Vigile senza scorta nel Napoletano, il vescovo in campo: dubbi sulla revoca

Telefonata di don Battaglia a Chiariello, comandante della polizia locale. Interrogazione parlamentare di Costa e Pienza (M5S): si faccia chiarezza

Biagio Chiariello
Biagio Chiariello
di Marco Di Caterino
Domenica 23 Aprile 2023, 09:37 - Ultimo agg. 16:25
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Senza più scorta ma protetto dalla società civile. Non si sono sopite le polemiche e le attestazioni di vicinanza a Biagio Chiariello, il comandante della polizia locale di Arzano, finito nel mirino del clan della «167», ma a cui è stata tolta la scorta dopo le ultime valutazioni dei comitati per la sicurezza. «Tra le tante mail, telefonate e messaggi come quello del direttore Caritas don Carmine Schiavone - dice il comandante Chiariello - mi ha toccato il cuore la telefonata di don Mimmo Battaglia. L'arcivescovo mi ha espresso solidarietà, pur non entrando nel merito di quanto deciso. Mi ha comunicato la perplessità per il provvedimento, lui è stato attento testimone del mio percorso di legalità in un territorio difficile per la presenza della criminalità».

La revoca della scorta è avvenuta con una lettera nella quale si comunicavano «le cessate situazioni di pericolo imminente», finisce anche in Parlamento. Come annunciato sulla sua pagina social, l'onorevole Pasquale Pienza e il suo collega ex ministro Sergio Costa, entrambi esponenti del M5S, hanno preparato un'interrogazione urgente al ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi. Oltre a riportare l'attività di Chiariello che hanno determinato una trentina di arresti, l'implosione del clan 167, gli abbattimenti di abitazioni abusive realizzate da boss negli spazi pubblici del rione 167, i due esponenti Cinque Stelle, chiedono al responsabile del Viminale: «Se si ritiene, a distanza di un solo anno, cessata l'esigenza e lo stato di pericolo nei confronti del comandante Chiariello. Se ritiene sufficiente la semplice vigilanza per garantire l'incolumità, Se non ritiene prudente invece, ripristinare la scorta al comandante o per contro, quali attività ritiene di mettere in atto al fine di garantire maggiori tutele e sicurezza per il comandante Chiarello».

In un'intervista rilasciata ieri al Tgr, il comandante dei caschi bianchi di Arzano ha ribadito che non si può «scherzare in questo modo con la vita di una persona, e per questo ho chiesto l'accesso agli atti», mentre alla domanda se aveva paura, ha risposto con un secco «No!».

Dunque, Chiariello, ribadisce la volontà a continuare la sua attività nel comando di Arzano, nonostante il "contesto". Eppure nel contesto di Arzano sono almeno una ventina gli affiliati alle due "anime" del clan «167», completamente liberi, che potrebbero meditare vendette per le iniziative di Chiariello.

Se tredici mesi fa il clan «167» voleva morto il comandante, tanto da fargli trovare all'ingresso della vecchia sede del comando un manifesto funebre che ne annunciava la morte, ora che siamo alla resa dei conti giudiziari c'è chi ritiene che potrebbero non essere cessati i pericoli.

Nel solo rione «167» ci sono ventotto denunciati per occupazione abusiva degli alloggi, personaggi ai quali è stato revocato il reddito di cittadinanza con l'effetto di far scattare la cancellazione della residenza e quindi del diritto al voto, che non potrà essere più indirizzato dal clan. Per due anni di seguito, dopo un semplice controllo amministrativo del comando di polizia municipale è stata annullata la processione della Madonna dell'Arco, gestita dal clan, impedendo alla cosca l'omaggio ai Monfregolo e ai Cristiano, procurando così al vertice del clan il classico "scuorno" e il mancato incasso delle offerte. Per non parlare delle sei interdittive antimafia scattate dopo i controlli dei vigili ad aziende di pompe funebri gestite dal clan Ferone. E in questo contesto in molti temono che la camorra non dimentichi.

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