la chiusura del processo di primo grado, anche l’avvocato Antonio de Martino – difensore di Giorgio Scaramella – rinvia tutto all’appello: «Pur avendo ottenuto il riconoscimento del concorso anomalo, attenderemo di leggere le motivazioni e, per quanto emerso durante il dibattimento, impugneremo la sentenza per chiedere l’esclusione anche dei futili motivi».

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