Amalfitana, stop ai bus turistici: le aziende di trasporto contro l'Anas

Amalfitana, stop ai bus turistici: le aziende di trasporto contro l'Anas
di Ciriaco M. Viggiano
Sabato 3 Giugno 2017, 10:18 - Ultimo agg. 11:15
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SORRENTO - Le aziende di trasporto della penisola sorrentina e del resto della provincia di Napoli dichiarano guerra all'Anas. Motivo del contendere è l'ordinanza dell'11 maggio scorso con cui la società che gestisce la rete stradale e autostradale italiana ha vietato il transito degli autobus turistici di lunghezza superiore agli otto metri lungo la statale 163 Amalfitana: un provvedimento destinato a restare in vigore fino al 31 ottobre, oltre che nei giorni festivi e prefestivi dell'anno e in concomitanza con i lunghi ponti del 2 giugno e di Ferragosto.

Secondo le aziende l'ordinanza rischia di mettere in ginocchio il settore del trasporto turistico in tutta la Campania: «Visto che il provvedimento è intervenuto a metà maggio, quindi a stagione inoltrata, non potremo far fronte alle prenotazioni già ricevute», spiegano i titolari delle ditte. Inoltre, lo stop ai pullman lungo la statale 163 potrebbe ridurre sensibilmente il volume di lavoro delle aziende costringendole a licenziare una parte del personale.

Il provvedimento adottato dall'Anas ammette poi la possibilità di un lasciapassare «solo per gli autobus già presenti e in sola uscita dalla costiera amalfitana in direzione Positano/Vietri, in possesso di deroga concessa dal Comune che ha rilasciato la licenza di trasporto se trattasi di bus di proprietà di persone fisiche o giuridiche residenti nei Comuni della Costa d'Amalfi». Una norma che, secondo le aziende di trasporto della penisola sorrentina e del resto della provincia di Napoli, «crea un'insopportabile discriminazione tra imprese in barba alla libertà di circolazione, di stabilimento e di prestazione dei servizi tutelate dall'ordinamento europeo».

Ecco perché 17 aziende di trasporto hanno incaricato gli avvocati Pietro Venanzio, Liberato Orsi e Salvatore Sorrentino di presentare ricorso al Tar. Obiettivo: l'annullamento dell'ordinanza firmata dall'Anas lo scorso 11 maggio. In più, all'orizzonte ci sono proteste, manifestazioni e scioperi nei pressi delle sedi della società. «Vogliamo difendere il nostro diritto e la nostra sopravvivenza - concludono i titolari delle ditte - ma anche indurre l'Anas a instaurare un dialogo costruttivo con tutti gli operatori del settore».
 
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