Biagio Chiariello senza scorta, l'accusa di don Patriciello: «Lasciato da solo a combattere»

Condanna unanime dopo la decisione della revoca della scorta

Il comandante Biagio Chiariello
Il comandante Biagio Chiariello
di Marco Di Caterino
Venerdì 21 Aprile 2023, 07:03 - Ultimo agg. 22 Aprile, 09:14
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Reazioni veementi, tanti, molti attestati di sincera solidarietà e il denominatore comune racchiuso nel termine «scandalo», dopo la notizia, pubblicata da «Il Mattino», della revoca della scorta a Biagio Chiariello, comandante della polizia locale di Arzano, al quale la camorra e in particolare il clan 167 hanno giurato di fargliela pagare per la sua attività di controllo e repressione.

Commovente la reazione di don Maurizio Patriciello, parroco del Parco Verde, anche lui sotto scorta dopo la bomba fatta esplodere davanti al cancello della sua chiesa. Il sacerdote, raggiunto sul cellulare ieri mattina mentre partecipava a un convegno di medici a Caserta, è rimasto impietrito. Poi ha commentato: «Una notizia che mi schianta il cuore e l'anima. Hanno lasciato da solo il comandante che grazie alla scorta aveva potuto operare al meglio nel contesto criminale di Arzano». Poi don Patriciello, che cammina con il Vangelo e la Costituzione sotto braccio, ha abbandonato il convegno per precipitarsi al comando di polizia municipale e abbracciare Chiariello. Con lui anche Mimmo Rubio, giornalista di Arzano, da due anni protetto dalla scorta. «Questa notizia dice il cronista - mi lascia perplesso, mi preoccupa, anche se non mi ha sorpreso, perché si tratta di un segnale istituzionale a dir poco inquietante.

Arzano aggiunge Rubio - è la succursale criminale di Melito, finita sotto i riflettori della cronaca per l'arresto del sindaco, accusato di essere sceso a patti con la camorra. Ad Arzano nessuno più è al sicuro. A gioire è solo la camorra, insieme all'imprenditoria e alla politica collusa e affarista».

Dura la nota stampa del Comitato di liberazione dalla camorra a Nord di Napoli, promosso da Sandro Ruotolo. «Non vogliamo sostituirci a chi, istituzionalmente, è responsabile della sicurezza ma non possiamo non dire che la revoca della scorta al comandante della polizia municipale Biagio Chiariello, ci preoccupa e ci lascia perplessi. Anche se i vertici del clan della 167 di Arzano sono in carcere, familiari e sodali dei Monfregolo sono liberi. E vivono ancora nelle case occupate abusivamente in quel rione 167, proprio dove il comandante vuole ristabilire il rispetto della legge». Il Comitato chiede al prefetto di Napoli, che presiede il Comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica, «un approfondimento per valutare se revocare la scorta a Biagio Chiariello sia davvero la scelta migliore».

Solidarietà a Biagio Chiariello, anche dai vertici di Libera Campania. «Il comandante è un esempio nella lotta alla criminalità. La revoca della scorta che gli era stata assegnata a seguito di minacce camorristiche ci lascia perplessi. Il territorio sul quale opera Biagio Chiariello non è stato liberato dalla camorra, perché operano familiari e sodali del clan 167». Libera Campania chiede al ministro dell'Interno di valutare «nel brevissimo tempo la riassegnazione della scorta». Vicinanza a Biagio Chiarello la esprime Luigi Maiello, comandante della polizia locale di Pomigliano d'Arco e da ieri con incarico part time a Giugliano. «Alcune persone vivono in un metaverso tutto loro, altri come Biagio Chiariello nella realtà quotidiana. La revoca della scorta a chi ha messo in crisi uno dei più potenti clan della regione facendo semplicemente il suo lavoro di agente di polizia locale è a mio avviso un errore - dice Maiello -. La camorra non dimentica. Aspetta anche anni, per vendicarsi».

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Cercata per tutto il giorno, Cinzia Aruta, sindaco di Arzano, si è scusata per non aver risposto in quanto impegnata a Roma. Nel messaggio inviato ha scritto: «Sono alla direzione nazionale del Pd e non posso parlare. Ho appreso da poche ore la notizia. Non entro nel merito di una decisione operata da chi ne ha la responsabilità e dovere. Domattina chiamerò il comandante per parlarne». 

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